Il Rosebud
el corso dei primissimi mesi del 1876 fu chiaro
a tutti - ad eccezione degli indiani considerati ostili dal governo
degli stati Uniti - che si stava muovendo la più grande forza
militare contro gli ultimi resistenti delle pianure del nord-ovest.
L'ingiunzione a tutte le bande ancora fuori
dagli stretti ambiti delle riserve a farvi rientro o ad entrarvi
(magari per la prima volta, abbandonando la vita libera) fu la mossa
decisiva. Una mossa che considerava solo le istanze della gente
bianca e del governo americano, ma assai poco rispettosa delle
usanze e delle esigenze delle tribù indiane. L'ordine, infatti, fu
emesso in tempi molto rapidi, prevedendo l'obbedienza degli indiani
in pochissime settimane, cosa impossibile on l'inverno alle porte.
In aperto contrasto con il Trattato di Fort
Laramie, furono mandati i soldati nella Grande Riserva Sioux per
dare la caccia a coloro che "si ostinavano a non ascoltare la voce
della ragione rifiutando 5.000.000 di dollari", in particolare agli
Hunkpapa di Toro Seduto, agli Oglala di Cavallo Pazzo ed alle altre
bande che con questi due grandi guerrieri volevano condividere la
vita libera di sempre.
Cavallo Pazzo unì le sue forze a quelle di Toro
Seduto il quale, senza alcun timore, in seguito ebbe a dire al Governo: "Se
avete un uomo che dice la verità, mandatemelo ed io l’ascolterò."
La risposta dei militari non si fece attendere
a lungo. Secondo il Generale Sherman l’uomo che corrispondeva alla
descrizione fatta dagli indiani era George Crook, il più grande
avversario dei nativi nella storia americana, ma anche l’unico capo
bianco a cui gli indiani credevano. Egli, tuttavia fu mandato non
per trattare la pace, ma per fare la guerra.
Di ritorno da una grande campagna contro gli
Apache, alla domanda se non fosse duro iniziare un’altra campagna
contro gli indiani rispose: "Sì, è duro! Ma la cosa più dura è
andare a combattere coloro che sono nel giusto."
Buona lettura!
[continua]
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