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A cura di Sergio Mura

La battaglia

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in dalle primissime ore del mattino Crook mise in marcia la colonna che era ai suoi ordini. Dalle 3 in poi percorsero alcuni chilometri lungo il Rosebud. Una parte dei soldati attraversò il fiume e si dispose a ridosso di una zona molto accidentata, mentre il resto delle truppe restò dall'altra parte della riva. Era la posizione prescelta dal Generale per dar battaglia, quando era certo che questa stava per scatenarsi.

Quella disposizione - a cose fatte - non mancò di suscitare commenti poco positivi, per via della difficoltà a difendersi, ma in quella zona non c'era effettivamente di meglio e, più indietro c'era anche il gruppo di Cavallo Pazzo che attendeva impaziente.

L'attacco fu comandato da Toro Seduto e Cavallo Pazzo all'alba. I guerrieri aggredirono subito i Crow e gli Shoshoni da nord, coinvolgendo nella battaglia anche parte della fanteria di guardia la campo. Per quasi mezz'ora i guerrieri Sioux e Cheyenne attaccarono senza sosta, costringendo i nemici a rifugiarsi all'interno dell'accampamento, trascinando con difficoltà i molti feriti.

In questo frangente si verificò un episodio che sarebbe stato riportato da tutti i presenti. Nell'attacco dei Sioux venne a trovarsi anche il figlio diciottenne del grande capo Nuvola Rossa. Il suo nome era Nuvola Rossa Jack. Aveva vissuto sempre nella riserva e non aveva partecipato ad azioni guerresche. Perciò, quando si presentò in battaglia con il copricapo di piume del padre - adorno di decine di piume attestanti altrettanti episodi eroici -, si rese ridicolo. Nell'attacco, poi, fu subito disarcionato e costretto ad una fuga precipitosa nel corso della quale gli furono sottratti il copricapo ed il fucile winchester del padre e lui stesso venne frustato da un Crow. Per sua fortuna si accorse del fatto Cavallo Pazzo che accorse in sua difesa con un gruppo di Sioux salvandolo dal peggio.

I guerrieri di Cavallo Pazzo attaccarono con grande veemenza e decisione, senza lasciare respiro agli avversari. Crook fece subito intervenire i soldati della fanteria e parecchi tra i minatori, tutti armati con fucili a lunga gittata. Nascosti ovunque fosse possibile, i soldati presero di mira gli indiani, cercando di sgombrare il campo e liberare dall'attacco gli alleati Crow e Shoshoni. Le pallottole presero a fischiare vicinissime ai Sioux che decisero di non attendere oltre e di lasciare quel primo fronte.

La tattica seguita dagli attaccanti era abbastanza semplice, eppure innovativa per gli indiani delle pianure. Si trattava di attaccare senza sosta, correndo da una parte all'altra, approfittando di ogni momento di sosta tra gli spari per evitare inutili perdite. Gli indiani ricevettero anche la raccomandazione di lasciare perdere la ricerca degli atti di eroismo che nella loro società erano sempre premianti. Dovevano solo combattere decisamente, uccidere gli avversari, spaventarli con urla terribili e con le facce truccate nella semioscurità dell'alba. Ai soldati parve di avere di fronte migliaia di avversari, coraggiosi come mai in passato. Si deve considerare che gli indiani erano abituati a combattere in cerca di gesti eroici o di bottino; non riconoscevano alcun capo ed ognuno era autorizzato a comportarsi come meglio credeva. La svolta decisa da Cavallo Pazzo lasciò il segno nella battaglia, anche se non tutti i guerrieri lo seguirono. Un gruppo preferì tenersi fuori dalla mischia e si accese il fuoco in cima ad un colle per fare colazione in tutta tranquillità e questo fatto fu notato da indiani e soldati.

In seguito vennero aperti numerosi altri fronti di battaglia ed i guerrieri Sioux e Cheyenne sciamarono da tutto intorno al campo, aggredendo i soldati ed i loro alleati fin dentro il loro campo. Crook reagì molto duramente schierando i suoi soldati su più file e comandando alcune cariche di cavalleria che fecero allontanare gli indiani nemici.

La battaglia infiammò tutta la valle in mille rivoli di combattimento. I soldati restarono sotto il fuoco indiano per lunghe ore, mentre questi organizzavano ondate di attacchi che consentivano a tutti di riposare un po'.

Verso le 11 del mattino un famoso capo di guerra Cheyenne, Arriva in Vista, fu sbalzato da cavallo rimanendo esposto all'attacco degli Absaroka. Quando la sua vita era ormai appesa ad un filo sottile, fece il suo ingresso spettacolare sua sorella, Donna della Pista del Bisonte che tra spari e frecce riuscì a portar via il capo Cheyenne, salvandogli la vita, mentre altri indiani ne coprivano la ritirata.

Nel caos della battaglia furono i soldati a farne le spese in modo maggiore. Non erano abituati a combattere in maniera disordinata né gli era mai capitato di scontrarsi con indiani che non si ritiravano di fronte a forze preponderanti dell'esercito. Fu quello il momento dei gesti eroici degli scout indiani amici di Crook e dei gruppi di Absaroka e Shoshoni. Tra gli ultimi si distinsero quelli di capo Washakie. Questi salvarono innumerevoli vite e combatterono eroicamente per la causa dei bianchi.

Agli spari si sostituì talvolta il rumore delle mazze nel corpo a corpo e molti soldati e guerrieri trovarono la morte in quel modo.

La tattica degli attaccanti, però, risultò vincente perché consentiva di avere guerrieri sempre pronti ad approfittare di ogni distrazione o pausa degli avversari. Alcune compagnie di soldati si trovarono isolate in mezzo a nugoli di guerrieri urlanti e rischiarono la decimazione. I morti venivano talvolta scalpati sul posto ed anche qualche ferito rischiò o subì lo stesso trattamento.

Solo verso mezzogiorno si registrò una piccola pausa nei combattimenti, una pausa che consentì allo stato maggiore di Crook di fare il punto della situazione e di concludere che se gli indiani combattevano in modo così diverso dal solito e così accanitamente era certamente perché stavano tentando di difendere il loro accampamento che, evidentemente, era nelle immediate vicinanze. Perciò una pare della cavalleria tentò una rapida sortita lungo il Rosebud, alla ricerca dei campo nemico. La battaglia si riaccese immediatamente su tutti i fronti, con gli indiani "ostili" ben nascosti dietro ogni possibile riparo, ben decisi a sparare su tutti i soldati allo scoperto.

La sparatoria ed il rischio di lasciare la fanteria senza alcuna protezione spinsero Crook a richiamare i soldati che erano usciti dal campo. Quando questi fecero ritorno erano ormai quasi le 13 e gli indiano continuavano ad aggredire i soldati nel loro campo. I cavalieri si trovarono per caso alle spalle dei Sioux che, tra l'altro, erano ormai a corto di munizioni. Ne seguì una carica molto violenta che costrinse i guerrieri di Cavallo Pazzo a cercare riparo e, subito appresso, una via di fuga.

A nulla valse l'inseguimento dei guerrieri che riuscirono a sganciarsi, separandosi in moltissimi piccoli gruppi difficili da scovare e combattere se non a rischio di continue imboscate in quel territorio accidentato.

In questa maniera, alle 14,30 finì la battaglia del Rosebud.

Crook provò a condurre la sua colonna lungo il Rosebud, ma il rifiuto di tutti i suoi alleati lo indusse a desistere ed a fare rientro al campo base, ponendo definitivamente le tende presso il Goose e sospendendo la sua parte della campagna del 1876.

Crook parlò di una grande vittoria dei soldati e degli indiani alleati, lamentando perdite assai ridotte (circa 10 morti e 21 feriti) a fronte di decine di indiani dati per uccisi. Naturalmente si tratta di una fonte di parte che va posta in relazione e confrontata con quanto sostenuto dagli indiani guidati da Cavallo Pazzo e Toro Seduto che ebbero modo di vantare una loro vittoria.

Cifre contrastanti e versioni chiaramente differenti non levano di mezzo un dato di fatto: con la battaglia del Rosebud una punta del tridente di attacco pensato dai grandi capi dell'esercito americano era fuori uso, chiusa in un campo ben lontano dall'azione che ci sarebbe stata di lì a poco nei pressi del Little Bighorn.

A fare la differenza fu Cavallo Pazzo. Il suo fortissimo ascendente e la grande capacità di offrire agli altri il suo personalissimo esempio di disciplina e di valori tipici indiani furono in grado di trasformare un insieme di indiani in una cavalleria leggera in grado di rendere inoffensiva la colonna di Crook. Suo fu il merito di organizzare gli indiani in maniera compatta e sua fu l'idea di condurre l'attacco come fu poi condotto, ad ondate successive e senza esporsi in maniera inutile, disponendo abilmente le proprie forze sul campo.

 

All'attacco. La battaglia infiammò tutta la valle in mille rivoli di combattimento. I soldati restarono sotto il fuoco indiano per lunghe ore, mentre questi organizzavano ondate di attacchi che consentivano a tutti di riposare un po'.

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Ipotetico ritratto di Cavallo Pazzo

Fotografie della zona del Rosebud in cui si svolse la battaglia

 

 

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