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di Cesare Bracchi, storico di Farwest.it

Bear Paw

I

Nasi Forati avevano ormai chiaro in mente che non avrebbero avuto altra via di scampo che la fuga in Canada, dove già gli Hunkpapa di Toro Seduto avevano trovato rifugio dopo lo scioglimento della grande coalizione che aveva vinto a Little Bighorn.

Fiaccati nel fisico e nel morale da mesi di fughe e battaglie giunsero a circa 40 miglia dal confine canadese, nella zona delle Bear Paw Mountains. Sapevano di avere un discreto vantaggio sulle truppe del Gen. Howard; quello che ignoravano era la marcia forzata alla quale  il Col. Miles stava costringendo   le sue truppe, che tra le altre includevano anche alcune compagnie del 7° Cavalleria, partite da Fort Keogh.

In questo scenario, la decisione di Specchio, capo militare dei Nasi Forati, di sostare alle Bear Paw per far riposare uomini e cavalli, non poteva risultare più nefasta.

Il 30 settembre i soldati piombarono sul campo indiano, ma ancora una volta, nonostante il panico che prese donne e bambini, i guerrieri riuscirono a organizzare una difesa straordinariamente efficace. La risposta indiana alla carica delle truppe fu micidiale per precisione. I Nasi Forati, che erano eccellenti tiratori, decimarono gli ufficiali che sapevano riconoscere dai gradi sulle giubbe.

Nel corso della giornata Miles ordinò ripetutamente la carica, supportata da fuoco di artiglieria, con il solo risultato della cattura di alcune centinaia di cavalli, ma al prezzo di decine di morti e feriti.

La situazione degli indiani non era comunque migliore in quanto, oltre alle vittime (molte donne e  bambini), bisognava fare i conti con il terrore e il disagio dei superstiti che si erano dispersi nei molti anfratti e avvallamenti della zona.

Miles decise suo malgrado di rinunciare al suo programma che prevedeva una vittoria lampo prima dell’arrivo del Gen. Howard, ma che vista la situazione, avrebbe significato un’enorme numero di 

Nella notte il tempo si fece più inclemente e prese a nevicare.

Nel tentativo di chiedere aiuto a Toro Seduto, furono inviati di nascosto alcuni messaggeri che, tuttavia, non raggiunsero mai l’obiettivo in quanto furono uccisi da un gruppo di Assiniboine. Toro Seduto venne comunque a sapere della situazione dei Nasi Forati quando però era troppo tardi e la resa ormai avvenuta.

Il 1 ottobre un riluttante Capo Giuseppe accettò di recarsi nel campo di Miles, con una bandiera bianca, per negoziare la resa. Il capo indiano capì subito che Miles non aveva nessuna intezione di trattare e chiedeva una immediata resa senza condizioni. Non solo, fece addirittura arrestare Capo Giuseppe incatenandolo e imprigionandolo nel tentativo di convincere i Nasi Forati ad arrendersi.

Questi ultimi, intuìto l’inganno, ebbero la prontezza di trattenere a loro volta nel campo il Ten. Jerome, che venne però trattato con tutti i riguardi.

Il giorno successivo i prigionieri vennero scambiati e l’assedio proseguì.

Le condizioni degli indiani peggioravano di ora in ora e le truppe del Gen. Howard si erano ormai unite al contingente di Miles, ma Specchio non intendeva arrendersi. Quando però anche quest’ultimo fu colpito a morte (probabilmente da uno scout Cheyenne), Capo Giuseppe decise per la resa, comunicandola a Miles con quel famoso discorso che passò alla storia (il testo del discorso lo si può trovare su questo sito)

Nella notte, approfittando dell’oscurità, circa 230 indiani riuscìrono a scivolare tra le linee nemiche e a fuggire in Canada.

Gli altri 418, in stragrande maggioranza donne e bambini, si arresero all’esercito e furono deportati in Oklahoma. Solo anni più tardi, i pochi superstiti furono definitivamente condotti nelle riserve dell’Idaho.

 

Errori. In questo scenario, la decisione di Specchio, capo militare dei Nasi Forati, di sostare alle Bear Paw per far riposare uomini e cavalli, non poteva risultare più nefasta.

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Sotto: La tomba di Specchio

Sotto: Una vista sul luogo della battaglia

Il Bear Paw Battlefield

 

 

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