Warbonnet Creek
ll’inizio del
luglio 1876, i soldati del 5° Cavalleria del colonnello Wesley
Merritt, stanchi e disperati, maledicevano il caldo, la polvere
e la loro sfortuna. Per un mese avevano camminato attraverso i
deserti del Wyoming e del Nebraska, sopravvivendo con gallette
dure e acqua torbida, alla ricerca continua degli Indiani ostili
che pare fossero confluiti a nord come un’orda assetata di
sangue, desiderosi di unirsi ai Sioux e agli Cheyenne sotto un
grande uomo medicina chiamato Toro Seduto.
Ma il 5° non trovò
Indiani, e certamente nemmeno la gloria, soltanto una successione
senza fine di terrapieni sabbiosi e spinosi arbusti di artemisia.
Per quanto
riguarda i soldati di Merritt, furono mandati a un’altra inutile
ricerca di acqua, inseguendo fantasmi attraverso una distesa
desolata che si estendeva all’infinito.
Il 7 luglio un
corriere con una maglietta rossa arrivò cavalcando a rotta di collo
all’accampamento. Il suo dispaccio conteneva un rapporto
incredibile, notizie che fecero sussultare più di un soldato.
Ambedue i messaggi
e l’uomo che li portava erano destinati ad entrare nella storia
Americana. Il dispaccio parlava del peggiore disastro che la
U.S.Cavalry avesse mai visto; il messaggero era un trentenne William
Frederick Cody, già conosciuto in tutto il continente come “Buffalo
Bill”.
Ed esattamente 10
giorni dopo, quando il 5° Cavalleria finalmente incontrò gli
Indiani, Buffalo Bill Cody avrebbe sigillato la sua fama per molto
tempo su una distesa solitaria, vicino ad un piccolo e lento
torrente nel Nebraska di nord-ovest, conosciuto come Warbonnet Creek.
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