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a cura di Sergio Mura

La battaglia del Washita

A

rrivò infine il tempo in cui i pionieri iniziarono a desiderare le terre dei popoli indiani e le desiderarono talmente che le prime scintille di guerra scatenarono un incendio le cui conseguenze parvero subito incalcolabili.

Fatti e fatterelli si susseguirono accrescendo la diffidenza tra i due popoli, le recriminazioni, le lamentele, al punto che il Governo Americano decise di promuovere una delle tante conferenze di pace che nella zona delle Grandi Pianure si alternavano senza riscuotere grandi consensi, né grandi risultati.

Tra ottobre del 1867 e quasi 5000 indiani si incontrarono con i commissari governativi, prima a Fort Laramie e poi a Medicine Lodge Creek, per discutere dell'assetto da dare alle terre reclamate a gran voce dai bianchi ma rivendicate con archi e frecce dagli indiani.

Tutto procedeva bene con le parate dei soldati e le giostre equestri dei guerrieri, i discorsi dei commissari e quelli dei capi. Solo i Comanche di Quanah, grandi razziatori e guerrieri temibilissimi, se ne stavano in disparte, indecisi sul da farsi.

In verità, tra traduzioni discutibili e approssimative, incapacità a comprendere le diverse esigenze e la stessa diversità di approccio al problema, la conferenza di pace procedeva, sì, ma senza creare reali presupposti di pace.

I bianchi, bontà loro, proposero persino di costruire delle case di legno per garantire il miglior comfort agli indiani durante l'inverno. Solo che quelli, nomadi irrudicibili, sempre al seguito delle mandrie di bisonti, tutto potevano gradire fuorché case di legno, per giunta così spigolose, così contro natura e difficili da trasportare.
Alla fine le promesse - che nessuno avrebbe mai mantenuto - e la volontà di preservare la propria gente dalle guerre che certo ci sarebbero state, spinsero alcuni capi a firmare "la pace", pasticciando un segno su un foglio di carta fitto fitto di parole e formule incomprensibili.

Firmarono il Cheyenne Pentola Nera, evidentemente ancora non scottato dai fatti di Sand Creek, Uccello Saltante per il popolo Kiowa, Dieci Orsi dei Comanche. I loro popoli gli avevano permesso di parlare anche per loro, per quella circostanza, e di loro si fidavano.

Ai commissari governativi bastavano quei nomi per essere autorizzati a dire che nel west, finalmente, ci sarebbe stata la pace. Si trattava di affermazioni che non tenevano conto della particolare struttura sociale degli indiani tra i quali non esistevano capi in grado di parlare realmente per tutto un popolo: ogni leader rappresentava appena se stesso e quelli che lo seguivano in quel momento.

Niente più!

Quindi, anche un patto siglato da dieci persone non poteva rappresentare il variegato mondo delle nazioni indiane che si affacciavano alla frontiera. Dieci firme rappresentavano dieci persone e chi gli dava fiducia, fino a prova contraria.

E infatti la frontiera grondava di sangue, soprattutto bianco. Tutte le promesse di pace, di stare lontani dalle piste frequentate dai pionieri, di lasciare in pace i coloni, di non fare la guerra tra tribù... Il patto non funzionava.

Kansas, Colorado e Texas proseguirono la triste conta dei loro morti. Gli indiani incolpavano gli agricoltori di voler trasformare in terreno agricolo le pianure; accusavano la ferrovia di fare scappare via i bisonti, per sempre.

Sostenevano la pericolosità di quel torpedone infinito di carri che attraversavano la loro terra disseminando sporcizia, tagliando gli alberi, portando terribili e sconosciute malattie e distribuendo l'alcool.

I bianchi, a ondate successive, occupavano la terra e la presidiavano con l'uso delle armi e si spingevano sempre più avanti.
In questo contesto sembrò normale che Sheridan, il Generale a capo dell'esercito americano nelle pianure occidentali, desse l'incarico di punire severamente gli indiani, quali che fossero, a George Armstrong Custer, un autentico professionista della guerra, coraggioso e azzardato quanto basta, sempre in cerca di occasioni di gloria.

Custer prese l'incarico con la massima serietà. Addestrò il VII Cavalleria come mai nessuno aveva fatto fino ad allora. Arruolò numerose guide della nazione Osage per sfruttarne le innate capacità di perlustrazione e di ricerca del nemico.

Alla fine partì in cerca degli indiani.

 

Moltitudine. Era ottobre del 1867 e quasi 5000 indiani si incontrarono con i commissari governativi, prima a Fort Laramie e poi a Medicine Lodge Creek...

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Sotto: un ritratto di Custer ai tempi del washita

Il capo Cheyenne Pentola Nera

 

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