La guerra di Tule River
li anni '50 del
1800 furono un periodo devastante per gli Indiani della California,
poiché sciami di minatori duri e attaccabrighe penetrarono nelle
loro terre natali. Gli Indiani venivano spesso massacrati
spietatamente o resi schiavi, ed il Governo Federale, che aveva
acquisito la California nella Guerra contro il Messico, non riusciva
a dar loro alcuna protezione. Nel 1851, il Governatore Peter Burnett
disse che a meno che gli Indiani non venissero mandati ad est delle
Sierras (1), “sarebbe continuata una guerra di sterminio finché la
razza Indiana non fosse estinta”.
Durante i tumultuosi anni '50, gli
Yokuts della California centrale tentarono coraggiosamente di
difendersi dall'invasione delle loro terre – e, per qualche tempo,
ci riuscirono. Sulla cima di una collina situata proprio ad est
della odierna Porterville, in California, si tenne un assedio nel
1856 – nel luogo oggi conosciuto come Montagna della Battaglia –
durante uno scontro che i giornali dell'epoca chiamarono la Guerra
del Tule River.
Gli Yokuts – cioè il popolo
genericamente raggruppato come di lingua Yokut – vivevano in piccoli
gruppi tra i pendii costellati di querce nella Valle di San Joaquín
orientale. Molti dei loro villaggi si trovavano vicino alla costa
del Lago Tulare (a volte chiamato Lago Tule), un corpo d'acqua largo
60 miglia. Oggi, i progetti di deviazione delle acque non hanno
lasciato traccia del passato idrico della California centrale, ma
negli anni '50 del 1800 il Lago Tulare era la massa d'acqua fresca
più vasta ad ovest dei Grandi Laghi.
Quando gli Spagnoli si stabilirono
per la prima volta in California (2), vi erano più di 20.000 Indiani
che vivevano all'interno e nei dintorni della Valle del Tulare.
Insieme agli Yokuts erano presenti numerosi Indiani della costa che
erano fuggiti dalle missioni (3) fin dentro la valle interna.
Facendo buon uso di cavalli rubati, gli Yokuts erano diventati abili
razziatori di bestiame dalle missioni e dai sempre più numerosi
allevatori vicino a Los Angeles, Santa Barbara, San José, San
Fernando e San Luis Obispo. Essi vedevano i nuovi venuti che erano
arrivati durante la Corsa all'Oro in California come una minaccia.
Un minatore scrisse una lettera al Cleveland Plain Dealer
nell'agosto del 1849, informando che vi era abbondanza d'oro sul
fiume Kings ma che gli Indiani erano “talmente ostili, che quei
[cercatori] che tentavano di lavorare lì venivano scacciati”.
John Wood ed alcuni minatori si
erano stabiliti sulla sponda sud del fiume Kaweah. Nel dicembre del
1850 alcuni membri delle tribù della zona dissero a Wood e compagnia
di andarsene. Dato che la compagnia mineraria era lenta a muoversi,
gli Yokuts attaccarono, uccidendo tutti i minatori tranne due. Wood
venne scuoiato vivo.
Pochi giorni più tardi, Pedro López,
conducendo un migliaio di capi di bestiame da Los Angeles ai campi
auriferi, arrivò a Four Creeks. Decise di riposare i suoi stanchi
vaqueros (4) sotto un pergolato di querce. Nelle vicinanze si
trovava del bestiame appartenente ad un certo Capitano Dorsey.
Mentre le due mandrie pascolavano nello spazio aperto, circa 300
Indiani emersero dai boschetti di querce, uccidendo López, Dorsey e
diversi vaqueros.
Sotto pressione per trovare il modo
di fermare la violenza, i Commissari federali per i trattati si
incontrarono con le bande di Yokuts di Gawia e Nutunutu. Gli Indiani
accettarono di abbandonare ogni rivendicazione sull'area intorno a
Four Creeks e di vivere in pace. In cambio, il Governo accettò di
dar loro una riserva, oltre a protezione, bestiame e vestiario. Il
12 maggo 1851 venne firmato un trattato sul luogo della sepoltura di
John Wood – un'ironia non sfuggita ad almeno un giornalista: “Qui
sulla tomba dei nostri compagni assassinati le molli mani dei
Commissari hanno stretto in amicizia quelle degli incendiari ed
assassini della nostra gente”. In tutto vennero negoziati 18
trattati con “le tribù” della California in appena 16 mesi.
Sebbene gli Yokuts avessero perso
gran parte delle loro terre con i trattati, l'editore del Los
Angeles Star reagì contrariato. “Mettere sul nostro suolo più
fertile la razza più degradata di aborigeni di tutto il continente
Nord Americano, investirli di diritti di sovranità, ed insegnare
loro che devono essere trattati come nazioni potenti ed
indipendenti, significa piantare i semi di futuri disastri e
rovina”.
La Legislatura dello Stato richiese
l'annullamento di questi trattati, e l'8 luglio 1852 il Senato degli
Stati Uniti li abolì all'unanimità. Ciò che avrebbero dovuto essere
terreni della riserva ora ritornavano disponibili per i coloni.
Nessuno si preoccupò di informare gli Yokuts.
All'inizio di quella estate, William
Campbell, John Poole ed E. F. Edmunds avevano aperto un posto di
scambio e traghetto su terra promessa agli Yokuts. Un gruppo di
Indiani Choinimni (a volte detti Chocumme) chiesero ai commercianti
di andarsene. Per mostrare che facevano sul serio, il Capo Wa-ta-ka
tagliò la corda che ancorava il traghetto alla riva. Campbell andò
al galoppo a Fort Miller, solo per scoprire che la maggior parte
delle truppe era nelle alte Sierras a dar la caccia ad un'altra
banda. Non scoraggiato, ottenne l'assistenza di 24 cercatori rudi e
pronti a tutto dalle vicine città di Fine Gold Gulch e Millerton.
Guidati da Walter Harvey, un
Georgiano che era stato cacciato da West Point con demerito, le due
dozzine di minatori cavalcarono velocemente fino al villaggio
Choinimni sul fiume Kings agli inizi di luglio. Molti degli uomini
più giovani del villaggio erano via a lavorare nei campi, ma i
minatori domandarono l'arresto di tre Yokuts che si trovavano lì.
Quando gli Indiani accusati cercarono di scappare, Campbell esplose
il primo colpo. Gli altri lo imitarono. La violenza lasciò 11 Yokuts
morti ed un minatore ferito. Due settimane più tardi Harvey – ora
famoso in tutta la valle come cacciatore di Indiani – venne eletto
giudice della contea.
Le notizie del massacro si diffusero
velocemente, e la maggior parte degli Yokuts temette che i bianchi
fossero intenzionati ad ucciderli tutti. Il comandante di Fort
Miller, il Maggiore Onorario George W. Patten, paventando lo scoppio
di una guerra, chiese a James Savage, un subagente Indiano, di fare
tutto ciò che potesse per far diminuire la tensione. Un imprenditore
che si era fatto da sé conosciuto come “il Re Bianco degli Yokuts”,
Savage visitò più di una dozzina di tribù e le esortò a rimanere in
pace finché avessero la possibilità di incontrarsi con il Maggiore
Patten il 15 agosto.
Sulla strada di quell'incontro,
Savage si fermò al posto di scambio di Campbell ed incontrò il
Giudice Harvey. Accusò Harvey di aver assassinato gli Yokuts, al che
seguì una accesa zuffa. Mentre i presenti cercavano di interrompere
la rissa, Harvey estrasse freddamente la sua pistola dalla cintura
ed uccise Savage.
Con l'unico uomo bianco che avrebbe
potuto portare la pace nella regione morto, Patten fu lasciato a sé
stesso per rispondere alle esigenze dei capi Yokut. “Che cosa dovrò
fare?” volle sapere il Capo Pasqual. “Da chi dovrò andare, quando
nelle montagne siamo cacciati come bestie selvagge; e qui siamo
ammazzati come bestiame?” Patten, inconsapevole del fatto che il
Senato aveva annullato i trattati, assicurò Pasqual e gli altri capi
che i loro diritti sarebbero stati protetti come da trattato e che
egli avrebbe investigato sull'attacco alla banda di Wa-ta-ka. In
cambio, gli Yokuts accettarono di non compiere alcuna azione di
rappresaglia, di smettere di rubare bestiame, e di ritornare ai loro
villaggi.
Patten prontamente arrestò Harvey,
ma il giudice aveva amici in alto. Il Governatore John Bigler
scrisse al Maggiore, dicendogli che l'Esercito non aveva
giurisdizione per arrestare i civili. Quando il Procuratore degli
Stati Uniti di San Francisco rifiutò di iniziare un procedimento per
crimini federali, a Patten non rimase altra scelta che rilasciare
Harvey. Più tardi, le autorità statali accusarono Harvey
dell'omicidio di Savage, ma il celebrato cacciatore di Indiani venne
prosciolto. Patten scrisse al Quartier Generale dell'Esercito il 26
agosto, avvisando che se il trattato del 12 maggio non fosse stato
ratificato, ciò sarebbe risultato in una “semplice farsa, che
richiederebbe solo il sollevamento del sipario per diventare una
grande tragedia”. Nel frattempo, i cittadini della zona di Four
Creeks inviarono una petizione al Generale Ethan Allen Hitchcok
della Divisione dell'Armata del Pacifico per stabilire un forte più
vicino a loro.
Frustrato dal fallimento del
Congresso per ratificare i trattati, l'Ufficio Indiano decise di
trasferire alcuni Yokuts ed altri Indiani della valle in una
riserva. Edward F. (“Ned”) Beale, un eroe della guerra contro il
Messico, venne nominato Agente Indiano per la California. Egli capì
rapidamente la condizione degli Indiani della California: “Scacciati
dai loro territori di pesca e caccia, cacciati essi stessi come
bestie selvagge, presi al lazo, e stappati alle case rese miserabili
dal bisogno, e ridotti in schiavitù, i miseri sopravvissuti che
sfuggono alla fame da una parte, ed agli implacabili bianchi
dall'altra, sono destinati solo a marcire e morire di una schifosa
malattia, la punizione della vicinanza per gli Indiani con la
civiltà della frontiera”. Entro l'autunno del 1852, Beale aveva
scelto un appezzamento di terreno semi-arido alla base del Passo
Tejon come luogo della riserva, che presto sarebbe stata conosciuta
come Riserva Sebastian. Per i primi anni, lì si coltivò cibo più che
a sufficienza per sfamare gli indiani.
Per assicurare ulteriormente la
calma, l'Esercito piazzò dei distaccamenti di soldati alla riserva
e a Camp Wessells, che venne istituito vicino alla vecchia capanna
di John Wood a Four Creeks. La notte del nuovo anno del 1853, il
comandante della compagnia, il Tenente John Nugen, informò che gli
Yokuts avevano mantenuto la loro parte del patto ed erano in pace.
Nugen annotò, tuttavia, che un gran numero di questa gente stava
morendo a causa di febbri e malaria. Nell'agosto del 1854,
l'Esercito costruì Fort Tejon, una postazione permanente nel vicino
Passo Grapevine, e lo guarnì con una compagnia del 1° Dragoni.
Nel 1855, il Capitano E. D. Townsend
passò per Four Creeks durante un giro di ispezione dei Forti Tejon e
Miller. Annotò nel suo diario: “I boschi sono pieni di Indiani che
vivono della ghianda che è qui abbondante, e del pesce che prendono
dal fiume con delle picche. Sono pacifici e raramente danno problemi
ai coloni”. Townsend scrisse inoltre che gli Indiani erano
regolarmente impiegati dai coloni, e, per quanto potesse vedere,
“sembra non esserci alcun segno di animosità tra le due razze”.
Questa bonaccia nella violenza era
solo una pace superficiale. Nel 1855 venne trovato un po' d'oro
lungo le sponde del fiume Kern, e i minatori arrivarono in massa in
quell'area. Grandi mandrie di bestiame e porci ora si nutrivano dei
tradizionali mezzi di sussistenza degli Yokuts – radici e ghiande.
Man mano che queste fonti di cibo si esaurivano, gli Yokuts, molti
ora vicino alla morte per fame, iniziarono a rubacchiare bestiame.
Nel 1856, un misterioso incendio
distrusse la segheria di Orson Smith, ed una grande mandria di
bestiame venne razziata – mettendo in movimento la “grande tragedia”
che il Maggiore Patten aveva predetto. Senza investigare sugli
incidenti, diverse dozzine di coloni, chiamandosi i Volontari a
Cavallo del Tulare, iniziarono a compiere scorrerie. Un gruppo in
avanscoperta, sotto il comando di John W. Williams, tese
un'imboscata ad un villaggio di Indiani Tejon mentre dormivano,
uccidendone cinque. Un altro gruppo esplose dei colpi verso un
accampamento disarmato di Yokuts sul fiume Kaweah, i cui abitanti si
sparpagliarono nella notte.
J. Ross Browne, un agente speciale
del Dipartimento del Tesoro che stava viaggiando attraverso Visalia
al tempo, scrisse della escalation degli eventi: “Quindici
Indiani della valle sono stati uccisi a poche miglia dal nostro
accampamento e le famiglie bianche hanno cercato rifugio in un
mulino a Visalia mentre gli uomini si stanno preparando per una
vigorosa difesa. È impossibile predire quale sarà il risultato, ma
temo dal carattere senza legge dei coloni bianchi e dalla loro
determinazione di avere una guerra e sterminare gli Indiani che ci
saranno molti problemi e che la prosperità delle riserve Indiane
sarà gravemente compromessa”.
Temendo gli attacchi vendicativi da
parte dei coloni, la maggior parte degli Yokuts si nascose – alcuni
si celarono nelle dense paludi del Tule, ad alcuni venne dato
rifugio da coloni amichevoli a Visalia, mentre altri si diressero
nelle Sierras. Circa 400 Yokuts non vollero muoversi. Stabilirono il
loro villaggio dietro un bastione naturale di roccia e legname alla
base di una piccola montagna nella Diramazione Nord del fiume Tule
ed attesero di difendersi con archi e frecce ed alcune pistole a
pietra focaia.
Il 28 aprile, 1856, la banda di
Foster DeMaster di più di 100 aspiranti cacciatori di Indiani capitò
sull'accampamento di montagna. Quando i volontari emersero dalla
boscaglia sul prato aperto, vennero accolti da un nugolo di frecce
che li costrinse a ritirarsi fra i cespugli. Gli Yokuts caricarono
da dietro la loro fortificazione. Se avessero posseduto armi
migliori, sicuramente avrebbero spazzato via i miliziani dal campo
di battaglia; con ciò che avevano, gli Yokuts inflissero serie
ferite a due degli uomini di DeMaster. I volontari decisero di
aspettare il gruppo dello Sceriffo W. G. Poindexter, che era in
marcia da Keyesville.
Gli uomini di Poindexter arrivarono
il 29. Alcuni di loro avevano ideato una protezione al corpo,
consistente in una imbottitura di cotone e tarps di canapa
(5), che pensavano fosse impenetrabile dalle frecce. Così protetti,
caricarono spavaldamente la fortificazione degli Indiani.
L'armatura, tuttavia, non fornì alcuna protezione, ed una massa di
frecce respinse l'attacco. Un giornale di Stockton motteggiò: “I 'Petticoat
Rangers' – gli scorridori in sottana (N.d.T.) – erano sul campo, ma
non riuscirono in nulla, mentre i loro vestiti imbottiti servivano
solo come comodi giacigli”. Con le munizioni in esaurimento e il
loro gusto per la guerra e la gloria ora reso amaro, gli avviliti
volontari lasciarono il campo e ritornarono a Visalia.
Nel frattempo, voci di una
sollevazione unitaria di tutti i nativi Californiani, e di orribili
atrocità Indiane, si diffusero per tutto lo Stato. Tutte le
operazioni minerarie e di allevamento nelle pendici montane
meridionali si interruppero mentre i coloni scappavano verso la
sicurezza delle città. I minatori di Keyesville avevano sentito che
centinaia di guerrieri avevano lasciato la Riserva Sebastian e
stavano per attaccarli. Con picconi e pale, costruirono delle
trincee intorno alla città. Altri minatori cavalcarono a Fort Tejon
e Los Angeles per cercare rinforzi.
Il Los Angeles Star riportò che 10
minatori erano stati uccisi sul fiume Kern e 400 capi di bestiame
erano stati razziati dai guerrieri. Stampò anche il messaggio
portato dal corriere a cavallo: “I tempi qui sono burrascosi – gli
Indiani hanno sfondato da Four Creeks, ed hanno razziato un grande
ammontare di bestiame. I minatori sul fiume Kern hanno lasciato il
lavoro e si sono fortificati... Ci difenderemo se si faranno
vedere”. Gli abitanti di Los Angeles decisero ad una riunione
cittadina che i minatori di Keyesville erano perfettamente in grado
di difendersi.
A Fort Tejon, il 6 maggio 1856, il
Tenente Colonnello Benjamin Beall, un veterano che si era distinto
sia nella guerra Messicana sia in quella contro i Seminole, ordinò
al Tenente Benjamin Allston, classe West Point 1853, e a 37
cavalieri della Compagnia A, 1° Dragoni, di andare al salvataggio
dei minatori assediati a Keyesville. Nel frattempo, 25 fanti
gambe-rosse (artiglieri addestrati a combattere come fanteria) della
Compagnia K del 3° Artiglieria di Fort Miller, sotto il comando del
2° Tenente LaRhett Livingston, e 30 membri della Milizia di
Millerton furono inviati dal Quartier Generale del Dipartimento a
marciare sull'accampamento Indiano vicino al fiume Tule.
Allston credeva nelle voci che orde
di minacciosi Indiani stavano aspettando nella Valle Tulare per
sopraffare la Compagnia A. Per diverse notti, il giovane Tenente
ordinò alle sue truppe di stare con le armi pronte per paura che
fossero tutti assassinati nel sonno. I portaordini vennero mandati a
Fort Tejon per richiedere rinforzi ed un howitzer da montagna (6),
ma Beall mise da parte questi esagitati dispacci. Dopo aver
esplorato la zona montagnosa lungo il fiume Kern, Allston si rese
conto che non vi erano Indiani ostili nell'area. Inviò il Sergente
Louis Walton a Keyesville ad informare i minatori che era sicuro per
loro uscire dalle fortificazioni.
|