Spiritualità profonda
l
capo religioso era un uomo estremamente importante. Venne chiamato
dagli europei sciamano, nome di origine siberiana che significa «colui
che è sconvolto». Gli erano stati dati particolari poteri dal
Grande Spirito, o Grande Mistero (così i missionari chiamarono «Wakan
Tanka», il creatore del mondo presso gli Indiani delle pianure), e
da questi gli erano stati insegnati determinati riti nonché i
metodi per curare malattie e ferite.
Ogni
tribù possedeva la Sacra Pipa, rappresentazione del mondo e
dell'unione dell'uomo con il mondo stesso. Ai Sioux era stata donata
alle origini: il fornello rappresentava la terra, e con essa era
fatto, la cannuccia di legno raffigurava tutte le cose che crescono.
Le dodici penne d'aquila erano la rappresentazione di tutti gli
uccelli del ciclo. La pipa veniva tramandata da una generazione
all'altra ed era ritenuta un oggetto tra i più sacri. Era usata
solo in occasioni estremamente particolari. Si fumava quando si
dovevano prendere decisioni importanti, prima di un consiglio
tribale e di una cerimonia. Fumare la Pipa Sacra significava pace e
comunione con il cosmo e le altre nazioni.
Non essendoci tradizione
scritta, tutte le pratiche religiose erano tramandate oralmente ed
erano dominio di pochi.
Lo sciamano era uno di questi.
Egli aveva,
inoltre, doti divinatorie e il potere di decifrare i segni degli
spiriti. Aveva appreso i poteri medicamentosi delle piante, delle
erbe e degli animali anche se spesso le sue cure agivano più a
livello psicologico che medico. Con riti particolari egli convinceva
il malato che gli spiriti maligni, causa dei suoi malanni, avevano
abbandonato il suo corpo.
In genere ogni singola tribù credeva che
alcuni luoghi fossero sacri perché abitati dagli spiriti. In realtà
qualsiasi cosa, secondo le convinzioni dei Nativi, era animata da un
essere sovrannaturale.
Si spiega così l'estremo rispetto che gli
Indiani rivolgevano alla Natura. Essa era parte di loro così come
loro ne erano parte integrante: l'Indiano era uomo, pianta e
animale, ciclo e terra, vento e acqua. Non avrebbe mai violato la
Natura perché avrebbe violato se stesso. Per questo motivo tra le
popolazioni indiane non esisteva il concetto dell'accumulo, ne
quello (della proprietà privata, concetti che avrebbero violato
l'ambiente in cui vivevano e la natura stessa: i beni raccolti erano
necessari per soddisfare i bisogni primari, non per costituire
scorte che avrebbero impoverito rapidamente le risorse
dell'ambiente.
La sede degli spiriti erano, per i Sioux, le Colline
Nere, e là si recavano per compiere il rito della «Danza del Sole».
Questa era praticata da molte nazioni indiane e prevedeva l'auto-tortura
per dimostrare il proprio coraggio. Era in realtà un rito molto
complicato e cruento, sia di iniziazione che propiziatorio,
praticato nei mesi estivi, soprattutto a giugno e luglio. Presso i
Sioux e gli Cheyenne, il rito della Danza del Sole consisteva
nell'attaccarsi dei grossi pesi al corpo, spesso ossa e teschi di
bisonte, per mezzo di uncini che foravano i muscoli dell'inizialo e
che venivano applicati dallo sciamano. Quindi bisognava camminare
trascinandosi dietro queste zavorre e resistere fino alla
lacerazione dei muscoli. Si poteva accedere alla Danza del Sole dopo
essersi purificati, aver eseguito riti particolari e aver digiunato
svariati giorni, cosa che aiutava il futuro guerriero a entrare in
uno stato di trance. Anche altre tribù praticavano la Danza del
Sole, sebbene con alcune varianti: ad esempio, si appendeva l'uomo
all'interno della tenda sacra, in modo che rimanesse sollevato da
terra, con dei pesi attaccati al corpo.
La Danza del Sole era uno
dei tanti rituali delle nazioni indiane.
Nel loro misticismo, una
parte importante era affidata ai sogni e alle visioni.
Passata la prima infanzia, un bambino
doveva assumere il proprio posto nella società tribale. Durante i
primi anni della sua esistenza aveva appreso, spesso tramite il
gioco, i precetti principali della vita nelle pianure. Sapeva tirare
con l'arco e aveva imparato a cacciare piccola selvaggina.
Verso gli
otto o nove anni giungeva il momento di procurarsi una visione. Dopo
i riti di purificazione, che consistevano nel digiunare e sostare
nella capanna sudatoria (una specie di sauna), il ragazzo doveva
vagare da solo fino a che gli esseri sovrannaturali non lo avessero
visitato, il che avveniva durante un sognò o una visione. Quindi
tornava al villaggio e raccontava ciò che gli era stato detto dagli
spiriti ai saggi della tribù, che interpretavano le sue parole.
Ciò
che la visone diceva era considerato sacro e inviolabile perché
proveniva direttamente dagli spiriti: essa rivelava il futuro di
ogni uomo e qualsiasi fosse il ruolo che gli esseri superiori
assegnavano al componente di un gruppo era rispettato e ritenuto
inviolabile e insindacabile. La visione poteva predire un futuro da
guerriero, ma anche da «diverso», da capo o da uomo di religione.
Presso alcune tribù, specie quelle del Sud degli Stati Uniti, per
provocare le visioni si ricorreva all'uso di piante allucinogene,
quali il peyote e il moscai.
Dopo l'arrivo dei bianchi fu usato
sempre più spesso, per questo scopo, l'alcool.
Le visioni e i sogni
erano decifrati dai saggi del villaggio, cioè le persone più
anziane considerate depositario delle conoscenze e delle tradizioni
della tribù. Per questo motivo erano tenute in grande
considerazione da qualsiasi membro della comunità e la loro parola
era indiscutibile.
Anche le donne, entrate nel periodo della
menopausa, godevano di pari stima.
Prima di tale periodo la donna
era ugualmente rispettata, purché assolvesse ai suoi compiti
principali. Tra questi vi erano la concia delle pelli, la
preparazione della carne, la pulizia della tenda e l'approntamento
delle cose quando fosse giunto il momento di spostarsi, la raccolta
dei frutti selvatici; all'uomo competevano la caccia e la
preparazione delle armi.
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