I saloon
on è davvero
possibile parlare di Far West senza menzionare le migliaia di saloon
che ne hanno punteggiato la storia e lo sviluppo. Lo stesso termine "saloon" è un'icona del west, almeno nella nostra mente. Lo immaginiamo con la facciata di legno e l'insegna
che invita ad entrare ed i classici vicoletti scuri ai lati della
costruzione. Immaginiamo anche le classiche porte cigolanti che si
aprono e chiudono al passaggio dei cow-boys che cercano un sollievo
nel whisky per le loro gole riarse dal sole e dalla polvere.
Quando l'America decise di diventare una grande nazione e di conquistare ogni spazio del suo territorio a ovest, ebbene i saloon
si misero subito al seguito della gente che si spostava. Erano onnipresenti.
Sebbene posti come Taos e santa Fe, nel New Mexico, ospitassero alcune "cantinas" messicane, questo era nulla rispetto al pullulare di saloon veri e propri che spuntarono ovunque
qualche gruppo di pionieri si stabiliva o dove le piste si incrociavano.
Il primo locale a fregiarsi del nome
"Saloon" fu a Brown's Hole, nei pressi del confine tra Wyoming, Colorado e Utah. Era il 1822 e il Brown's Saloon fu una manna dal cielo per i trappers che vi si
recavano per alleggerire le durissime giornata di caccia.
I saloon erano
anche ben noti in posti occupati dai soldati. A Bent's Fort
(Colorado) venne aperto uno dei primi saloon del west sul finire degli anni '20, e lo erano anche tra i cow-boys, come a Dodge City (Kansas). C'erano saloon anche nei luoghi in cui i minatori e
cercatori d'oro scavavano le montagne o i canyon in cerca di fortuna. Quando l'oro fu scoperto in California, nei pressi di Santa Barbara, nel 1848, anche lì vi era almeno un saloon! Bastarono pochi anni, però, perché se ne contassero circa 30. Nel 1883, Livingston (Montana), sebbene fosse appena un paesello che ospitava 3.000 anime, pullulava di saloon. Ce n'erano ben 33!
I primissimi saloon ad apparire nel west non avevano certamente l'aspetto che siamo abituati ad immaginare. Erano perlopiù tende montate in fretta e in furia per ospitare gli uomini che volevano
bere ed attaccare bottone con qualcuno. I soldati vi trascorrevano
le loro ore libere, i cow-boy cercavano un ingaggio ed i minatori
favoleggiavano di tesori nascosti.
Bastò poco, però, affinché i saloon conquistassero chiara e sicura
fama tra gli uomini del tempo e questo li fece prosperare quanto bastava per darsi un aspetto più ordinato e stabile, più simile alla
classica iconografia del west. In quei tempi duri nei saloon si serviva prevalentemente un whisky
grezzo i cui ingredienti erano l'alcool puro, il tabacco da
masticare e lo zucchero. I nomi che gli venivano affibbiati erano assai "centrati": succo di tarantola, occhio rosso, vernice per bare. Il termine più popolare per definire il whisky di frontiera era
"acqua di fuoco" la cui origine si trova nei primi scambi tra mercanti ed
indiani, allorquando i primi convincevano i secondi della bontà del
prodotto decantandone l'alto contenuto alcolico. Per ottenere il convincimento degli indiani bastava gettare qualche goccia di whisky nel fuoco per vedere che questo si attizzava di colpo.
Nei saloon il liquore non era sempre di elevata qualità, ma nessuno osava fiatare, né ordinare altro perché un vero uomo
doveva essere capace di bere di tutto! Anche la birra veniva servita, ma la temperatura era sempre tale da renderla poco gustosa, almeno rispetto ai canoni attuali. I padroni tenevano la birra nel retro dei saloon, nella speranza di
mantenerla un po' fresca, ma fu solo dopo gli anni '80 - con l'invenzione della refrigerazione artificiale - che un certo Adolphus Busch riuscì a mantenere la birra fresca. Lo stesso Adolphus Busch lanciò sul mercato la Budweiser che non tardò ad affermarsi tra la gente.
Nei saloon non tardò ad affermarsi la presenza dei tavoli da poker
attorno ai quali tutti, cow-boys, soldati, minatori, impiegati, boscaioli, sceriffi, banditi e lavoratori dlla ferrovia, tentavano
la fortuna nella speranza d cambiare vita. Al tavolo da gioco era molto praticato "Faro", un gioco d'azzardo
che affascinava tutti, ma il "Poker" spadroneggiava, creando una folta genia di praticanti, più o meno esperti. In tal senso come non
ricordare con simpatia i "gamblers", ossia i "praticoni" più o meno
disonesti del tavolo da gioco? Passavano le loro giornate seduti al tavolo da gioco in attesa del pollo da spennare. Alcuni tra
questi gamblers impararono ad usare la pistola tanto quanto usavano le carte e la sei-colpi teneva loro compagnia sul tavolo da gioco, incutendo anche la giusta dose di paura negli altri giocatori che
raramente osavano protestare se erano vittime di imbrogli. Molti pistoleri del tempo crebbero in fama proprio attorno ai tavoli
da gioco. Tra questi si distinsero Doc Holliday e Wild Bill Hickok. Esistevano vari tipi di saloon. Vi erano saloon dedicati al ballo,
altri dedicati al gioco delle carte, altri ancora al bowling! Onnipresente era il saloon "just drinking", cioé dedicato al solo
bere. I saloon prendevano nomi bizzarri come il "First chance saloon" di Miles City, Montana, il "Bull’s Head" di Abilene, Kansas
e il "Holy Moses" a Creede, Colorado. Non era raro trovare saloon che restavano aperti tutto il giorno,
tutti i giorni dell'anno ed alcuni mancavano anche di una porta d'ingresso! Quasi tutti i saloon stabili (non nelle tende-saloon della frontiera
più avanzata) erano dotati di un lungo ed ampio bancone di quercia o mogano, lavato e lucidato a specchio, lungo il quale si
disponevano gli avventori per bere in compagnia. Il padrone lasciava anche a disposizione un certo numero di teli per
consentire l'asciugatura dei baffi. Le decorazioni che arricchivano i saloon erano assai varie e riflettevano generalmente la tipologia degli avventori e delle cittadine. Così accadeva che saloon delle città in cui si smerciava
il bestiame fossero decorati con corna di animali, selle e speroni. Non mancava quasi mai uno squallido ritratto di donna nuda dietro
il bancone. I clienti dei saloon non bevevano mai da soli. Si ricercava la compagnia e nessuno avrebbe mai pensato di bere tra le mura di casa. Per questo motivo i saloon erano quasi sempre pieni di gente nelle ore di apertura. Nei saloon erano ben accetti solamente uomini di razza bianca. Gli
indiani erano esclusi ovunque. Qualche nero riusciva ad entrare, specialmente se era un gambler o un giocatore di carte; un cinese
che decideva di entrare in un saloon rischiava letteralmente la pelle! Tra i bianchi erano abbastanza malvisti i soldati e questo per una
serie di motivi. Principalmente, però, era forte il risentimento per
chiunque ed in qualunque modo fosse collegato alla legge. A quel tempo, infatti, i saloon era frequentati anche da gentaglia di ogni
genere che aveva ampi motivi per covare l'odio nei confronti di sceriffi o soldati. Infine, molti accusavano ingiustamente i soldati di portare strane
malattie nelle case di tolleranza. Allo stesso modo era meglio che le donne si tenessero alla larga dai saloon, a meno che non fossero donne losche o che fossero collegate ai saloon da un rapporto di lavoro. Per bilanciare questo
divieto, le donne partecipavano attivamente a tutte le leghe conto
l'alcool, i vizi e la perdizione.
Nei saloon nessuno osava pensare di andare oltre il semplice nome o nomignolo dei presenti. Il rispetto per il passato di ciascuno era totale. Contava solo il presente. Fare domande sul passato di qualcuno era considerato un pericoloso "ficcare il naso" tipico di sceriffi o uomini di legge in genere. In generale la curiosità era considerata inadatta a qualunque uomo. Per esempio, nessuno si sarebbe mai azzardato a chiedere ad un rancher la dimensione della propria mandria perché ciò era come chiedere, oggigiorno, il reddito imponibile. Un altro uso rispettato nei saloon era quello, quando si entrava nel
locale, di offrire da bere al vicino. Se qualcuno dimenticava
di fare l'offerta, veniva certamente richiesto del perché dagli
altri astanti. Identicamente offensivo era rifiutare l'offerta di bere, a
prescindere dalla scarsa qualità del liquore che veniva generalmente servito. Famoso era il caso del tale che in un saloon
di Tucson aveva rifiutato di bere ed era stato portato di saloon in
saloon, sotto la minaccia delle armi, affinché imparasse "un po' di
buone maniere!" Chi non aveva soldi per pagare riusciva sempre ad ottenere qualcosa da bere, ma chi beveva sapendo di non pagare rischiava di essere bastonato se non peggio. Poiché il saloon era quasi sempre una delle prime vere costruzioni all'interno di un insediamento, finiva spesso per essere
utilizzato anche come semplice luogo di ritrovo o per altri scopi
ancora. Il giudice Roy Bean, ad esempio, utilizzava un saloon di Langtry nel Texas per i dibattimenti processuali. Un altro saloon a
Downieville veniva regolarmente utilizzato dal locale giudice di pace. A Hays City, nel Kansas, le prime funzioni religiose vennero tenute
presso il Tommy Drum’s Saloon. Numerosi e noti pistoleri finirono, prima o poi, per possedere un
saloon o una sala da gioco. Tra questi si possono ricordare Wild Bill Hickok, Bill Tighman, Ben Daniels, Wyatt Earp, Bat Masterson, Ben Thompson, Doc Holliday. L'elenco sarebbe ben più lungo, ma già questo è significativo. La cosa più significativa, però, è che nei saloon si finiva per commettere atti di violenza che in qualche modo erano istigati dallo stesso ambiente dei saloon. Nel 1876 Bob Younger ebbe a dire: "Siamo gente rude e usiamo modi rozzi!" Il libero accesso, i fiumi di liquore che vi scorrevano, e la
generale carenza di rispetto per la legge facevano dei saloon i luoghi di ritrovo ideali per gente poco raccomandabile. All'interno o negli immediati dintorni dei saloon del vecchio west
si consumarono alcuni terribili delitti. Tra questi possiamo inserire
il brutale omicidio di Wild Bill Hickok, ucciso da Jack McCall mentre
giocava a poker nel Saloon n° 66 di Deadwood (South Dakota). Bob Ford, l'assassino di Jesse James, finì i suoi giorni nel suo saloon-tenda a Creede (Colorado). John Wesley Hardin venne ucciso a colpi di arma da fuoco nel 1895 in un saloon di El Paso (Texas). Moltissimi atti di violenza trovavano origine nei saloon, anche se
finivano per essere consumati nelle strade.
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