Su
Lotta senza fine

 


A cura di Omar Vicari

La guerra di Pleasant Valley

N

ella seconda parte del 19° secolo e più precisamente verso la fine degli anni ottanta, la zona occidentale degli Stati Uniti fu investita da una grave crisi economica che mise in ginocchio tutto il settore dell’allevamento del bestiame. Nel mese di novembre del 1886 il blizzard, il gelido vento del nord, cominciò a investire le praterie del nord-ovest portando il termometro a parecchi gradi sotto zero. La neve, dapprima timida, nei giorni che seguirono, investì il territorio con tutta la sua violenza. I pascoli vennero coperti da alcuni metri di neve e il bestiame, non trovando di che nutrirsi, cominciò a morire in numero sempre maggiore.

I grandi allevamenti andarono quasi tutti verso il fallimento e solo pochi allevatori poterono fare fronte alla crisi più grave che avesse mai colpito il settore zootecnico degli Stati Uniti. Quando la situazione cominciò a tornare gradualmente alla normalità, lo spopolamento del territorio favorì l’invasione della zona da parte di molti coloni che presero a recintare i pascoli ancora liberi.

I grandi allevatori, almeno quelli rimasti, non vedevano di buon occhio i nuovi arrivati. Essi non capivano ciò che stava inevitabilmente accadendo al paese. Le cose stavano cambiando e la frontiera non era più la stessa. Il west diventava un territorio di pascoli chiusi, popolati di bovini selezionati e protetti. I cowboys stessi cambiarono stile di vita, impararono a fare il fieno, a distribuire il foraggio, a fare insomma quelle cose che li avrebbero trasformati in operai rurali.

Come se non bastasse, i grandi allevatori dovettero far fronte poi a un nuovo malcontento: l’allevamento ovino, che contendeva gli ultimi pascoli liberi alle mandrie dei bovini. Le pecore, importate dagli spagnoli attorno all’anno 1600, rimasero per parecchio tempo localizzate nei territori dell’Arizona e del New Messico.

Col tempo, attorno agli anni ottanta, soltanto nel New Messico pascolavano circa 4 milioni di ovini. La ragione, come scrive Jon E. Lewis nel suo libro “Alla conquista delle grandi praterie”, era che l’allevamento degli ovini poteva essere un investimento migliore rispetto a quello dei bovini.

Alcuni allevatori infatti passarono dai bovini alle pecore. A differenza di una mandria di bovini per esempio, bastava un solo uomo e un paio di cani per tenere a bada un gregge di un migliaio di pecore. La lana poi, era un prodotto che si poteva immagazzinare per lunghi periodi e per di più godeva di dazi contro la concorrenza straniera.

Il fatto poi che la maggior parte dei pastori fossero uomini di colore, meticci o quantomeno stranieri, rendeva ancor più drammatico lo scontro tra i grandi allevatori di bovini e quelli degli ovini. Nel nord, nel Wyoming per esempio, si arrivò ad uccidere più di mezzo milione di pecore semplicemente spingendole nei burroni, mentre nell’angolo sud-occidentale degli Stati Uniti, una valle dal nome ameno, la Pleasant Valley (Arizona) fu lo scenario della peggiore faida tra mandrie e greggi mai avvenuta nel west.

La guerra della Pleasant Valley anche detta “Tonto Basin war”, è stato sicuramente il fatto più sanguinoso e drammatico dell’intera storia dell’Arizona.

 

Invasione. Quando la situazione cominciò a tornare gradualmente alla normalità, lo spopolamento del territorio favorì l’invasione della zona da parte di molti coloni che presero a recintare i pascoli ancora liberi.  

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Sotto: Il ranch dei Tewksbury dove il 2 settembre 1887 si verificò la sparatoria nella quale persero la vita John Tewksbury e William Jacobs.

Il ranch dei Graham.

Migliaia di capi di ovini la cui presenza scatenò la reazione dei grandi allevatori di bovini.

 

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