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A cura di Domenico Rizzi

Il Generale Wayne

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entre in politica si delineavano due fazioni distinte – l’una favorevole alla prosecuzione delle ostilità contro i Miami, l’altra fautrice di un immediato trattato di pace – a sorpresa il 49 enne generale Anthony Wayne, protagonista della Rivoluzione e considerato un autentico mastino, venne incaricato di riorganizzare la spedizione e continuare ciò che il suo predecessore Saint Clair aveva lasciato incompiuto.

Contemporaneamente si stava però cercando di addivenire ad una pace che evitasse altri spargimenti di sangue sulla Frontiera occidentale e Washington in persona aveva incaricato una delegazione di aprire un negoziato con gli Indiani, ai quali volle rendere note le proprie intenzioni pacifiche.

Benchè non mancassero le critiche, sia sulla decisione di mantenere la linea dura, quanto sulla scelta di Wayne, chiamato “Antonio il Pazzo” negli ambienti militari e da circa un anno rappresentante della Georgia al Congresso, il neo-designato si era messo subito all’opera, fissando il proprio quartier generale in Pennsylvania. I suoi metodi e le dichiarazioni perentorie rese alla stampa non lasciarono alcun dubbio circa la sua volontà di sbaragliare gli Indiani con ogni mezzo. Quando venne a sapere, nell’estate del 1793, del fallimento del tentativo di conciliazione promosso dal governo a Sandusky, il generale si sentì ancora più legittimato a muovere contro i Pellirosse.

Nel mese di agosto Wayne mise in colonna 3.000 uomini e li guidò verso il fiume Maumee, ripercorrendo buona parte del tragitto seguito da Saint Clair e costruendo un avamposto che chiamò Fort Greenville, dove si fermà ad attendere che Piccola Tartaruga facesse la prima mossa.

Durante l’inverno e la primavera non accadde quasi nulla e gli indiani si limitarono ad osservare i movimenti dei Bianchi.

Il 29 giugno 1794, i guerrieri si decisero a sferrare il primo violento attacco contro le mura di Fort Recovery, un presidio della regione difeso dalle truppe di Wayne, ma l’impresa fallì e gli attaccanti dovettero ritirarsi.

L’episodio indebolì sensibilmente la posizione di Piccola Tartaruga, già criticato da alcuni capi che vedevano con invidia la sua crescente popolarità. Fra i leader emergenti, cominciò a farsi un nome Piede di Tacchino, che ottenne l’alleanza di un certo numero di volontari e meticci canadesi e radunò circa 2.000 combattenti, ma non riuscì a coinvolgere direttamente la potenza militare britannica, preoccupata di conservare il Canada e ormai decisa a rinunciare alla riconquista del territorio dell’Ohio.

Intanto Wayne, dopo il primo successo, guidò i suoi uomini a nord di Fort Greenville, in direzione del fiume Wabash e li condusse ad erigere un’altra poderosa fortificazione, chiamata significativamente Fort Defiance, che significa “Sfida”. Seguendo il Maumee River, gli Americani si trasferirono nel cuore dei territori indiani, attraversando campi coltivati a grano, mais e legumi, che vennero sistematicamente distrutti.

Soltanto in agosto i soldati seppero da alcuni Indiani catturati che un grosso contingente di Shawnee, forse 650 guerrieri, stazionava a non molta distanza dalla loro postazione, in attesa di cospicui rinforzi dalle tribù dei Miami, degli Ottawa, dei Potawatomie e dei Wyandot.

Il generale Wayne ordinò di riprendere l’avanzata fino ad un luogo chiamato dai Francesi “Roche de Bout”. Il giorno seguente un’avanguardia americana subì il primo assalto pellerossa e fu costretta al ripiegamento con un certo numero di perdite. Nonostante ciò, Piccola Tartaruga espresse chiaramente la propria intenzione di evitare uno scontro aperto con Wayne, ma venne contrastato dagli altri capi, che credevano di poter ripetere facilmente il successo ottenuto contro Saint Clair. Deciso a non lasciarsi sfuggire il nemico, “Mad” Anthony marciò il 20 agosto con 2.500 soldati contro gli Shawnee e i loro amici, un contingente stimato intorno ai 1.300 uomini. In realtà, il numero degli Indiani in grado di fronteggiare effettivamente le truppe era di circa 800 guerrieri, perché molti Pellirosse se n’erano andati a caccia ed altri avevano abbandonato l’impresa anzitempo.

La situazione di Piccola Tartaruga e di Giacca Blu, che lo affiancava, si presentava estremamente critica e le probabilità di vittoria sembravano praticamente nulle. Il principale leader della coalizione conosceva la fama di Wayne, eroe della Rivoluzione e inflessibile comandante militare. Di lui si diceva che non arretrasse mai di fronte a nulla e che per niente al mondo rinunciasse a portare a termine gli obiettivi che si era prefissato. A proposito di questo valoroso generale di divisione, Piccola Tartaruga aveva commentato tristemente: “Adesso gli Americani sono guidati da un capo che non dorme mai…Qualcosa mi suggerisce che sarebbe più prudente aspettare le proposte di pace.”

Contro di lui, fermamente decisi a combattere, si schierarono tanto Weyapiersenwah degli Shawnee – conosciuto come Giacca Blu, probabilmente un mezzosangue o addirittura un Bianco di discendenza olandese rapito dagli Indiani - quanto i capi dei Delaware e di altre tribù. Lo scontro finale con le truppe di Wayne avrebbe avuto luogo in ogni caso e il generale americano sarebbe stato sconfitto e umiliato come il suo predecessore Saint Clair. A dare maggior sicurezza ai fautori della guerra era la speranza che la guarnigione di Fort Miami, uno dei presidi inglesi non ancora abbandonati, si schierasse a sostegno della loro causa.

Invece gli Stati Uniti avevano appena avuto da Londra la promessa che le truppe britanniche non si sarebbero immischiate nella contesa con i Pellirosse. Quando un corriere, proveniente da Detroit, informò la coalizione indiana dell’accordo raggiunto, molti condottieri tribali non vi credettero, riaffermando la propria volontà di battersi contro gli Americani.

[continua]

 

Baluardo. Il 29 giugno 1794, i guerrieri si decisero a sferrare il primo violento attacco contro le mura di Fort Recovery, un presidio della regione difeso dalle truppe di Wayne, ma l’impresa fallì e gli attaccanti dovettero ritirarsi.

 

 

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