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A cura di Domenico Rizzi, immagini di Renato Ruggeri

L'esercito di Johnson

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om’era accaduto in passato, la Francia poteva contare sull’appoggio di diverse tribù algonchine, oltre che su una parte dei Cherokee, mentre gli Inglesi si assicurarono l’importante appoggio delle Sei Nazioni Irochesi, benchè qualche fazione della potente coalizione fosse passata dalla parte dei Francesi.

La presenza europea nel Nordamerica si era andata consolidando enormemente in pochi decenni, mentre il peso politico e militare dei Pellirosse si stava esaurendo.

Le colonie anglo-francesi accoglievano stabilmente quasi 2 milioni di persone e 490.000 schiavi africani: i Pellirosse del Canada meridionale e della parte orientale degli attuali Stati Uniti erano molti di meno. Verso la metà del XVIII secolo si potevano stimare in quest’area 250.000 Indiani, perennemente dilaniati da incomprensibili lotte intestine, causate a volte da banali pretesti.

Gli errori di valutazione commessi da Braddock avevano indotto il governo inglese ad una seria riflessione sul tipo di guerra che si combatteva in America. Le incursioni dei Pellirosse e i notevoli danni che queste provocavano convinsero la Gran Bretagna a prestare maggiore ascolto a chi teorizzava un conflitto combattuto con criteri diversi da quelli usuali.

Perciò, nel 1755, Re Giorgio II conferì l’incarico di sovrintendente agli Affari Indiani a sir William Johnson, un Irlandese che gli Irochesi conoscevano come “Warraghiyagey”, “L’uomo capace di compiere molte cose”. Sposato con una donna olandese, l’avventuriero si era preso come amante una squaw pellerossa, forse per raggiungere meglio gli scopi che si prefiggeva.

Il nobile si era dato da fare parecchio per cementare l’alleanza delle Sei Nazioni con la Gran Bretagna e commerciava con esse attraverso un posto di scambio creato appositamente nella vallata del fiume Mohawk. Sfruttando queste relazioni, egli diede vita ad un esercito misto di Bianchi e Irochesi, che, pur non avendo l’aspetto di una formazione militare in senso stretto, si sarebbe dimostrata subito assai efficace.

Ma anche per un uomo carismatico e determinato come Johnson, gli Indiani costituirono un problema.

Dei 1.100 Irochesi che avevano raccolto l’appello inglese per sferrare l’attacco alla fortezza nemica di Crown Point, sul lago Champlain, soltanto 300 scesero realmente in campo al suo fianco quando venne organizzata la spedizione. Il motivo fornito da Hendrick, uno dei loro capi, risiedeva nel fatto che la maggior parte di essi non intendeva scontrarsi con i contribali passati dalla parte dei Franco-Canadesi. Il giorno della partenza, il numero degli alleati indiani si ridusse ancora di più e solo 200 guerrieri seguirono il comandante irlandese nella sua impresa.

il promiscuo esercito marciò risolutamente contro i Francesi, che erano diretti dal barone tedesco Ludwig August von Dieskau, un veterano di battaglie combattute sul suolo europeo.

Il primo scontro, nei pressi del lago George, vide divampare una battaglia fra le opposte fazioni irochesi, conclusasi con un nulla di fatto. Poi la ritirata di Jonhson venne forse interpretata da Dieskau come un atto di paura: il nobile germanico fece uscire le sue truppe da Crown Point e andò a cacciarsi in una trappola preparata dagli Irochesi alleati della Gran Bretagna, esattamente com’era accaduto a Braddock. Alla fine i Francesi si ritirarono, incalzati dai Mohawk, che persero il loro capo Hendrick, ma poterono vedere Dieskau gravemente ferito e portato via a braccia dai suoi uomini.

Com’era da prevedersi, terminato il combattimento gli Irochesi vincitori piantarono in asso gli Inglesi e se ne tornarono ai loro villaggi, impoverendo l’armata che Johnson aveva messo faticosamente insieme.

Benchè all’Irlandese non fosse piaciuto affatto quel comportamento, decise di ricostituire la propria forza integrandola con elementi bianchi, scelti fra i più esperti delle zone di frontiera e dei boschi, reclutati soprattutto nella regione del New Hampshire.

Una volta creato il nuovo gruppo, ne affidò il comando al maggiore Robert Rogers, uno scozzese ventitreenne di alta statura e dai capelli rossicci, gran bevitore e lottatore formidabile, audace fino all’eccesso. Il suo reparto venne denominato “Queen’s Rangers”, ma la gente chiamò questi volontari semplicemente “Rangers” o “Verdi di Johnson”, dal colore della inconsueta divisa che i suoi uomini indossavano in luogo della divisa rossa, giudicata troppo visibile in battaglia.

Per molti mesi la formazione sarebbe diventata una spina nel fianco di Francesi e Algonchini, tendendo imboscate e compiendo incursioni per poi ritirarsi nelle foreste al termine delle azioni. Il suo modo di fare guerriglia era una diretta derivazione dal costume pellerossa. Sebbene gli Inglesi non se ne rendessero ancora pienamente conto, stava già nascendo una nuova nazione, sempre più emancipata dalle tradizioni e dalle origini europee: il popolo americano.

Intanto, le ostilità fra le due potenze avevano subito un’escalation che preludeva ad un nuovo conflitto aperto.

[continua]

 

Problema. Anche per un uomo carismatico e determinato come Johnson, gli Indiani costituirono un problema...

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Sotto: i Rangers di Rogers

L'attacco

 

 

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