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A cura di Domenico Rizzi

Guerre Franco-Inglesi

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a maggior parte degli storici è concorde nel ritenere che, durante la colonizzazione del Nuovo Mondo, Inglesi, Francesi e Spagnoli sfruttarono l’inimicizia fra le tribù pellirosse per stabilire più facilmente il proprio predominio nel Nord America.

In effetti, questa interpretazione può essere considerata vera soltanto parzialmente, perché i nativi americani fecero lo stesso ragionamento, mirando a sconfiggere, con l’aiuto dell’una o dell’altra potenza europea, i loro nemici di sempre.

Per comprendere meglio tale situazione, basti ricordare che due nazioni dello stesso ceppo etnico-linguistico – Irochesi e Uroni – mirarono a sopraffarsi vicendevolmente, finchè una delle due non venne quasi cancellata. Più in generale, la rivalità fra Algonchini e Irochesi, Muskogee e Cherokee, fu la causa del progressivo indebolimento delle coalizioni indiane che intendevano opporsi all’avanzata dei colonizzatori bianchi.

Verso la fine del XVII secolo, tutte e tre le potenze coloniali che dominavano l’America settentrionale, cioè Spagna, Francia e Gran Bretagna, erano più che mai decise ad instaurare una completa egemonia sulle terre d’oltreoceano, sebbene la loro azione si svolgesse secondo modalità e tempi diversi.

Gli Spagnoli avevano ramificato la loro espansione verso la Florida, il Texas, il Nuovo Messico, l’Arizona e la California e inviavano esploratori nelle regioni che corrispondono oggi agli Stati di Utah, Colorado, Oklahoma, Kansas e Wyoming.

Gli Inglesi sembravano paghi delle loro colonie sulla costa atlantica, conferendo agli insediamenti un assetto sempre più stabile ed un’organizzazione che mancava sicuramente ai territori ispanici del sud.

La Francia, che aveva puntato sull’America per sviluppare il commercio delle pellicce su vasta scala, sembrava più sospinta dal proprio spirito avventuroso che consapevole della crescente potenza dei rivali. I suoi esploratori si erano già spinti oltre il fiume Mississippi, tracciando nuove vie e fondando precari avamposti, senza rendersi conto che il controllo delle immense regioni visitate esigeva ben altre forze che la presenza trascurabile di cacciatori e mercanti, mentre i coloni erano quasi assenti.

Man mano che i suoi “voyageur” e “trappeur” andavano verso occidente, nascevano Trois Rivière, Sault Saint Marie, Fort Vincennes, Fort Duluth, Kaskaskia, Fort Chartres, Detroit, ma i colonizzatori di lingua francese rimanevano un pugno di uomini sperduti in un continente sconfinato, nonostante il trasferimento forzoso di detenuti e prostitute dalla madre patria. Nel 1660 Quebèc era appena un villaggio di 70 case e 250 abitanti, mentre i potenti vicini britannici, che occupavano una superficie notevolmente inferiore, vi avevano già insediato stabilmente 260.000 coloni, impegnati a costruire fattorie, strade e porti. L’impero francese, simbolicamente esteso dal Canada alla Louisiana, alle spalle dei possedimenti britannici, necessitava del pieno appoggio delle tribù indiane per poter alimentare gli improbabili sogni di “grandeur” di pochi nobili avventurosi.

Per contro, gli Inglesi apparivano assai più concreti e la loro opera di conquista aveva basi di gran lunga più solide .

Nel 1681, Sir William Penn si era stabilito con i suoi “Quaccheri”, un gruppo religioso mal tollerato dai Puritani inglesi, nell’area compresa fra Massachussets e Maryland, fondando la città di Philadelphia e battezzando Pennsylvania la nuova colonia.

Pochi anni dopo divampò lo scontro fra le due potenze europee, coinvolgendo, com’era da aspettarsi, gli Indiani. Gli Uroni, sterminati dagli Irochesi nel 1649, si schierarono dalla parte della Francia, sostenuta dalla maggior parte degli Algonchini. Gli Inglesi trovarono supporto nelle Cinque Nazioni, ma ebbero anche il sostegno di qualche tribù algonchina.

La guerra denominata di “Re Guglielmo” ebbe inizio nel 1689 e fu costellata, più che di battaglie decisive fra i due eserciti contendenti, da una serie di atroci massacri commessi dai Pellirosse.

Il 5 agosto, circa 1.500 Irochesi discesero il lago St. Louis a bordo di numerose canoe, sbarcando nei pressi dell’insediamento francese di Lachine, situato a nord di Montrèal. Dopo avere sostato nei boschi fino all’alba, i guerrieri attaccarono la postazione, difesa da pochissimi militari. L’eccidio fu uno dei più orrendi della storia coloniale americana: in poche ore vennero uccise 200 persone ed altre 120 furono ridotte in cattività. Decine di donne subirono violenza sessuale e invano la milizia coloniale francese cercò di inseguire i responsabili della strage per restituire la libertà ai prigionieri.

La ritorsione della Francia si concretizzò nel marzo successivo, allorchè i suoi alleati algonchini colsero di sorpresa il villaggio inglese di Schenectady, nel territorio di New York, difeso da appena 24 soldati. Una quarantina di coloni trovò anche qui una morte orrenda, mentre 27 fra donne e bambini furono rapiti e trasferiti in luoghi lontani. Poi fu la volta di Salmon Falls, nel New Hampshire, dove Francesi e Indiani ripeterono l’operazione con risultati pressochè identici.

Mentre il conflitto vero e proprio fra le due potenze non avrebbe registrato avvenimenti determinanti – il governatore della Nuova Francia, Louis de Buade, conte di Frontenac, fece assalire Albany; gli Inglesi di sir William Phips invasero il Canada, senza riuscire ad espugnare le roccaforti nemiche – la guerra indiana produsse altri episodi che seminarono paura ed orrore dovunque.

Nel 1692 il villaggio di Deerfield, nel Massachussets – già distrutto due volte durante la rivolta di Metacomet – subì un altro disastroso attacco ad opera degli Abenaki, che non sarebbe comunque stato l’ultimo della sua tormentata esistenza. Qualche anno dopo, il 15 marzo 1697, gli stessi Abenaki ripeterono le atrocità compiute a Deerfield e nel villaggio di Wells, calando di sorpresa su Haverhill (Massachussets) dove trucidarono 40 persone. Due donne – Hannah Dustin e Mary Corliss Neff – furono condotte in un luogo lontano, ma, aiutate da un ragazzo inglese catturato in precedenza dagli Indiani, riuscirono a liberarsi. Nella notte fra il 30 e il 31 marzo, sorpresero gli Indiani, colpendoli selvaggiamente con tomahawk e coltelli, ne uccisero 11 su 12 e li scotennarono. La furia delle prigioniere non risparmiò neppure i bambini e le squaw, perché la Dustin era stata costretta ad assistere, al momento della cattura, alla barbara soppressione del proprio neonato, scagliato da un Abenaki contro un albero.

Quando il conflitto franco-inglese si estinse, nel 1697, lasciò soltanto una scia di sangue e di episodi efferati, nei quali i Pellirosse erano stati quasi sempre in primo piano.

La pace fra le due potenze non fu di lunga durata, perché agli inizi del Settecento si stavano di nuovo fronteggiando in seguito alla nuova Guerra della Regina Anna.

A soffrirne maggiormente, più che gli sparuti eserciti in campo, furono gli abitanti delle area colonizzate, primi fra tutti quelli della tormentata Deerfield, nel Massachussets. Già assalita più volte in precedenza, la cittadina, che possedeva 70 abitazioni e meno di 300 residenti, fu oggetto di un nuovo raid il 28 febbraio 1704 da parte dei 50 soldati francesi del capitano Jean de Rouville, aiutati da 200 guerrieri Abenaki e Mohawk dissidenti.

L’incursione causò 49 morti ai coloni inglesi, mentre 111 finirono prigionieri. Di questi, 53 perirono durante il loro trasferimento verso il Canada.

L’odissea della deportazione, registrò, come avveniva di solito, la violenza sessuale su alcune delle 24 donne catturate e l’eliminazione di bambini e adulti che, sfiniti e terrorizzati, si rifiutavano di proseguire la marcia.

[continua]

 

Astuti.Inglesi, Francesi e Spagnoli sfruttarono l’inimicizia fra le tribù pellirosse per stabilire più facilmente il proprio predominio nel Nord America.

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