Gente venuta dal mare
'erano 1.500.000 o 2.000.000 di
indiani nell’area compresa fra il Rio Grande del Norte e la Baia
di Hudson, quando Giovanni da Verrazzano, incaricato dal re di
Francia di trovare la via del Catai, approdò con la caravella
“Dauphine” in un punto della North Carolina, nel marzo del 1524. Gli
uomini del navigatore fiorentino si spinsero poi in Virginia, nel
Maryland e nei pressi dell’attuale New York, per puntare in seguito
verso Terranova.
I primi contatti con gli indigeni
non erano stati affatto pacifici, ma non lasciavano ancora
intravedere i cruenti conflitti che si sarebbero innescati più tardi
lungo la Costa Atlantica. Dopo Verrazzano, che una leggenda
abbastanza inattendibile vuole sia stato ucciso e divorato dagli
indigeni, la conquista francese proseguì con Jacques Cartier, Samuel
de Champlain, Jean Ribaut e Renè de La Salle, che visitarono una
vastissima area, dal Labrador fino alla Florida, spingendosi al
fiume Mississippi e nelle praterie semidesertiche del Texas. A poco
a poco i nuovi “voyageur” stabilirono avamposti commerciali per gli
scambi delle pellicce, destinati fatalmente ad essere militarizzati
dopo la comparsa degli Inglesi sul continente.
Nel 1565 Francia e Spagna, che si
contendevano la Florida, erano già ai ferri corti e Pedro Mendez de
Avila sbarcava dalle sue 11 navi ben 3.000 soldati per espugnare
Fort Augustine, impresa conclusasi con l’impiccagione di 112
difensori, incluso Ribaut. Ma al nord i Francesi stavano ponendo le
basi di una conquista territorialmente molto vasta, creando, dov’era
il villaggio urone di Hochelaga, le fondamenta della città di Mont
Royal (Montreal). Quindi Champlain allargò la sua influenza fino ai
laghi Huron e Ontario, fondò il centro di Quèbec e stipulò varie
alleanze con le tribù algonchine della regione, entrando in
conflitto con la Lega delle Cinque Nazioni Irochesi – Onondaga,
Oneida, Seneca, Cayuga e Mohawk, alle quali si unirono i Tuscarora
dopo il 1710 – che avrebbero costituito sempre un ostacolo
invalicabile all’espansione francese.
Sul finire del XVI secolo anche gli
Inglesi si affacciarono al Nuovo Mondo. Dopo le esperienze di John
Davis fra le popolazioni eschimesi e il tentativo di sir Humphey
Gilbert, inghjottito dalle acque nel 1583, sir Walter Raleigh,
fratellastro di quest’ultimo, inviò Richard Grenville in Virginia
con una piccola flotta di 7 navi e questi si spinse all’interno
della regione fino al fiume Roanoke, accolto benevolmente dagli
indigeni. Ma l’iniziale clima di pace si ruppe quando un furto
commesso da un Indiano a danno dei marinai britannici, scatenò una
dura rappresaglia ordinata dallo stesso Grenville.
La vera conquista prese il via
nell’aprile 1607, quando la Compagnia Londinese delle Indie fondò,
lungo il fiume James, la colonia di Jamestown, presidiandola con 143
avventurieri, fra cui il nomade capitano John Smith, uomo non
comune “di fegato e di cervello”. Il territorio su cui sorse il
villaggio apparteneva ad un insieme di tribù – Potomac, Appomatox,
Mausemond e Panunkey – tutte sottoposte all’autorità del “gran
cacicco” Wahunsonacock, un sessantenne condottiero noto come
Powhatan, dal nome della confederazione che presiedeva.
Ciò che accadde nella vita del
nuovo insediamento nei primi anni è tuttora conteso fra storia e
leggenda. Smith, catturato dai Powhatan nel 1609 per avere sottratto
un idolo agli Indiani, fu salvato da una giovane figlia di
Wahunsonacock chiamata Pocahontas, che ne impedì l’esecuzione
capitale. Non è peraltro certo che le cose fossero andate in questo
modo, ma è abbastanza probabile che la giovane e focosa ragazza,
allora tredicenne, si fosse presa il capitano inglese – all’epoca
trentenne – come amante.
Durante quell’inverno, la fame e le
malattie ridussero gli abitanti di Jamestown a sole 60 persone, ma i
Powhatan non approfittarono dell’occasione - suggerita
Opechancanough, un fratello di Powhatan - per cancellare la presenza
inglese dal loro suolo. Allorchè giunsero i rinforzi guidati da John
Ratcliffe, un ex scorridore dei mari, la conflittualità si riaccese.
Sparito dalla scena Smith in seguito ad un incidente, dopo la
distruzione dell’intera colonna di Ratcliffe – 80 uomini, compreso
il comandante – gli Inglesi reagirono catturando Pocahontas, che
durante la prigionia si innamorò di sir John Rolfe e lo sposò,
seguendolo in Gran Bretagna dopo essersi convertita al
Cristianesimo. L’unione assicurò per alcuni anni un clima di pace
fra i due popoli, ma alla morte di Wahunsonacock nel 1618,
Opechancanough che gli succedette incominciò a prepararsi ad una
guerra totale.
Benchè fosse già anziano – aveva
probabilmente 73 anni - impiegò un tempo eccessivamente lungo per i
preparativi bellici, decidendosi solo nel 1622 a sferrare l’attacco
a Jamestown. I suoi guerrieri sorpresero i coloni nei campi di
tabacco, incendiarono le fattorie e misero a ferro e fuoco la
cittadina, trucidando 347 persone, comprese le donne e i bambini, in
poco più di un’ora. Quindi allargarono la loro azione a tutta la
vallata del fiume James, distruggendo 74 fattorie su 80 e uccidendo
diverse decine di Inglesi.
Ma Opechancanough aveva innescato
una mina pericolosa, perché in quindici anni la Virginia si era
arricchita di sempre nuovi insediamenti e gli Inglesi costituivano
ormai una forza ragguardevole. Anche al nord, il 21 dicembre 1620
erano sbarcati dalla nave “Mayflower” 102 Puritani, chiamati Padri
Pellegrini, destinati a prendere possesso del Massachussets. Questa
gente si era data subito da fare, fondando New Plymouth e
impiantando una solida colonia sotto la guida di William Bradford.
Anche gli Olandesi si gettarono
nell’avventura americana, fondando Port Orange nel 1624,
ribattezzata due anni dopo Nuova Amsterdam da Peter Stuyvesent e
divenuta più tardi la metropoli di New York. L’isola di Manhattan
era stata acquistata dai mercanti provenienti dai Paesi Bassi
pagando 60 fiorini agli indiani Matinnecock, trasformandosi in poco
tempo in un importante emporio commerciale.
Mezzo milione di Indiani dell’Est,
insediati fra i Grandi Laghi e la Florida, si trovavano già a dover
fronteggiare oltre 100.000 Bianchi, i cui possedimenti si
estendevano di continuo lungo la costa atlantica.
Mentre i Powhatan proseguivano la
loro guerra contro i coloni della Virginia e un villaggio di
Narragansett veniva distrutto a Block Island dai 90 miliziani del
capitano John Endecott, nell’autunno 1636 i Pequod del capo Sassacus
scatenarono le ostilità contro i Padri Pellegrini, cingendo
d’assedio Fort Saybrook, alla foce del fiume Connecticut. Per
rappresaglia, il 25 maggio 1637, 80 soldati inglesi guidati da John
Mason, a cui si unirono una ventina di avventurieri capitanati da
John Underhill, più di 100 Mohicani del capo Uncas e numerosi
Narragansett, colsero di sorpresa e rasero al suolo un villaggio sul
Mystic River.
Nella battaglia vennero trucidati
circa 650 Pequod. I Bianchi se la cavarono con soli 2 morti e 20
feriti. Gli Indiani catturati finirono in catene per essere venduti
come schiavi alle Bermude. Il reverendo Cotton Mather, un’autorità
di spicco della Nuova Inghilterra, commentò favorevolmente lo
sterminio di “creature perniciose” come i Pequod e un altro pastore
protestante, John Winthrop, lodò il fatto che gli uomini di Mason
non si fossero lasciati corrompere dal “fascino diabolico delle
donne indiane.”
Il capo Sassacus non sopravvisse a
lungo alla rovina della sua tribù.
Alla fine di quell’anno i Mohawk,
nemici dei Pequod e alleati degli Inglesi, spedirono il suo scalpo e
quelli di altri 6 capi al governatore del Massachussets.
Nel 1644
terminò anche l’insurrezione dei Powhatan con la cattura di
Opechancanough, che venne assassinato in carcere. Intanto, nel
febbraio precedente, nell’isola di Manhattan gli Olandesi avevano
massacrato più di 100 Wecquaesgeek, sottrattisi alla caccia delle
tribù nemiche Mohawk e Mohicani. Dopo la guerra, durata alcuni anni,
scatenata dal governatore Willem Kieft, nel 1655 circa 500 Indiani
coalizzati assalirono Nuova Amsterdam, riaprendo un conflitto che
non si spense facilmente. Tuttavia, anziché ottenere il risultato di
debellare gli Indiani, gli Olandesi indebolirono notevolmente le
proprie difese e per gli Inglesi fu abbastanza facile conquistare la
colonia rivale nel 1664, ponendo fine all’esperienza colonizzatrice
dei Paesi Bassi in America settentrionale.
[continua]
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