James Butler Hickok
colori
del primo mattino rendono Deadwood particolarmente affascinante.
Lungo la strada principale, così come 100 anni fa, passeggiano delle
persone, alcuni indossano ancora dei vecchi cappelli, hanno dei
grossi baffi spioventi e le pistole alla cintura.
Così come 100 anni fa, lungo la strada
principale c’è una porticina con un’insegna: “Saloon No. 10”.
All’interno la luce è scarsa, c’è un grosso bancone sulla sinistra,
dei tavoli e delle sedie nella sala. L’atmosfera è carica di magia e
di mistero. Le pareti sono piene di cimeli del vecchio West:
fotografie d’epoca, armi, attrezzature. C’è addirittura una sedia,
in una nicchia in alto su una parete, una sedia speciale. In
un’altra parete, più in basso, ci sono esposte delle carte da Poker:
una coppia di assi ed una coppia di otto con su scritto “la mano del
morto”. Improvvisamente passato e presente si mescolano, il tempo ed
il luogo ti rapiscono, si iniziano a sentire delle voci in
sottofondo, la sala si anima, c’è del fumo, ci sono delle persone
che bevono, altre che parlano, altre ancora che giocano a poker
proprio ad un tavolo poco distante.
Un uomo con i capelli lunghi e la corporatura
robusta siede al tavolo con le spalle alla porta. Entra un giovane,
si muove nella sala come se cercasse qualcuno. Si ferma vicino al
tavolo dei giocatori, osserva per un po’, sembra interessato.
Improvvisamente indietreggia, estrae un
revolver dalla tasca e spara, alle spalle, all’uomo con i capelli
lunghi. Questi sembra restare un attimo immobile, poi si lascia
cadere all’indietro sulla sedia, una sedia speciale. Il suo corpo
non ha più vita, le sue carte cadono a terra, una coppia di assi ed
una di otto, la mano del morto.
Il suo nome era James Butler Hickok, la sua
storia è leggenda.
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