Osceola
er capire la vita di Osceola e i tempi in cui
visse (e il suo rapporto con essi) è necessario dare uno sguardo
alla situazione degli Stati Uniti del tardo ‘700 – inizio ‘800, e ai
loro rapporti con i Seminole. Durante questo periodo, i Seminole
combatterono per mantenere le loro terre in Florida, e si opposero
al tentativo del governo statunitense di costringerli a ritirarsi ad
ovest nei territori indiani, l’attuale Oklahoma. Originariamente i
Seminole facevano parte della confederazione dei Creek, e vivevano
nei territori che oggi sono l’Alabama e la Georgia. Tuttavia,
all’inizio del 1700 la tribù mosse verso la Florida, che in origine
era stata occupata degli spagnoli. Stabilitasi in Florida, la tribù
divenne conosciuta con il nome di “Runaways” (Fuggitivi) o Seminole.
Nel tardo 1700, gli inglesi occuparono la Florida, e spesso
incitarono i Seminole ad attaccare i coloni statunitensi. Durante
questo stesso periodo, i Seminole accolsero spesso gli schiavi neri
in fuga. Per queste due ragioni, nel periodo di tempo a cavallo tra
il 1817 e il 1818, gli Stati Uniti invasero la Florida, dando inizio
alla Prima Guerra Seminole. Le truppe USA, comandate dal generale
Andrew Jackson, sconfissero gli indiani.
Un bel ritratto di Osceola
Nel 1819, gli Stati Uniti acquisirono la Florida, e iniziarono ad
insistere affinchè gli indiani vendessero le loro terre e si
spostassero ad ovest nei territori indiani insieme ad altre tribù
del sudest. Nel 1932 alcuni gruppi di Seminole accettarono l’offerta
degli Stati Uniti e si trasferirono nei territori indiani. Altri
gruppi, invece, opposero resistenza agli States, e si rifugiarono
nelle paludi della Florida. Di conseguenza, nel 1835 venne
combattuta la Seconda Guerra Seminole per costringere gli indiani ad
andare verso ovest.
Questa guerrà durò sette anni, e costò agli Stati Uniti più di mille
vite umane e decine di milioni di dollari. Osceola guidò la nazione
Seminole durante questo conflitto, finchè non venne ingannato mentre
portava avanti un negoziato di pace durante una tregua, e
successivamente imprigionato. Osceola morì in carcere nel 1838, ma
il suo desiderio di mantenere intatta la terra dei Seminole e di
resistere al trasferimento imposto dagli Stati Uniti venne portato
avanti nella regione degli Everglades fino al 1842.
Infanzia e giovinezza
Fare delle ricerche sulla vita di Osceola può essere paragonato al
tentativo di mettere insieme un puzzle al quale mancano molti pezzi.
La sua vita si intreccia inestricabilmente con gli eventi culturali,
economici e politici del suo tempo. Da un punto di vista storico la
sua infanzia, la sua giovinezza e la sua vita di adulto sono state
influenzate da tre guerre: la guerra Creek (1813-1814), la Prima
Guerra Seminole (1817-1818), e la Seconda Guerra Seminole
(1835-1842).
I Seminole erano una tribù della famiglia Muskogee, stretti alleati
delle tribù Hitchiti e Creek. Un tempo vivevano nella Georgia del
sud e nella Florida del nord. Generalmente si pensava abitassero le
zone semitropicali e paludose della Florida, anche se in realtà essi
non si spinsero nelle Everglades se non dopo una lunga e crudele
guerra contro l’uomo bianco.
Generalmente gli uomini Seminole erano alti di statura e ben
proporzionati. Indossavano abiti a righe lunghi fino al ginocchio,
legati alla vita con una corda alla quale era appesa una borsa o una
sacca. I Seminole vivevano cacciando cervi e nutrendosi di tacchini,
pesci e tartarughe che essi arrostivano direttamente nel loro
carapace. Le abitazioni tradizionali seminole erano costruite
prevalentemente da foglie di palmetto, ed erano aperte su tutti i
lati, molto simili a piattaforme coperte.
Il leader più grande, così come anche il più famoso della tribù
Seminole, fu Capo Osceola.
Osceola era nato nel 1804 (circa) a Tallahassee, una città
appartenente ai Creek del nord, nei pressi dell’attuale Contea di
Macon in Alabama, a nordovest di Montgomery.
Osceola nacque da padre scozzese e madre seminole a Tallahassee, una
cittadina che a quei tempi vedeva convergere varie culture come
quella Indiana, irlandese, inglese, scozzese e africana. Osceola,
essendo un Creek del nord, parlava la lingua Muskogee.
Non esistono documenti che certifichino che Osceola si chiamasse
così dalla nascita, perché molti ragazzi Creek ricevevano nascendo
un nome collegato a qualcosa che gli adulti presenti potevano aver
visto o vissuto in quel momento. Il nome definitivo, o da adulto,
qualche volta veniva loro assegnato al raggiungimento della
virilità, spesso dopo un atto di valore o qualche volta per qualche
loro caratteristica particolare. Il nome adulto di Osceola derivava
da “Asi”, che significa “Bevanda scura” e da “Yaholo”, che significa
“Cantore”.
Durante uno dei rituali indiani, la “Green Corn Dance”, gli uomini
usavano bere una bevanda scura, e l’officiante gridava ad alta voce
“Asi Yaholo”. Così, il nome Asi Yaholo significava Cantore della
Bevanda Scura. I bianchi lo pronunciavano Osceola, e così questo
divenne il suo nome definitivo.
Molti storici sostengono che Osceola, conosciuto in gioventù come
Billy Powell, fosse figlio di William Powell, un commerciante bianco
della zona Tallasse, e di una donna Indiana di nome Polly Copinger.
Osceola denunciò più tardi il cognome Powell, dichiarando però con
convinzione che “Nelle mie vene non scorre sangue straniero. Io sono
un purosangue Muskogee.”
La spiegazione più credibile delle origini di Osceola è data da T.S.
Woodward, il quale ha risalito la stirpe di Osceola fino a James
McQueen, uno scozzese, e a Sally, una principessa Indiana.
James McQueen (scozzese) sposò Sally (principessa indiana
Tallahassee)
Ann McQueen (figlia) sposò Copinger (un bianco)
Polly Copinger (figlia) sposò William Powell (commerciante bianco)
Osceola (figlio)
Osceola non ricopriva ruoli ufficiali nella sua tribù, dal momento
che suo padre non era stato un capo. La sua adolescenza trascorse
come quella di tutti i giovani maschi Seminole, e vi sono molte
prove che Osceola fosse davvero bravo nel praticare tutti gli sport
Muskogee. Egli era un abile lottatore, corridore, giocatore di
pallone, saltatore; insomma, un atleta completo nella pratica di
tutti gli sport indiani. Benché Osceola non avesse ricevuto
un’educazione formale, riuscì ugualmente a crearsi un discreto
bagaglio culturale, derivante principalmente dall’osservazione,
dall’imitazione e dai tentativi fatti per imparare…nonché dagli
errori.
Nel 1813, quando aveva all’incirca nove anni, Osceola insieme a sua
madre Polly e a sua nonna Ann, furono costretti a lasciare la loro
casa e a fuggire nelle paludi della Florida del nord, perchè un
gruppo di soldati e di White Creek assaltarono e incendiarono il
loro villaggio. Questo episodio rimase per lungo tempo fortemente
radicato nella giovane mente di Osceola, e fu la causa dei continui
spostamenti della famiglia.
Durante questo periodo di vagabondaggio, Osceola e la sua famiglia
cercarono rifugio a Fort Negro, un forte britannico abbandonato dove
molti fuggitivi, negri e indiani, erano sopravvissuti senza troppi
problemi finchè le truppe statunitensi non lo avevano attaccato.
Ancora una volta, Osceola, Polly e Ann furono costretti a fuggire
nella palude. Il loro vagabondare giunse al termine quando essi si
unirono alla banda di Peter McQueen (lo zio di Polly), un gruppo
composto da circa mille Red Stick, insieme al quale essi emigrarono
in Florida. Alla fine, alla ricerca continua di una sistemazione
sicura, la famiglia si stabilì nella zona centrale della Florida.
Ma le truppe statunitensi riuscirono a scoprire dove si trovava
Osceola con la sua famiglia, e guidate da una banda di White Stick,
attaccarono l’accampamento uccidendo molti dei guerrieri di McQueen.
Alcuni dei guerrieri sopravvissuti fuggirono nella boscaglia, mentre
Osceola, sua madre, sua nonna ed altri guerrieri furono catturati.
Nonna Ann tentò di assicurare la libertà ai suoi cari promettendo
che, se Osceola e Polly fossero stati liberati, avrebbe cercato di
convincere McQueen e gli altri sopravvissuti ad arrendersi…. una
promessa che non avrebbe potuto essere onorata vista la necessità
che le truppe USA avevano di rimanere all’inseguimento dei vari
gruppi di guerrieri in fuga.
Durante gli anni in cui visse come un fuggitivo, Osceola imparò a
diffidare dei bianchi, ma molta della sua rabbia era diretta ai
Creek del nord che nel 1814 avevano firmato il trattato di Andrew
Jackson durante la Creek War. Il suo risentimento era diretto anche
verso i Creek del sud che si erano alleati con i bianchi, come ad
esempio i guerrieri Creek che avevano preso parte all’attacco a Fort
Negro insieme a Jackson. A causa di tutti questi avvenimenti, ormai
Osceola considerava sé stesso un indiano Seminole. Iniziò anche a
rendersi conto che l’unica differenza tra Seminole e Creek
consisteva nel fatto che i Seminole erano indiani Creek che si erano
stabiliti in Florida.
Osceola ebbe due mogli, come usavano gli indiani. La sua prima
moglie era una donna Indiana molto dolce di nome Rugiada del Mattino
o Che cho la. Osceola la incontrò mentre si stava dissetando ad un
torrente quando ella aveva soltanto 15 anni. Rugiada del Mattino
parlava inglese, e spesso fece da interprete al marito (questo
particolare ha fatto sì che ella abbia contribuito a scrivere la
storia dei Seminole). Suo padre era un Seminole e sua madre una
donna di colore fuggita dai bianchi e rifugiatasi tra gli indiani
molti anni prima.
Osceola doveva avere più o meno 22 anni quando incontrò e sposò la
sua prima moglie, Rugiada del Mattino. Purtroppo non vi sono molte
informazioni circa la sua seconda moglie. Si pensa che questa
carenza di dettagli possa essere dovuta in parte al fatto che le
donne Seminole evitavano quasi sempre i contatti con i bianchi.
Ricerche svolte recentemente indicano che Osceola avrebbe avuto
circa 30 anni quando, nel 1834, sposò la sua seconda moglie, prima
dello scoppio della Seconda Guerra Seminole.
Ci si potrebbe domandare in che modo le due mogli di Osceola
avessero potuto coesistere, e quale fosse la natura dei loro
rapporti. Di sicuro, le sue due “metà” vivevano in perfetta armonia
dal momento che dividevano la stessa tavola, ma dormivano in dimore
separate.
Dall’unione di Osceola con Rugiada del Mattino nacquero quattro
figli. In ogni caso, molte delle ricerche svolte sulla sua vita
parlano di due mogli e due figli che sarebbero stati al suo fianco
durante le ostilità e la prigionia che seguì. Si dice anche che le
mogli e due figli fossero accanto a lui quando nel 1838 morì all’età
di 34 anni.
Strategia militare e tattica
Osceola acquisì molte conoscenze di tipo militare osservando i
soldati nelle postazioni militari statunitensi, in particolar modo
ai Forti Brooke e King. Il suo talento in campo militare era così
spiccato che alcuni soldati credevano fosse un graduato di West
Point.
Molti storici hanno scritto del genio militare di Osceola. La sua
tattica di rapide schermaglie seguite da altrettanto rapide ritirate
era spesso in contrasto con la lenta e scomoda tattica dei soldati
bianchi.
Lo storico McNeer riassume così una delle schermaglie di Osceola
"Ebbe luogo un combattimento che mise in giro l’incredibile voce che
Osceola fosse un graduato di West Point... in un luogo dopo l’altro
si videro esplodere dal nulla episodi di guerra … sono passati nove
mesi da quando le truppe si sono scontrate con gli indiani in un
combattimento vero e proprio … e all’improvviso vi fu uno di quei
rapidi attacchi a piedi che iniziavano con un’imboscata e finivano
di lì a poco con la sparizione degli indiani nella foresta o nella
palude. Per le truppe si era trattato di una lunga marcia affiancate
dai carri carichi di bagagli e provviste; un’avanzata durante la
quale i soldati avrebbero dovuto scovare i predatori indiani ma che
in realtà si rivelò un fallimento…”
Durante la sua prigionia a Fort Moultrie, nel corso di una
conversazione con il dott. Weedon, il medico che si occupava di lui,
Osceola, in modo scherzoso e con un po’ di presunzione, descrisse le
strategie militari adoperate dagli indiani e dai bianchi. Lo storico
McNeer descrive in questo modo la conversazione di Osceola con il
dottor Weedon : “Egli si alzò ed iniziò ad imitare i soldati.
Dapprima mostrò come combattono i bianchi, caricando e facendo
fuoco. Poi mostrò in che modo gli indiani organizzano le schermaglie
e le ritirate.”
Vi sono altre testimonianze del genio militare di Osceola e degli
effetti che provocò sul consiglio dei capi: “Osceola divenne lo
spirito guida delle guerre lunghe e disperate. Audace e risoluto
nelle azioni, letale e sistematico nella vendetta, freddo, ingegnoso
e perspicace durante i consigli, nel corso dei quali parlava
pochissimo. Egli faceva degli altri capi i propri strumenti, e
quello che essi mostravano in pubblico non era altro che il
risultato dei suggerimenti segreti dell’invisibile maestro.”
Il generale Jesup, un ufficiale statunitense che aveva portato
avanti con Osceola un negoziato ingannevole, credeva che “un
ufficiale USA e i suoi uomini sarebbero stati in grado di
sconfiggere una banda eterogenea di ex schiavi con i loro alleati.
Nessun ufficiale dell’esercito statunitense avrebbe negoziato con
esseri tanto inferiori.”
In nessuna occasione Osceola fu alla guida di un gruppo di più di
1500 guerrieri Seminole per combattere contro almeno 40.000 soldati
statunitensi. In una guerra costata agli Stati Uniti 40 milioni di
dollari, ed un numero di morti superiore a 1500, Osceola combattè
una guerriglia mirata ed efficace durante la quale sconfisse i
migliori ufficiali dell’esercito USA, compresi i generali Duncan
Clinch, Winfield Scott, E.P. Gaines, e Thomas S. Jesup.
Leadership
Anche se non aveva una posizione specifica all’interno della sua
tribù, Osceola fu in grado di diventare un leader molto apprezzato
tra la sua gente.
Quando ebbe all’incirca 18/20 anni, egli si recò più volte a Fort
Brooke in Florida per osservare gli addestramenti delle truppe
bianche. Ma mentre Osceola guardava attentamente i soldati, dal
canto loro essi osservavano lui. Louis, un nero che faceva
l’interprete al forte, venne mandato da un capitano ad accertare
l’identità di Osceola. Questo è quello che Louis riferì al capitano
dopo aver parlato con Osceola: “Egli è un Mickasukee, un Red Stick e
il miglior cacciatore, corridore e guerriero che ci sia.”
In seguito, ai Seminole venne proibito di avvicinarsi alle coste.
Osceola, dovendo stare lontano da Fort Brooke che si trovava nella
baia di Tampa, si trasferì vicino a Fort King. Qui, egli si unì ad
una banda di Red Stick che vivevano in un villaggio nella palude
Wahoo, situato 100 miglia a nord della baia di Tampa. È in questo
luogo che i giovani guerrieri iniziarono ad ascoltare Osceola, ed
egli iniziò a guadagnarsi il loro rispetto e la loro obbedienza.
Quanto fosse grande l’abilità di leader di Osceola divenne evidente
nel corso degli anni. Egli ostacolò i generali USA nei loro
tentativi di eliminazione della polizia Indiana, come nel caso del
generale Thomas Wiley. Wiley, consapevole della crescente influenza
che Osceola possedeva come leader, nel novembre 1835 interrogò il
Capo Charlie Amethla circa le intenzioni e l’autorità di Osceola,
proprio mentre Capo Amethla si stava preparando a lasciare il suo
villaggio sul fiume Withlacoochee per raggiungere i Seminole alla
baia di Tampa. “Charlie, parlami di quell’indiano selvaggio di
Powell (come egli chiamava Osceola). Ha molta influenza sulla sua
gente? I capi sono d’accordo con lui?”.
La risposta di Charlie fu semplice: “Osceola ha molti giovani
guerrieri con sè. E molti capi stanno ascoltando la sua voce
adesso”.
Osceola fu anche un leader che seminò il terrore nei cuori dei
soldati bianchi. Questa situazione fu testimoniata anche dal
generale Call, che era stato inviato da Washington D.C., alla guida
di un esercito di volontari, per proteggere i coloni. Quando il
generale Clinch, insieme al generale Call, stava progettando la
strategia per l’attacco al quartier generale dei Seminole nella Baia
del Withlacoochee, Call, parlando dei volontari che lo avevano
seguito, disse: “Hanno paura di Capo Jumper, di Capo Alligatore e di
Osceola”.
Correva l’anno 1836 e la guerra divampò in tutta la Florida. In
questa occasione, Osceola non venne riconosciuto soltanto come
“leader di guerra” famoso in tutto il Paese per la sua audacia, la
sua energia e la sua abilità, ma anche e soprattutto per la sua
etica. Ad esempio, quando Osceola sferrava un attacco alla guida dei
suoi guerrieri, non aveva alcuna pietà per i nemici, ma a nessuna
donna o bambino venne mai fatto del male. “Io faccio la guerra ai
soldati bianchi,” disse con orgoglio, “perchè sono un guerriero. Non
combatto donne e bambini”.
Osceola, più di ogni altro leader nativo americano, incarnò lo
spirito della resistenza indiana alla dominazione dei bianchi. Egli
venne descritto come il George Washington dei Seminole. Anche i
rituali indiani, come la Danza del Grano Verde, ebbero un ruolo
importante nello sviluppo della sua posizione di leader. La sua
figura e la sua autorità erano sentite in modo particolare tra i
giovani Seminole, che a tempo debito lo seguirono ad occhi chiusi.
Osceola, in qualità di leader, affrontò i suoi doveri con riverenza,
fermezza e con quel fair play diplomatico che invitava
all’obbedienza.
Osceola, il coraggioso e accanito guerriero Seminole, guarda dritto
negli occhi di chi osserva questo dipinto di Christopher M.Still.
La sua mano destra punta verso una nave adibita al trasporto degli
indiani verso una riserva dell'ovest; l'altra mano impugna un
coltello la cui lama è conficcata con determinazione in un foglio
che simboleggia un documento USA.
I volti che si possono scorgere sui tronchi delle palme evocano gli
spiriti di tre capi indiani, uno per ogni guerra combattuta da
Osceola.
Questi e altri simboli richiamano le lotte alle quali i Seminole
della Florida presero parte durante il Periodo Territoriale
(1821-1845)
Osceola, così profondamente ammirato dalla sua gente, ebbe tuttavia
l’unico merito di perseguire e ottenere il totale coinvolgimento del
suo popolo. Cosa strana per quei tempi, egli ebbe modo di inserire
le donne nell’organico dei commissariati comunali, ottenendo così da
esse cibo e altri generi di sostegno per i guerrieri. In questo
modo, anche se spesso le donne non partecipavano alle azioni di
guerra, Osceola ebbe la capacità di trarre vantaggio da questa
situazione.
Egli attraversò anche periodi di solitudine e di dubbi riguardo alla
sua capacità di leadership. Su cosa si interrogava e in che modo
Osceola valutava la propria abilità? Una volta, mentre insieme ai
suoi guerrieri si era accampato a Withlacoochee Swamp, Osceola uscì
dal cerchio di fuoco, e si mise a fissare una stella nel cielo buio
della notte. La sua gente era tutta intorno a lui. Egli vide donne,
bambini e guerrieri spinti dall’uomo bianco verso una potenziale
distruzione. Osceola pensò che “tutto ciò non aveva senso. Il Paese
era grande abbastanza per tutti. Gli indiani non avevano mai chiesto
altro se non poter vivere in pace.”
Si dice che, mentre tornava al suo accampamento, egli sentì forte
dentro di sè la solitudine del comando, della posizione di capo che
ricopriva per la propria gente. Pensò a quanto avesse desiderato di
essere un leader, guardando però al comando sempre con la passione
che lo legava al suo popolo. In quel momento però egli era per loro
la figura più importante in una guerra crudele che avrebbe potuto
rivelarsi sbagliata. Arrivò alla conclusione che, tra i Seminole,
nessuno poteva vantare il carisma che egli aveva sulla sua gente. Il
coraggio che essi dimostravano combattendo proveniva principalmente
da lui; di conseguenza, egli avrebbe dovuto essere un leader
fermamente deciso a vincere.
“Forse dovremo dare la vita per ottenere la vittoria, ma i figli dei
miei figli cammineranno su questa terra”.
Gli storici affermano che Osceola, nel suo ruolo di leader, abbia
ispirato alla sua gente, e in modo particolare ai giovani, un forte
senso di identità tribale.
Tutto il suo popolo giunse a percepire di essere parte di una
nazione unificata, piuttosto che un conglomerato di bande o clan.
Egli aveva dato loro un obiettivo: la difesa dei loro diritti
tribali nella loro madreterra.
Come molti grandi leader rivoluzionari americani, Osceola rischiò di
dimostrarsi sciovinista guidando la sua gente verso questo
obiettivo, ma era profondamente sincero. Egli pensava che fosse
molto importante che agli indiani venisse restituita la loro
condizione umana.
Prima di essere guidati da Osceola, i guerrieri Seminole e i loro
capi erano stati umiliati dall’uomo bianco, accettando il suo aiuto
sotto forma di cibo e denaro, sentendosi così in debito per questo.
Benché Osceola non riuscì a cancellare completamente questa
dipendenza, la ridusse drasticamente.
[continua]
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