Su
In pillole
I suoi film

 


A cura di Stefano Jacurti

Sam Peckinpah

I

rascibile, violento, alcolizzato,defenestratore di produttori, grande amico,cuore tenero con le prostitute, figlio di un irlandese e di una messicana, dicono avesse sangue indiano nelle vene. Un vero westerner, forse l’ultimo..questi era Sam Peckinpah regista di "Pat Garrett e Billy the Kid", "La ballata di Cable Hogue", "L’ultimo Buscadero" e molti altri. Egli forse seppe meglio raccontare di altri un west duro, violento, triste e malinconico dove spicca sempre la figura del loser, dove non ci sono ideali, patria, famiglia, dove l’unico sentimento da salvare e’ quello dell’amicizia virile in un contesto, amaro e pessimista vedi l’indimenticabile "Mucchio selvaggio" (novantamila proiettili a salve sparati per girarlo). Peckinpah, era un tipo pronto ad usare metodi alla Tex Willer quando le cose sul set non andavano, di carattere fumantino  era uno che non si lasciava passare la mosca al naso. I suoi principali nemici nel mondo del cinema ma anche le sue principali vittime, furono i produttori con i quali  si scontrò spesso nella sua carriera registica, causa i tagli  ( vere e proprie amputazioni) ai suoi film. Uno su tutti, "Sierra Charriba", fu letteralmente massacrato in fase di montaggio.

Così  lo ricorda lo scrittore Max Evans  il suo amico più caro: ”Era un pazzo, un genio, un innovatore, un vampiro, una persona leale, un imbroglione, un uomo che anticipava il futuro, uno che  arrivava sul set come un generale in battaglia”. Immaginiamolo quindi alla maniera di Robert Duvall nordista-elicotterista della cavalleria dell’aria in Apocalypse Now ma anche munito di un retroterra ed una capacità filmica di grandissimo spessore tanto da indurre Carlton Heston a lavorare gratis (unico caso della storia del cinema) pur di fargli finire Sierra Charriba.

I suoi film, non tutti western, hanno lasciato il segno indelebile di  vera poesia nichilista e sorprende come  su di lui siano stati scritti in Italia così  pochi libri. Quante volte i cinefili hanno citato la sequenza finale del Mucchio Selvaggio come capolavoro di montaggio realizzato con 3643 inquadrature che combina ralenti a flash subliminali uniti al grande impatto emotivo sugli spettatori, condotti passo dopo passo dai quattro desperados  fin dentro il covo del generale Mapache prima della mattanza finale di un western che è allo stesso tempo uno dei più malinconici e  violenti di tutta la filmografia a stelle e pistole. Quante volte chi ama il suo tipo di cinema si sarà chiesto come fa uno nel west dopo averne viste di tutti i colori, a morire investito da una macchina come accade a Jason Robards nella "Ballata Cable Hogue".

Ma Peckimpah ti sorprende anche quando va in trasferta  spedendo un timidissimo Dustin Hoffman in Inghilterra con mogliettina ed occhialini, per  trasformarsialla fine come quelli del Wild Bunch in "Cane di paglia", un mucchio selvaggio in un interno… Oppure quando racconta una sfida on the road nel west di oggi tra camionisti e polizia in "Convoy" o si diverte a mandare in giro per il Messico un uomo con la testa di un altro chiusa in un sacco in "Voglio la testa di Garcia".  Ma se amiamo i nostri cari, i nostri vecchi,  come non tifare per Steve Mac Queen in gara al rodeo della vita affinché  possa regalare al padre il denaro che serve per farlo partire in cerca di una nuova frontiera in "L’Ultimo Buscadero"?

Strano il destino di molti negli anni settanta, amati oppure odiati. Peckimpah era tra questi. Infatti, oltre alla vasta schiera di assoluti estimatori del suo cinema c’erano quelli (e non erano pochi) che lo additavano come  fascista, pazzo sanguinario, reazionario, ma da tempo Peckimpah ha lasciato un grande vuoto e  forse tranne qualche blasonata eccezione, il western senza  più il suo stile scarno, senza più i suoi perdenti ed il suo ralenty ossessivo, senza più i protagonisti peckimpahiani maturi e sul viale del tramonto non è stato più lo stesso. Hollywood, dal 1984, anno della sua morte, non lo vede  più sbattere la porta ed andarsene dopo l’ennesima lite con il produttore “defenestrato” ed oggi Bob Dylan  che lavorò con lui in "Pat Garrett e Billy the Kid", con quei capelli bianchi e arruffati sembra  proprio un personaggio dei suoi film. Per questo nonostante gli anni che passano, ci manchi e ci mancherai  Sam, dannato figlio di pu**ana!

 

Grande Sam. Un vero westerner, forse l’ultimo..questi era Sam Peckinpah regista di "Pat Garrett e Billy the Kid", "La ballata di Cable Hogue", "L’ultimo Buscadero" e molti altri.

Giù: Sam Peckinpah

 

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