La fine della sua pista
uello che il Capo guerriero non conosceva però,
era la vita delle riserve, che dopo la battaglia dell’erba grassa,
il Little Bighorn, erano passate sotto il controllo dell’esercito,
diventando, in tal modo, anche ufficialmente campi di prigionia. In
questa sorta di luoghi quelli che erano i fondamenti della cultura
Lakota non esistevano più. Libertà, modo di vivere, valori
tradizionali non avevano ormai significato, così il potere (e non il
prestigio - nella cultura Lakota infatti il potere non esisteva e
neanche il capo più grande poteva ordinare qualcosa ad un altro
uomo) si otteneva a seconda della vicinanza al padrone bianco. Si
viveva di elemosina, così i leccapiedi, i traditori e coloro che
vincevano le battaglie interne per il comando della fame erano i
capi: ormai si doveva ragionare con l’ottica e lo stile
dell’invasore, pena l’estinzione anche fisica.
La verità è che gli indiani d’America furono vinti, non solo dalle
guerre, non solo dalla fame, non solo dalle epidemie studiate a
tavolino, né dal whisky, ma dal totale annullamento della loro
identità e dignità, che sfocerà col divieto della celebrazione dei
propri riti, della propria religione e con la strage di Wounded Knee(1890).
Fu così che Cavallo Pazzo visse i pochi mesi della sua vita da
indiano delle riserve, tra i vari capi, Nuvola rossa in testa,
gelosi di lui, pronti a mettere, continuamente, sospetti negli occhi
dei bianchi che stavano imparando ad apprezzare la grandezza di
quell’Uomo sacro. Visto come ostacolo, dai suoi, per il
raggiungimento del potere (intendiamoci il potere della miseria) e
dai bianchi, per il totale annientamento dei Lakota, che a Lui solo,
e con amore e ardore, guardavano. Così, dopo mille intrighi, quando
come ultima richiesta, per la concessione della bugia di una riserva
propria, venne chiesto al piccolo capo Oglala dai capelli ricciuti
di combattere I Nez Perces di capo Giuseppe(da sempre amici dei
bianchi)uno sporco e vile interprete tradusse una frase di
rassegnazione in una di guerra (combattere l’ultimo Nez Perces in
Combattere l’ultimo bianco). Ecco dunque che, sotto la luna delle
prugne (31 Agosto), quando si sparse la voce che il guerriero Lakota,
sarebbe fuggito per tornare alla guerra, fu trovato il pretesto. Ma
dove sarebbe potuto fuggire, disarmato e circondato dai soldati? Lui
che ai suoi amici che parlavano di guerra aveva detto “ormai voglio
la pace e solo la pace, sono un Lakota, non un wasichu, ho una sola
parola”. Tashunka Uitko fu chiamato per chiarire l’equivoco, ma era
un tranello, a tradimento fu fatto prigioniero. Al forte gli venne
incontro un uomo della polizia indiana, un uomo che conosceva molto
bene, Piccolo Grande Uomo, lo salutò, ma non poté stringergli la
mano, sarebbe stato troppo doloroso. Così fu portato in un edificio,
con la scusa che, data l’ora tarda, avrebbe potuto parlare col
comandante solo l’indomani e sarebbe stato meglio riposare. Sulla
soglia della porta, un tanfo di aria cattiva, come quella dei luoghi
chiusi, lo invase e nel buio della sera vide le sbarre e le catene
della prigione, la più atroce paura di un indiano. Come un animale
ferito si tolse la coperta di dosso e sguainò il coltello nascosto,
ma Piccolo Grande Uomo lo conosceva, era un gran guerriero, così
riuscì a bloccargli i polsi. Nel duro duello che seguì, Tashunka
ferì l’amico, ma per due volte incontrò la baionetta del soldato
semplice William Gentles nella schiena: con la prima gli fu trafitto
un rene, con la seconda l’intestino...Fermato da uno del suo popolo
dava compimento alla visione.
“Basta amici, mi avete già ucciso” e si accasciò al suolo. Morì
quella notte, sulla terra Lakota, rifiutando il letto dei bianchi,
tra le braccia del suo più vero compagno, Tocca le Nuvole dei
Mineconju, con il suo amico, l’ufficiale medico Gillycuddy e suo
padre che lo copriva di erbe sacre: Salvia, Tabacco, Corteccia di
salice rosso, cervello e cuore di aquila tritati. Morì poco prima di
mezzanotte, il 5 settembre 1877. Dopo una luna di veglie il suo
corpo fu sepolto in un luogo segreto nella zona di Chenkpe Opi
Wakpala(wounded knee) e, ancora oggi, solo 7 sciamani Oglala sanno
il luogo esatto.
I Lakota furono trasferiti sul Missouri dove morirono in molti
ancora prima di tornare
alle riserve attuali. Ma Tashunka, come il suo popolo sa, non è
morto, nella prateria che fu sua,capita di veder un falco rosso al
sibilo di un fischietto d’osso d’aquila, il suo fischietto da
guerra. Egli vive, perché i sogni non possono morire e lui fu il
sogno più grande, la libertà. La sera del 5 stringete quattro
strisce colorate, una rossa, una gialla, una nera ed una bianca,
ricordatevi che “un uomo può guardarne un altro dall’alto in basso
solo per aiutarlo a rialzarsi”(G.G. Marquez), pensate che sarete
morti solo quando vi avranno levato fino alla speranza della
libertà.
Quella sera, purificate il cuore e lo spirito, sedetevi al vento,
respirate profondamente più volte e quando sentirete voi stessi,
quando sarete un tutt’uno col battito che vi pulsa tra le vene,
urlate un nome agli spiriti della sera: Tashunka Uitko…
Gli spiriti non dimenticano. |