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La lettera

 


Uno speciale di Michele De Concilio

I fatti

L

a fredda alba del 29 novembre 1864 vide il colonnello John M. Chivington intento a studiare come meglio disporre le forze ai suoi ordini: 750 volontari del Colorado e 4 pezzi da campagna Howitzers. Davanti a lui si stendevano per circa un miglio lungo il Sand Creek i tepee dei Cheyenne e dei loro alleati Arapaho. Il leader riconosciuto della coalizione era il capo Cheyenne Caldaia Nera.

Gli atti di quel giorno avrebbero fatto del colonnello Chivington un eroe. Ben presto però agli occhi dell’opinione pubblica egli divenne un vile furfante in seguito alle testimonianze rese dinanzi ad una commissione del Senato nell’ambito del 39° Congresso nel marzo del 1865. Gli avvenimenti del Sand Creek sono sempre stati descritti come un immane massacro perpetrato ai danni di un’innocua comunità di nativi americani (per la maggior parte donne e bambini) da parte di un indisciplinato reggimento di uomini assetati di sangue. Tuttavia, negli anni successivi Chivington fu sempre considerato con onore dalla gente del Colorado, tanto da dare ad una città il suo nome.

Le gesta di Chivington nel territorio del Colorado ebbero inizio nell’aprile del 1861, quando il governatore W. Gilpin lo pose al comando di un reggimento di volontari. In quel periodo la tensione tra i coloni bianchi e le tribù Cheyenne e Arapaho cresceva visibilmente poiché i pascoli un tempo meta delle migrazioni dei bisonti venivano occupati dalle fattorie dei bianchi. In principio gli indiani tentarono di accettare la situazione come temporanea. Lo stesso Caldaia Nera si recò a Denver in amicizia per ribadire che, dopotutto, quella era terra indiana e che i bianchi fossero solo di passaggio verso territori più a ovest.

I Cheyennes continuarono le loro scorrerie contro gli Utes e i Pawnee, terrorizzando i coloni al loro passaggio, rubando talvolta bestiame e provviste. Queste attività cessavano d’inverno e in questo periodo di pace stagionale gli indiani chiedevano al governo cibo e coperte.

Di anno in anno, però, la situazione degenerava. L’11 giugno 1864 giunsero a Denver i corpi mutilati di Nathan Hungate e della sua famiglia. Il panico e l’orrore furono generali. In più le continue scorrerie ridussero le scorte alimentari e dei beni di prima necessità. Per evitare quella che si temeva una rivolta indiana, fu riferito ai capi delle varie tribù di recarsi presso i forti militari per ricevere cibo e protezione. All’inizio di luglio, al capo dei kiowa, Satanta, fu impedito di entrare a Fort Larned in Kansas. Lui e i suoi guerrieri reagirono ferendo una sentinella e razziando un’intera mandria di cavalli. Quando alcuni capi Cheyenne e Arapaho giunsero al forte recando una bandiera bianca, furono accolti a cannonate. La rabbia crebbe in seno alle varie nazioni indiane: la stagione della guerra era iniziata. Molti coloni vennero sterminati, vari ranches furono dati alle fiamme, la ferrovia fu attaccata più volte. A metà agosto, il governatore Evans fece sapere al ministro della guerra E. Stanton che numerose bande di indiani razziavano i dintorni di Denver e alla fine di settembre il colonnello Chivington ricevette dal generale Davis l’ordine di catturare gli indiani colpevoli. Il 28 settembre, Chivington e il Governatore Evans incontrarono Caldaia Nera, Antilope Bianca e altri capi a Camp Weld, presso Denver. Cosa fu stabilito in quella sede è tuttora oggetto di controversia. Caldaia Nera venne a chiedere la pace pur riconoscendo che 13 bande di Sioux, Arapaho, Kiowa, Comanche e alcuni dei suoi Cheyennes era ancora sul sentiero di guerra. Ma Evans gli disse che non era più in suo potere negoziare: la faccenda era in mano ai militari. A quel punto, Chivington si rivolse ai capi indiani presenti dicendo: «Non sono un grande guerriero, ma ai miei ordini ho tutti i soldati di questo territorio. Il mio compito è di combattere bianchi o indiani fino a quando essi non depongano le armi e si sottomettano all’autorità militare». Aggiunse anche che gli indiani avrebbero potuto andare a Forte Lyon “quando sarebbero stati pronti”. Doveva essere una resa completa. In ottobre, il capo Mano Sinistra condusse circa 40 Arapaho alla resa. Caldaia Nera e la sua banda di circa 400 individui non si fece vedere. Il 2 novembre fu nominato comandante di forte Lyon il maggiore Scott Anthony affinché non fosse “morbido” con gli indiani come il suo predecessore, il maggiore E. Wanshear Wynkoop. Nello stesso periodo, 650 Arapaho guidati dal capo Piccolo Corvo giunsero al forte in cerca di cibo. Dopo una settimana, il comandante del forte li mandò via a cacciare i bisonti.

Caldaia Nera e Cofano di Guerra vennero a chiedere la pace dal maggiore Anthony. Ma questi non potendo negoziare la pace li mandò presso Sand Creek, 35 miglia a nord del forte, con la promessa che li avrebbe richiamati non appena avesse ricevuto ordini per il negoziato di pace. Cosa che egli non fece, anzi comunicò a Curtis dove si erano accampati gli indiani e che lui stesso li avrebbe attaccati se avesse avuto truppe a sufficienza. Intanto Caldaia Nera, che non dubitava per niente delle intenzioni del maggiore, pose il suo campo al quale in seguito si aggregarono circa 700 Arapahoes del capo Mano Sinistra.

Il generale Curtis ordinò a Chivington di inseguire e castigare i Cheyennes e gli Arapahoes senza prestare attenzione alle linee di confine. Nessuna concessione doveva essere fatta e nessuna pace stipulata senza il suo consenso. Il colonnello sapeva che il 3° rgt. Volontari del Colorado era stato arruolato alla fine di agosto per soli 100 giorni. I suoi uomini erano stanchi della vita del campo e di essere derisi in quanto non avevano mai partecipato ad una battaglia. Dati gli ordini ricevuti, quello era proprio il momento di passare all’azione. Allo stesso tempo, anche l’agente indiano Colley mandò a dire che la coalizione di tribù andava punita per i suoi atti ostili. I Cheyennes e gli Arapahoes dovevano smetterla con il loro giochino di fare la guerra in estate e la pace d’inverno.

Il 24 novembre 1864 il colonnello Chivington si pose in marcia al comando del 3° Cavalleria Volontari del Colorado al completo, più tre compagnie del 1° Cavalleria e quattro howitzers. L’inizio di una tempesta rese molto difficoltosa la marcia di quegli uomini male equipaggiati. Il cammino fu molto duro: bivaccavano nel ghiaccio alle 10 di sera per svegliarsi già alle 4 del mattino. Quando, nel pomeriggio del 28, giunsero a fort Lyon, il maggiore Anthony non menzionò la visita di Caldaia Nera. Disse solo che gli indiani ostili – circa un migliaio - erano accampati a Sand Creek e altri 2000 erano poco più a nord, nella regione del fiume Smoky Hill. Immediatamente fu dato l’ordine di marcia: partenza alle 8 pomeridiane e rapido avvicinamento notturno verso il campo nemico.

Alle prime luci dell’alba i soldati erano a circa un miglio dal villaggio. Chivington pianificò di circondare il campo e di catturare i cavalli che pascolavano in due mandrie ai margini del campo, per impedire a quei formidabili cavalieri che erano gli indiani di esprimere il loro meglio in battaglia. Molti giovani ufficiali che erano stati col precedente comandante insistevano con la tesi che quelli fossero indiani pacifici e che sarebbe stato disonorevole attaccarli in quanto il maggiore Wynkoop aveva dato la sua parola d’onore che in attesa della pace essi non sarebbero stati attaccati.

Il colonnello, sebbene la fonte non sia del tutto attendibile, rispose che i Cheyennes si erano resi colpevoli di sanguinose razzie, uccisioni e torture anche a danno di donne e bambini, e il loro capo riconosciuto era Caldaia Nera. Era quindi giusto e onorevole utilizzare qualsiasi mezzo disponibile per eliminare quella gente e che fosse maledetto chiunque avesse simpatia per loro.

Una parte delle truppe fu dispiegata per catturare i cavalli, mentre i cannoni caricati a mitraglia furono puntati verso il villaggio. Alcune donne che erano all’esterno diedero l’allarme e tutti, guerrieri, donne e bambini corsero fuori. Ciò che accadde dopo, battaglia o massacro, è tuttora incerto. Probabilmente la carica iniziale dei cavalleggeri fu respinta da una linea di circa 100 guerrieri. Capo Antilope Bianca fu visto cadere durante questa prima carica. La successiva, portata anche sui fianchi, spinse gli indiani verso la sponda del ruscello dove essi si difesero scavando delle trincee nella sabbia. Le ostilità durarono fino alle 4 del pomeriggio circa. Gli indiani erano in fuga, alcuni a piedi altri a cavallo, verso Smoky Hill. Quella notte le truppe di Chivington restarono allertate temendo un contrattacco degli indiani. Nel suo primo rapporto a Curtis, il colonnello disse che 500 indiani, tra cui Caldaia Nera, erano morti in una delle più sanguinose battaglie combattuta in quelle terre. In realtà le vittime tra gli indiani furono di meno e Caldaia Nera non era tra esse in quanto egli morì quattro anni dopo nella battaglia di Washita.

 

Scorrerie. I Cheyennes continuarono le loro scorrerie contro gli Utes e i Pawnee, terrorizzando i coloni al loro passaggio, rubando talvolta bestiame e provviste.

 

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