I fatti
a fredda alba del 29
novembre 1864 vide il colonnello John M. Chivington intento a studiare
come meglio disporre le forze ai suoi ordini: 750 volontari del
Colorado e 4 pezzi da campagna Howitzers. Davanti a lui si stendevano
per circa un miglio lungo il Sand Creek i tepee dei Cheyenne e dei
loro alleati Arapaho. Il leader riconosciuto della coalizione era il
capo Cheyenne Caldaia Nera.
Gli atti di quel giorno
avrebbero fatto del colonnello Chivington un eroe. Ben presto però
agli occhi dell’opinione pubblica egli divenne un vile furfante in
seguito alle testimonianze rese dinanzi ad una commissione del Senato
nell’ambito del 39° Congresso nel marzo del 1865. Gli avvenimenti del
Sand Creek sono sempre stati descritti come un immane massacro
perpetrato ai danni di un’innocua comunità di nativi americani (per la
maggior parte donne e bambini) da parte di un indisciplinato
reggimento di uomini assetati di sangue. Tuttavia, negli anni
successivi Chivington fu sempre considerato con onore dalla gente del
Colorado, tanto da dare ad una città il suo nome.
Le gesta di Chivington
nel territorio del Colorado ebbero inizio nell’aprile del 1861, quando
il governatore W. Gilpin lo pose al comando di un reggimento di
volontari. In quel periodo la tensione tra i coloni bianchi e le tribù
Cheyenne e Arapaho cresceva visibilmente poiché i pascoli un tempo
meta delle migrazioni dei bisonti venivano occupati dalle fattorie dei
bianchi. In principio gli indiani tentarono di accettare la situazione
come temporanea. Lo stesso Caldaia Nera si recò a Denver in amicizia
per ribadire che, dopotutto, quella era terra indiana e che i bianchi
fossero solo di passaggio verso territori più a ovest.
I Cheyennes continuarono
le loro scorrerie contro gli Utes e i Pawnee, terrorizzando i coloni
al loro passaggio, rubando talvolta bestiame e provviste. Queste
attività cessavano d’inverno e in questo periodo di pace stagionale
gli indiani chiedevano al governo cibo e coperte.
Di anno in anno, però,
la situazione degenerava. L’11 giugno 1864 giunsero a Denver i corpi
mutilati di Nathan Hungate e della sua famiglia. Il panico e l’orrore
furono generali. In più le continue scorrerie ridussero le scorte
alimentari e dei beni di prima necessità. Per evitare quella che si
temeva una rivolta indiana, fu riferito ai capi delle varie tribù di
recarsi presso i forti militari per ricevere cibo e protezione.
All’inizio di luglio, al capo dei kiowa, Satanta, fu impedito di entrare a
Fort Larned in Kansas. Lui e i suoi guerrieri reagirono ferendo una
sentinella e razziando un’intera mandria di cavalli. Quando alcuni
capi Cheyenne e Arapaho giunsero al forte recando una bandiera bianca,
furono accolti a cannonate. La rabbia crebbe in seno alle varie
nazioni indiane: la stagione della guerra era iniziata. Molti coloni
vennero sterminati, vari ranches furono dati alle fiamme, la ferrovia
fu attaccata più volte. A metà agosto, il governatore Evans fece
sapere al ministro della guerra E. Stanton che numerose bande di
indiani razziavano i dintorni di Denver e alla fine di settembre il
colonnello Chivington ricevette dal generale Davis l’ordine di
catturare gli indiani colpevoli. Il 28 settembre, Chivington e il
Governatore Evans incontrarono Caldaia Nera, Antilope Bianca e altri
capi a Camp Weld, presso Denver. Cosa fu stabilito in quella sede è
tuttora oggetto di controversia. Caldaia Nera venne a chiedere la pace
pur riconoscendo che 13 bande di Sioux, Arapaho, Kiowa, Comanche e
alcuni dei suoi Cheyennes era ancora sul sentiero di guerra. Ma Evans
gli disse che non era più in suo potere negoziare: la faccenda era in
mano ai militari. A quel punto, Chivington si rivolse ai capi indiani
presenti dicendo: «Non sono un grande guerriero, ma ai miei ordini ho
tutti i soldati di questo territorio. Il mio compito è di combattere
bianchi o indiani fino a quando essi non depongano le armi e si
sottomettano all’autorità militare». Aggiunse anche che gli indiani
avrebbero potuto andare a Forte Lyon “quando sarebbero stati pronti”.
Doveva essere una resa completa. In ottobre, il capo Mano Sinistra
condusse circa 40 Arapaho alla resa. Caldaia Nera e la sua banda di
circa 400 individui non si fece vedere. Il 2 novembre fu nominato
comandante di forte Lyon il maggiore Scott Anthony affinché non fosse
“morbido” con gli indiani come il suo predecessore, il maggiore E.
Wanshear Wynkoop. Nello stesso periodo, 650 Arapaho guidati dal capo
Piccolo Corvo giunsero al forte in cerca di cibo. Dopo una settimana,
il comandante del forte li mandò via a cacciare i bisonti.
Caldaia Nera e Cofano di
Guerra vennero a chiedere la pace dal maggiore Anthony. Ma questi non
potendo negoziare la pace li mandò presso Sand Creek, 35 miglia a nord
del forte, con la promessa che li avrebbe richiamati non appena avesse
ricevuto ordini per il negoziato di pace. Cosa che egli non fece, anzi
comunicò a Curtis dove si erano accampati gli indiani e che lui stesso
li avrebbe attaccati se avesse avuto truppe a sufficienza. Intanto
Caldaia Nera, che non dubitava per niente delle intenzioni del
maggiore, pose il suo campo al quale in seguito si aggregarono circa
700 Arapahoes del capo Mano Sinistra.
Il generale Curtis
ordinò a Chivington di inseguire e castigare i Cheyennes e gli
Arapahoes senza prestare attenzione alle linee di confine. Nessuna
concessione doveva essere fatta e nessuna pace stipulata senza il suo
consenso. Il colonnello sapeva che il 3° rgt. Volontari del Colorado
era stato arruolato alla fine di agosto per soli 100 giorni. I suoi
uomini erano stanchi della vita del campo e di essere derisi in quanto
non avevano mai partecipato ad una battaglia. Dati gli ordini
ricevuti, quello era proprio il momento di passare all’azione. Allo
stesso tempo, anche l’agente indiano Colley mandò a dire che la
coalizione di tribù andava punita per i suoi atti ostili. I Cheyennes
e gli Arapahoes dovevano smetterla con il loro giochino di fare la
guerra in estate e la pace d’inverno.
Il 24 novembre 1864 il
colonnello Chivington si pose in marcia al comando del 3° Cavalleria
Volontari del Colorado al completo, più tre compagnie del 1°
Cavalleria e quattro howitzers. L’inizio di una tempesta rese molto
difficoltosa la marcia di quegli uomini male equipaggiati. Il cammino
fu molto duro: bivaccavano nel ghiaccio alle 10 di sera per svegliarsi
già alle 4 del mattino. Quando, nel pomeriggio del 28, giunsero a fort
Lyon, il maggiore Anthony non menzionò la visita di Caldaia Nera.
Disse solo che gli indiani ostili – circa un migliaio - erano
accampati a Sand Creek e altri 2000 erano poco più a nord, nella
regione del fiume Smoky Hill. Immediatamente fu dato l’ordine di
marcia: partenza alle 8 pomeridiane e rapido avvicinamento notturno
verso il campo nemico.
Alle prime luci
dell’alba i soldati erano a circa un miglio dal villaggio. Chivington
pianificò di circondare il campo e di catturare i cavalli che
pascolavano in due mandrie ai margini del campo, per impedire a quei
formidabili cavalieri che erano gli indiani di esprimere il loro
meglio in battaglia. Molti giovani ufficiali che erano stati col
precedente comandante insistevano con la tesi che quelli fossero
indiani pacifici e che sarebbe stato disonorevole attaccarli in quanto
il maggiore Wynkoop aveva dato la sua parola d’onore che in attesa
della pace essi non sarebbero stati attaccati.
Il colonnello, sebbene
la fonte non sia del tutto attendibile, rispose che i Cheyennes si
erano resi colpevoli di sanguinose razzie, uccisioni e torture anche a
danno di donne e bambini, e il loro capo riconosciuto era Caldaia
Nera. Era quindi giusto e onorevole utilizzare qualsiasi mezzo
disponibile per eliminare quella gente e che fosse maledetto chiunque
avesse simpatia per loro.
Una parte delle truppe
fu dispiegata per catturare i cavalli, mentre i cannoni caricati a
mitraglia furono puntati verso il villaggio. Alcune donne che erano
all’esterno diedero l’allarme e tutti, guerrieri, donne e bambini
corsero fuori. Ciò che accadde dopo, battaglia o massacro, è tuttora
incerto. Probabilmente la carica iniziale dei cavalleggeri fu respinta
da una linea di circa 100 guerrieri. Capo Antilope Bianca fu visto
cadere durante questa prima carica. La successiva, portata anche sui
fianchi, spinse gli indiani verso la sponda del ruscello dove essi si
difesero scavando delle trincee nella sabbia. Le ostilità durarono
fino alle 4 del pomeriggio circa. Gli indiani erano in fuga, alcuni a
piedi altri a cavallo, verso Smoky Hill. Quella notte le truppe di
Chivington restarono allertate temendo un contrattacco degli indiani.
Nel suo primo rapporto a Curtis, il colonnello disse che 500 indiani,
tra cui Caldaia Nera, erano morti in una delle più sanguinose
battaglie combattuta in quelle terre. In realtà le vittime tra gli
indiani furono di meno e Caldaia Nera non era tra esse in quanto egli
morì quattro anni dopo nella battaglia di Washita.
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