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Approfondimento storico e montaggio di Maurizio Biagini

Little Big Man

C

onosciuto in tutto il mondo per il film di Arthur Penn con Dustin Hoffman, Piccolo Grande Uomo è tratto da un romanzo di Thomas Berger del 1964, poco conosciuto in Italia, ma molto apprezzato in America e vincitore di numerosi importanti premi letterari. L'artifizio letterario su cui si basa è il racconto di un ultracentenario uomo della frontiera in una lunghissima intervista che ripercorre gli anni caldi del Far West e termina nel 1876, dopo la battaglia del Little Big Horn che l'uomo, Jack Crabb, afferma aver vissuto in prima persona, scampando miracolosamente alla morte. Il giornalista che nel romanzo lo intervista, definisce Crabb, come "un uomo cinico, rozzo, privo di scrupoli e se necessario anche spietato". Un uomo del West, insomma, dai modi bruschi e dal linguaggio un po' sboccato ma a cui non fa difetto la memoria, ricordando anche i minimi particolari della sua vita nel selvaggio ovest. Nell'artifizio letterario il giornalista che intervista Piccolo Grande Uomo/Jack Crabb, lascia più volte affiorare il dubbio che l'uomo possa essere un millantatore, e che si stia inventando di sana pianta tutte le sue avventure. Il dubbio è doveroso, in quanto tutta la storia del West è sempre mischiata tra fandonie e realtà, raccontate da testimoni veri o presunti, come Crabb.

Il mito del West, non è nato dopo che gli uomini bianchi, "la civiltà", avevano esplorato e cintato tutto il terreno possibile fino all'Oceano Pacifico, ma è cresciuto insieme ad esso, nei racconti intorno ai bivacchi o nei fumosi saloon tra un bicchiere di cattivo whisky e l'altro. I giornalisti e gli scrittori che raccontarono quel mondo lo fecero attingendo dalla memoria di esploratori, coloni, soldati e pistoleri, ed ingigantendone ulteriormente le gesta per renderle più avvincenti. 

Il dubbio che serpeggia nel romanzo finisce così per donare all'opera un'umoristica ambiguità adattissima alla materia della storia del west inestricabilmente intrecciato con la leggenda, sin dal momento in cui la storia stessa veniva scritta. A tal proposito vale la pena ricordare che mentre l'avanzata verso la frontiera era più che mai in corso, giravano per l'America delle mostre itineranti che raccontavano le gesta di banditi e sceriffi, indiani e cacciatori, mettendo in mostra reperti e foto ai curiosi cittadini.

Non c'era fiera a ovest o a est che non mostrasse qualche souvenir del far west o che non avesse le gesta di un pistolero da esibire o a volte addirittura un selvaggio indiano in catene da mostrare al pubblico curioso.

Il famoso circo di Buffalo Bill portò in tutto il mondo animali e uomini del selvaggio west esibendoli in selvaggi rodei o in rivisitazioni di episodi storici. Insieme a loro, solo pochi anni dopo Little Big Horn, si esibì, debitamente stipendiato, anche il grande Toro Seduto, e questo mentre ancora feroci lotte dovevano essere combattute tra bianchi e rossi.

Ma nel racconto di Crabb è presente il disincanto, non il tentativo di ammaliare l'ascoltatore. L'umorismo su indiani e soldati, pistoleri e banditi si alterna ai momenti più drammatici del romanzo. Gli incontri con i vari miti della frontiera Calamity Jane, Wild Bill Hickok, Wyatt Earp o il generale George Armstrong Custer, sono sempre caratterizzati da un sottile, sferzante umorismo. In particolare evidenzia come il pistolero Hickok ed il generale Custer, siano vittime della loro stessa fama, al punto da esserne schiacciati e perdere la vita a causa di essa.

Crabb, abbiamo detto, è l'uomo di frontiera, anzi è la frontiera stessa; cresciuto dagli stessi Cheyenne che gli avevano distrutto la famiglia, rimane sempre in sospeso tra le due culture, conoscendo a fondo le due Americhe, quella ancora selvaggia degli indiani, destinata rapidamente a sparire e quella che in rapida avanzata, fatta di banditi e cercatori d'oro, predicatori cialtroni, soldati, e coloni in cerca di una nuova opportunità.

Lui stesso sarà tutto questo, da pistolero a pony express, da guerriero indiano a guida per l'esercito. Lui stesso odierà gli indiani per avergli sottratto la famiglia bianca e odierà l'esercito per averlo privato di quella indiana.

Il problema dell'identità del protagonista si risolve in una gelida mattina nel campo Cheyenne presso il fiume Washita. Little Big Man ha appena sposato le tre sorelle (tutte vedove a causa della guerra con i bianchi) della moglie ed è appena diventato padre. In quel momento, nel gelo del mattino si sente finalmente parte dell'universo indiano, "Sapevo dov'era il centro del mondo". Egli è finalmente soltanto Piccolo Grande Uomo, un indiano Cheyenne ed ha trovato la sua collocazione finale. Ignora, però, che pochi attimi dopo, con le prime luci dell'alba, sull'accampamento sta per piombare Figlio Della Stella Del Mattino/Custer per distruggere tutto ciò che ha.

Nel resto del romanzo, Crabb tenterà di vendicarsi uccidendo Custer, ma il destino beffardo, lo porterà a dover combattere per la sua stessa sopravvivenza e a salvarsi per un pelo dalla furia indiana presso il fiume Little Big Horn, nell'estate del 1876.

 

Grandioso. L'artifizio letterario su cui si basa è il racconto di un ultracentenario uomo della frontiera in una lunghissima intervista che ripercorre gli anni caldi del Far West e termina nel 1876, dopo la battaglia del Little Big Horn che l'uomo, Jack Crabb, afferma aver vissuto in prima persona, scampando miracolosamente alla morte.

 

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