La storia
l di là di tutto
Piccolo Grande Uomo è un romanzo storico che ripercorre le
guerre indiane e la fine della frontiera, con l'avvento delle
ferrovie e la distruzione sistematica di milioni di bisonti. Berger
decide di raccontare tutto dando voce ad uno dei protagonisti ed,
ispirandosi al libro Alce nero parla, utilizza come struttura
narrativa una lunga intervista che culmina con l'ascesa ad una
montagna e con il protagonista che consegna al grande spirito una
sorta di testamento spirituale, proprio come fa il vecchio Cotenna
di Bisonte nel finale del romanzo.
Storicamente il
romanzo, nonostante tutte le trovate umoristiche, è impeccabile e,
specie nel finale durante la battaglia del Little Big Horn,
appassionante per la fedele ricostruzione dei personaggi (scout,
guide indiane, ufficiali) e per tutti i momenti della battaglia, con
i movimenti dei plotoni e degli indiani, fino all'ultima resistenza
sulla "Collina di Custer".
La follia di Custer,
circondato dagli indiani, in vana attesa del soccorso di Benteen, è
ovviamente immaginaria, ma nel romanzo è molto più circoscritta e
narrata da Berger con fine psicologia.
Lo scrittore tesse la
sua storia immaginaria sulla tela solida della storia reale,
ricostruendo, là dove non esistono testimonianze, un molto
presumibile finale della sanguinosa battaglia e includendo molti
particolari realistici (le cavalcature dai colori diversi a seconda
dei plotoni, gli Springfield che si inceppano surriscaldati, i
cavalli abbattuti per fare barricata contro il nemico) che rendono
avvincente e credibile la fine della sua storia.
Diversamente si
comporta il regista Penn. La battaglia del Little Big Horn è una
sorta di farsa con Custer che assomiglia a Buffalo Bill in una
rappresentazione circense e che dà segni di squilibrio per quasi
tutta la pellicola. Storicamente di quel fatto bellico non c'è
niente di attendibile: le truppe non vengono divise per l'attacco a
sorpresa, il generale ha ripetuti scambi di vedute con un maggiore
storicamente inesistente e che viene ucciso con lui, l'ultima
resistenza è tirata via, con i soldati che sembrano pochissimi e la
battaglia si risolve in pochi attimi, quasi una rappresentazione
storica come quella che viene fatta ogni anno in Montana in
occasione del 25 giugno.
Alla fine Custer viene
ucciso da due frecce alla schiena (anche questo è inventato di sana
pianta) mentre delira contro il Presidente Grant che lui scambia per
Crabb e che decide di uccidere.
Probabilmente questa
versione farsesca della battaglia, è stata scelta di proposito dal
regista per smitizzare ulteriormente il mito del generale e quello
della storia del west.
Un' ultima analisi
sulla frase che nel film termina il racconto del protagonista: per
gli indiani il concetto per sempre non esisteva, ed allora i
trattati di pace che assegnavano la terra delle riserve agli indiani
garantivano che ciò che era loro sarebbe rimasto tale "finché gli
elementi della loro madre terra sarebbero rimasti al loro posto."
In uno dei famosi
trattati, del 1868 fu scritto che l'immenso territorio concesso ai
Lakota che non volevano entrare nelle riserve sarebbe stato
proprietà indiana fino a "quando ci saranno bisonti in numero
sufficiente per giustificarne la caccia".
Sembra che il generale
Sherman, nell'udire le condizioni del trattato avesse detto: "Vuol
dire che dovremo mandare molti cacciatori bene armati per sterminare
in fretta i bisonti".
Alla fine del secolo, la cifra totale dei bisonti
che nel 1850 era stata calcolata in 50 milioni, era ridotta a meno
di mille capi.
|