La storia del conflitto
ai primi anni
1860,
le relazioni tra i
Sioux e
gli Stati Uniti nelle Grandi Pianure Settentrionali si deteriorarono
considerevolmente (vedi Rivolta dei
Sioux).
In precedenza, emigranti bianchi attraversarono in relativa armonia
l’area (nota in maniera dispregiativa come il Grande Deserto
Americano) per i loro spostamenti lungo le piste della
California,
dei
Mormoni
e dell’Oregon.
Dopo il
1860,
la scoperta dell’oro nelle Montagne Rocciose, e la crescente
invasione verso ovest delle grandi fattorie oltre il
100° meridiano
ovest, condusse i Sioux e le tribù ad essi legate a
resistere progressivamente contro lo sfruttamento di questo
territorio da parte dei bianchi. Particolarmente problematica per
loro fu la dispersione delle mandrie di bisonti per il crescente
massiccio utilizzo delle piste esistenti, unitamente allo sviluppo
di nuove.
La Guerra del Colorado
indirizzò le varie tribù delle pianure meridionali a spingersi verso
il basso, lungo la zona attraversata dalle piste.
Di conseguenza,
l’esercito americano, da allora incaricato di sorvegliare gli
itinerari degli emigranti, spostò le piste verso sud lungo il South
Platte attraverso l’odierno Colorado nord-occidentale, quindi
attraverso le
Laramie Plains
(Pista
Overland).
I Cheyenne e gli Arapaho
avevano precedentemente ceduto una vasta area delle Pianure
orientali nel
1861
(in gran parte per far spazio alla Corsa all’oro). Il crescente
traffico nel territorio sfociò in attacchi per la maggior parte
portati dai
Kiowa,
che furono storicamente considerati come una delle tribù più ostili
agli insediamenti di qualsiasi tipo da parte dei bianchi. I Cheyenne
e gli Arapaho, una coppia di tribù di lingua Algonchina strettamente
legate che migrarono verso ovest dai territori dei Grandi Laghi nel
18-esimo secolo, furono considerati di scarso interesse nel
conflitto con i bianchi. Essi furono marginalmente coinvolti nella
guerra, ma, ironia della sorte, soffrirono le maggiori perdite. La
partecipazione dell’esercito nella guerra arrivò ad essere vista
come particolarmente brutale, costringendo il Congresso a prendere
una posizione ufficiale condannando le azioni del Colonnello
John Chivington
dei Volontari del Colorado. I primi resoconti nel
Rocky Mountain
News avevano presentato Chivington come un grande
eroe. In seguito, narrazioni più accurate della battaglia rese dai
superstiti di parte Cheyenne-Arapaho raggiunsero la stampa
americana. L’evidenza fu tale da costringere il Congresso a tenere
nella primavera del 1865 audizioni in merito ai brutali eventi. La
versione dei Nativi Americani fu avvalorata dall’agente indiano che
sopravvisse alla battaglia, la cui deposizione fu stampata sul
Congressional
Review come uno dei pezzi più critici di tali
testimonianze rese in pubblico.
Gli Arapaho, che furono
ampiamente non ostili durante la guerra, furono spinti ad
abbandonare i loro ultimi territori all’interno dello stato del
Colorado, come accadde per i Kiowa e i Comanche.
Le tribù
furono confinate nel Territorio Indiano dell’attuale Oklahoma.
Di conseguenza,
l’unica presenza di Nativi Americani rimasta nello stato furono gli
Utes, riguardo i quali gli Stati Uniti riconobbero la rivendicazione
di tutte le terre a ovest del
Continental
Divide (che approssimativamente coincide con la catena delle
Montagne Rocciose n.d.t.).
Le operazioni
dell’esercito americano durante la guerra furono condotte ampiamente
fuori da
Fort Laramie,
sede del quartier generale dell’esercito per quella regione. Nella
caduta del 1863 il forte era comandato dal Tenente Colonnello
William O. Collins
dell’11° reggimento di Cavalleria dei Volontari dell’Ohio. Suo
figlio
Caspar Collins
(dal quale prende il nome
Fort Caspar)
fu successivamente ucciso in azione contro i Sioux nelle vicinanze
del fiume
North Platte,
nell’attuale
Wyoming.
Dopo l’iniziale ricollocazione delle piste degli emigranti e delle
carovane verso il Colorado Meridionale, i rapporti furono
relativamente pacifici tra gli Stati Uniti e le tribù miste di
Arapaho e Cheyenne (essi tendevano a vivere in bande delle proprie
tribù, ma in prossimità degli accampamenti dell’altra tribù le bande
erano frammiste). Gli Arapaho svernavano in grandi villaggi lungo il
fiume
Cache la Poudre
dove esso sorge dalle
Laramie Foothills.
Le montagne immediatamente a ovest furono saldo possedimento degli
Utes, discendenti del popolo
Uto-Azteco
che aveva occupato l’area per oltre un millennio.
L’esercito stabilì
Camp Collins,
dal nome del comandante di Fort Laramie, sugli argini del Poudre
vicino l’odierna Laporte ai principi del 1864. Dopo la devastante
inondazione avutasi a giugno, l’esercito ricollocò il campo a sudest
dell’alto territorio del Poudre presso l’attuale
Fort Collins.
Il campo fu inizialmente occupato dall’11-esimo Volontari dell’Ohio,
e successivamente dagli elementi dei Volontari del Kansas, entrambi
trasferiti ad altri comandi. In seguito i Volontari del Colorado
occuparono il posto e avrebbero visto molte azioni nel territorio
sudorientale dello stato. Gli attacchi sulle piste carovaniere
portarono ad uno stato di generale ostilità tra i bianchi del Nuovo
Territorio del Colorado contro tutte le presenze dei Nativi
Americani, anche se collaborativi e benevoli.
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