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A cura di Michele De Concilio

La storia del conflitto

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ai primi anni 1860, le relazioni tra i Sioux e gli Stati Uniti nelle Grandi Pianure Settentrionali si deteriorarono considerevolmente (vedi Rivolta dei Sioux). In precedenza, emigranti bianchi attraversarono in relativa armonia l’area (nota in maniera dispregiativa come il Grande Deserto Americano) per i loro spostamenti lungo le piste della California, dei Mormoni e dell’Oregon. Dopo il 1860, la scoperta dell’oro nelle Montagne Rocciose, e la crescente invasione verso ovest delle grandi fattorie oltre il 100° meridiano ovest, condusse i Sioux e le tribù ad essi legate a resistere progressivamente contro lo sfruttamento di questo territorio da parte dei bianchi. Particolarmente problematica per loro fu la dispersione delle mandrie di bisonti per il crescente massiccio utilizzo delle piste esistenti, unitamente allo sviluppo di nuove.

La Guerra del Colorado indirizzò le varie tribù delle pianure meridionali a spingersi verso il basso, lungo la zona attraversata dalle piste.

Di conseguenza, l’esercito americano, da allora incaricato di sorvegliare gli itinerari degli emigranti, spostò le piste verso sud lungo il South Platte attraverso l’odierno Colorado nord-occidentale, quindi attraverso le Laramie Plains (Pista Overland).

I Cheyenne e gli Arapaho avevano precedentemente ceduto una vasta area delle Pianure orientali nel 1861 (in gran parte per far spazio alla Corsa all’oro). Il crescente traffico nel territorio sfociò in attacchi per la maggior parte portati dai Kiowa, che furono storicamente considerati come una delle tribù più ostili agli insediamenti di qualsiasi tipo da parte dei bianchi. I Cheyenne e gli Arapaho, una coppia di tribù di lingua Algonchina strettamente legate che migrarono verso ovest dai territori dei Grandi Laghi nel 18-esimo secolo, furono considerati di scarso interesse nel conflitto con i bianchi. Essi furono marginalmente coinvolti nella guerra, ma, ironia della sorte, soffrirono le maggiori perdite. La partecipazione dell’esercito nella guerra arrivò ad essere vista come particolarmente brutale, costringendo il Congresso a prendere una posizione ufficiale condannando le azioni del Colonnello John Chivington dei Volontari del Colorado. I primi resoconti nel Rocky Mountain News avevano presentato Chivington come un grande eroe. In seguito, narrazioni più accurate della battaglia rese dai superstiti di parte Cheyenne-Arapaho raggiunsero la stampa americana. L’evidenza fu tale da costringere il Congresso a tenere nella primavera del 1865 audizioni in merito ai brutali eventi. La versione dei Nativi Americani fu avvalorata dall’agente indiano che sopravvisse alla battaglia, la cui deposizione fu stampata sul Congressional Review come uno dei pezzi più critici di tali testimonianze rese in pubblico.

Gli Arapaho, che furono ampiamente non ostili durante la guerra, furono spinti ad abbandonare i loro ultimi territori all’interno dello stato del Colorado, come accadde per i Kiowa e i Comanche. Le tribù furono confinate nel Territorio Indiano dell’attuale Oklahoma. Di conseguenza, l’unica presenza di Nativi Americani rimasta nello stato furono gli Utes, riguardo i quali gli Stati Uniti riconobbero la rivendicazione di tutte le terre a ovest del Continental Divide (che approssimativamente coincide con la catena delle Montagne Rocciose n.d.t.).

Le operazioni dell’esercito americano durante la guerra furono condotte ampiamente fuori da Fort Laramie, sede del quartier generale dell’esercito per quella regione. Nella caduta del 1863 il forte era comandato dal Tenente Colonnello William O. Collins dell’11° reggimento di Cavalleria dei Volontari dell’Ohio. Suo figlio Caspar Collins (dal quale prende il nome Fort Caspar) fu successivamente ucciso in azione contro i Sioux nelle vicinanze del fiume North Platte, nell’attuale Wyoming. Dopo l’iniziale ricollocazione delle piste degli emigranti e delle carovane verso il Colorado Meridionale, i rapporti furono relativamente pacifici tra gli Stati Uniti e le tribù miste di Arapaho e Cheyenne (essi tendevano a vivere in bande delle proprie tribù, ma in prossimità degli accampamenti dell’altra tribù le bande erano frammiste). Gli Arapaho svernavano in grandi villaggi lungo il fiume Cache la Poudre dove esso sorge dalle Laramie Foothills. Le montagne immediatamente a ovest furono saldo possedimento degli Utes, discendenti del popolo Uto-Azteco che aveva occupato l’area per oltre un millennio.

L’esercito stabilì Camp Collins, dal nome del comandante di Fort Laramie, sugli argini del Poudre vicino l’odierna Laporte ai principi del 1864. Dopo la devastante inondazione avutasi a giugno, l’esercito ricollocò il campo a sudest dell’alto territorio del Poudre presso l’attuale Fort Collins. Il campo fu inizialmente occupato dall’11-esimo Volontari dell’Ohio, e successivamente dagli elementi dei Volontari del Kansas, entrambi trasferiti ad altri comandi. In seguito i Volontari del Colorado occuparono il posto e avrebbero visto molte azioni nel territorio sudorientale dello stato. Gli attacchi sulle piste carovaniere portarono ad uno stato di generale ostilità tra i bianchi del Nuovo Territorio del Colorado contro tutte le presenze dei Nativi Americani, anche se collaborativi e benevoli.

 

Ostilità. Il crescente traffico nel territorio sfociò in attacchi per la maggior parte portati dai Kiowa, che furono storicamente considerati come una delle tribù più ostili agli insediamenti di qualsiasi tipo da parte dei bianchi.

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Sotto: Un dipinto che raffigura Fort Laramie

La copertina dell'autobiografia di Caspar Collins

 

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