La guerra del Colorado
a Guerra del Colorado
(1863–1865)
fu un conflitto armato tra gli Stati Uniti e un’alleanza tra alcune
tribù di Nativi Americani quali
Kiowa,
Comanche,
Arapaho
e
Cheyenne
(le ultime due furono alleate particolarmente legate). La guerra fu
localizzata nelle Pianure Orientali del Territorio del
Colorado e portò
alla eliminazione di tutti i Nativi americani dall’attuale Colorado
ed al loro allontanamento dall’odierno
Oklahoma.
La Guerra del
Colorado - un susseguirsi di piccole e grandi battaglie - comprende
un episodio particolarmente noto, accaduto nel Novembre del
1864,
conosciuto come il Massacro di
Sand Creek.
La battaglia, inizialmente acclamata dalla stampa statunitense come
una grande vittoria, in seguito divenne nota come un evento di una
brutalità pari ad un genocidio. Le conseguenti audizioni al
Congresso degli Stati Uniti in merito alla condotta criminosa del
comandante dell’esercito
John Chivington
divennero uno spartiacque nel modo in cui i Bianchi consideravano le
Guerre Indiane al termine della Guerra Civile Americana. Nel
1868
l’esercito americano, guidato da
George Armstrong
Custer, riprese il conflitto contro gli Arapaho e i
Cheyenne con la battaglia del fiume
Washita.
La guerra fu
combattuta oltre le possibilità delle tribù delle Pianure per
mantenere il controllo dei territori di migrazione del bisonte dalle
Pianure Alte alle valli superiori dei fiumi
South Platte,
Republican,
Smoky Hill
e
Arkansas
ai margini delle pianure dove essi incontrano le Montagne
Rocciose. Nel primo Trattato di
Fort Laramie (1851), i Cheyenne e gli Arapaho convennero
di accettare come loro territori di caccia designati le Pianure
Orientali tra il South Platte e il fiume Arkansas.
L’area fu di scarso
interesse per i coloni bianchi fino al
1859,
quando la Corsa all’oro del Colorado portò il primo grande numero di
coloni nel
Colorado Piedmont
ai piedi delle montagne, invadendo le terre dei Nativi Americani con
coloni e cercatori. I nuovi coloni pretesero che il governo federale
ponesse fine alle rivendicazioni dei Nativi, e nell’autunno del
1860,
agenti federali aprirono i negoziati con piccoli gruppi delle due
tribù ad un concilio lungo le rive dell’Arkansas. Al concilio, i
Cheyenne e gli Arapaho convennero nel cedere i loro precedenti
territori di caccia fatta eccezione per una riserva di forma
triangolare: la riserva di
Sand Creek,
tra i fiumi Arkansas e
Sand Creek.
Inoltre, le tribù avrebbero mutato il loro stile di vita da
cacciatori nomadi ad agricoltori. La nuova riserva, invece di essere
un territorio di caccia libero, sarebbe stata misurata e divisa tra
i membri della tribù, e ognuno di essi avrebbe ricevuto 40 acri
(160,000 m²) di terra. In più gli agenti federali promisero che ogni
tribù avrebbe ricevuto un sussidio di 30,000 dollari americani per
15 anni, come pure un mulino per cereali, una segheria e scuole.
La politica di
promuovere una pacifica transizione alla agricoltura, che le tribù
accettarono, fu in molti casi contrastata per la cattiva gestione e
la prevaricazione degli agenti federali nominati dal governo. Un
noto esempio fu
Samuel Colley,
l’agente federale dell’Arkansas Superiore durante i primi anni
1860,
che divenne conosciuto per essersi appropriato indebitamente dei
beni delle tribù, per rivenderli tramite il figlio Dexter, che
faceva il commerciante.
Il conflitto accadde
durante gli ultimi due anni della guerra civile. Le stesse unità
dell’esercito americano dei Volontari del Colorado combatterono sia
in questa guerra che come incursori nel contrattacco dell’Unione
nella campagna del
New Mexico contro
l’esercito
Confederato.
Il leader dei
Cheyenne in questo periodo fu Pentola Nera. Bill
Friday
fu un capo degli
Arapaho
che vivevano lungo il fiume
Cache la Poudre,
presso l’odierna
Laporte.
La guerra fu vista dai bianchi come una reazione di rappresaglia per
gli attacchi portati dai Cheyenne e dagli Arapaho sui percorsi della
Overland Stage
e dei gruppi di emigranti lungo il South Platte. Le tribù delle
pianure, impossibilitate a spostarsi più a occidente verso le
montagne per la presenza degli
Ute, la
considerarono come l’ultimo baluardo per conservare il controllo di
una sufficiente area di caccia al bisonte e altra selvaggina.
[continua]
|