"APACI" O "APASC"?
Gli Apache
devono il loro nome ad una deformazione del termine “Apachu”,
utilizzato dagli Zuni Pueblo per indicare un gruppo di tribù,
appartenenti al ceppo linguistico Athabaska, stanziate in Arizona,
New Mexico e Texas sud-occidentale.
I primi uomini
bianchi che vennero a contatto con essi furono i “conquistadores”
spagnoli Francisco Vasquez de Coronado nel 1541 e Juan Onate da
Zacatecas oltre mezzo secolo dopo. In realtà, il loro nome tribale
era "Tin-ne-ah" (Il Popolo). Dopo che il Sud-Ovest venne conquistato
dagli Americani, la parola “Apachu” fu trasformata in “Apache”
(plurale: Apaches) pronunciata “Apaci”, con la seconda “a” molto
vicina alla “e” del nostro alfabeto.
La
francesizzazione di questo appellativo, che diventò “Apàsc” anche
nel doppiaggio italiano dei film western, è dovuta al fatto che una
banda di ladri parigini (“Les Apaches”) lo adottò nel primo
Novecento, ispirandosi proprio alla tribù indiana di Cochise,
Geronimo e Victorio.COW-GIRLS
Dopo
l’indipendenza del Texas dalla Repubblica Messicana nel 1836, i
mandriani della regione, fino ad allora chiamati “vaqueros” alla
spagnola, diventarono nel linguaggio corrente i “cow-boys”, parola
composta da “cow” (mucca) e “boy” (ragazzo). Il durissimo lavoro di
accudienza alle mandrie rimase per decenni riservato agli uomini,
essendo ritenuto inadatto alle donne, le quali, tuttavia, verso la
fine del XIX secolo cominciarono ad apparire perfino nei “rodeos”.
Durante una di
queste competizioni, svoltasi nel 1900, Lucille Mulhall
dell’Oklahoma, colpì l’attenzione di un ospite veramente
eccezionale, divenuto un anno più tardi il 25° presidente degli
Stati Uniti: Theodore Roosevelt. L’uomo che aveva guidato la
travolgente carica dei Rough Riders a Cuba nel 1898, diventando poi
vicepresidente degli USA, volle congratularsi personalmente con la
spericolata fanciulla, coniando per lei la definizione di
“cow-girl”. Il termine divenne poi di uso comune per indicare le
donne-mandriano, anche se la professione rimase prevalentemente
maschile.I TRICHECHI DI MATAGORDA
Fra gli uomini
turbolenti che lo sceriffo Wyatt Earp arrestò nel corso della sua
carriera, vi fu anche un curioso tipaccio, che possedeva un ricco
allevamento di bestiame nel Texas meridionale.
Abel Pierce,
meglio noto come “Shangai”, era un elemento barbuto alto circa due
metri, del peso di un quintale, temuto in tutte le città del Kansas
per la sua reiterata inosservanza delle norme che regolavano la
pacifica convivenza. Infatti Earp lo arrestò nel 1874 a Wichita per
una serie di violazioni delle leggi cittadine, che andavano
dall’ubriachezza molesta agli spari in luogo pubblico.
Ma Shangai
Pierce era conosciuto anche per un altro motivo. I suoi allevamenti
sorgevano nella Baia di Matagorda, nel Golfo del Messico e le vacche
del focoso “ranchero” avevano l’abitudine di bagnarsi a migliaia
nelle tiepide acque del mare.
Quando un
cow-boy riportò la notizia nel Kansas, i “longhorn” di Pierce furono
soprannominati “i trichechi di Matagorda” o anche “i trichechi di
Shangai”.
FACCE DA MEZZO DOLLARO AL GIORNO
Il grande
regista cinematografico John Ford amava definire i soldati dei suoi
celebri western le “facce da mezzo dollaro al giorno”, alludendo
alla misera paga di 50 centesimi al giorno corrisposta dal governo
americano, oltre al vitto e all’alloggio, ai militari semplici.
Lo stipendio non
variava di molto per i caporali e diventava doppio soltanto al
raggiungimento del grado successivo, ma la differenza di
retribuzione era comunque abissale rispetto agli ufficiali. Infatti,
un sottotenente di prima nomina, percepiva già 100 dollari mensili.
I graduati di truppa (caporali) potevano proseguire la carriera con
l’avanzamento a sergente (nell’esercito statunitense non esistono né
il grado di caporalmaggiore, né i vari livelli di maresciallo) che
permetteva ulteriori progressioni (primo sergente, sergente
maggiore, master-sergeant, ecc.) ma la paga prevista per il più alto
grado di sottufficiale non superava, intorno al 1870, i 35 dollari
al mese.
Parecchi
sceriffi dell’epoca più turbolenta del West guadagnavano invece da
100 a 200 dollari e l’esploratore Buffalo Bill ne percepiva già 150
facendo lo scout dell’esercito nel 1867-68. Nel periodo in cui
lavorò come abbattitore di bisonti per i fratelli Goddard di Kansas
City, raggiunse addirittura i 500 dollari mensili.
LE "SODDY HOUSES"
Le linde
baracche in legno che compaiono nei film western furono per molto
tempo un ’eccezione nei territori in via di colonizzazione, un lusso
che soltanto persone benestanti come gli allevatori John Chisum o
Shangai Pierce potevano permettersi.
Le maggior parte
delle case costruite dai pionieri nelle praterie comprese fra il
fiume Mississippi e le Montagne Rocciose, una regione piuttosto
brulla, prendevano solitamente il nome di “soddy-houses”, cioè “case
di zolle”.
L’intelaiatura
di sostegno era formata da tronchi d’albero ed il pavimento non
aveva alcun rivestimento, essendo quasi sempre in terra battuta.
Nelle abitazioni con pareti di tronchi allineati e sovrapposti, le
fessure dei muri venivano sigillate con fango, argilla o paglia.
Il particolare
più curioso riguardava comunque il tetto, ricoperto interamente di
zolle erbose, che durante i temporali si inzuppavano, lasciando
colare acqua e fanghiglia all’interno dell’abitazione.
Le “soddy-
houses” caratterizzarono la vita del colono almeno fino agli inizi
del XX secolo. La diffusione delle ferrovie nel West permise
infatti, dal 1880 in poi, di trasportare grandi quantità di legname
nelle zone che ne erano sprovviste.
IL MARMO DEL NEBRASKA
I pionieri delle
Grandi Pianure, che conducevano un’esistenza misera, esposti ad
ogni genere di pericoli – bufere, attacchi indiani, rapine commesse
da bande di malviventi, ecc. – possedevano un notevole senso
dell’umorismo: infatti il materiale impiegato per costruire le “soddy-houses”,
era chiamato ironicamente “Marmo del Nebraska”. Si trattava di
comuni zolle, tagliate e squadrate a forma di mattone e poi
sovrapposte in maniera regolare per formare le pareti
dell’abitazione.
Nonostante la
precaria consistenza del materiale usato, in qualche caso si
potevano realizzare costruzioni di dimensioni notevoli, come quella
eretta nel 1884 dal belga Isadore Haumont, tanto sicura ed imponente
da somigliare ad un piccolo castello.
WINCHESTER FUORI LUOGO
Benchè il cinema
western vanti l’indiscusso merito di avere diffuso in tutto il mondo
la storia della Frontiera americana, facendo conoscere i suoi
celebri protagonisti anche nei paesi più isolati della Terra, ha
contributo non poco ad offrire una falsa immagine di quel periodo
storico.
L’accusa più
frequentemente mossa al genere è di avere romanzato eccessivamente
le vicende relative alla conquista del West, alterando biografie,
eventi e date per soddisfare il proprio bisogno di spettacolarità.
In effetti, le
inesattezze presenti in numerosi film – talvolta assai noti – danno
ragione a chi sostiene che il western fece spesso a pugni con
l’autentica storia del West.
“I Comancheros”
di Michael Curtiz, per esempio, è uno dei più apprezzati film degli
Anni Sessanta, ma contiene un’imprecisione assai grave. John Wayne e
i suoi Texas Rangers si servono infatti di fucili a ripetizione con
caricamento a leva per fare strage di indiani Comanche.
In realtà, a
quell’epoca (i primi Anni Quaranta dell’Ottocento) non esistevano
ancora armi di questo tipo, inventate diversi anni dopo.