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A cura di Domenico Rizzi

Le curiosità del West - 4

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e molte curiosità generate dallo studio della storia del west restano spesso insoddisfatte per via della difficoltà a reperire documenti o ad approfondire le fonti. Proviamo a soddisfarne alcune.

IL RANCH DI CHISUM

Le residenze di cacciatori, coloni e militari furono alquanto miserabili almeno fino agli inizi del Novecento, quando il completamento di molte linee ferroviarie verso il West consentì di trasportare grandi carichi di legname e materiale da costruzione anche nelle località più remote. Tuttavia, già nell’Ottocento, vi furono uomini che riuscirono a passarsela abbastanza bene anche nelle aree più inospitali, creando abitazioni confortevoli che rendevano meno dura la difficile vita della Frontiera. Uno di questi fu john Simpson Chisum, vissuto fra il 1824 e il 1884, il primo ranchero che riuscì a trasferire una mandria bovina dal Texas alla Louisiana. All’età di 39 anni, dopo aver costruito un ranch nel Texas nord-occidentale, decise di emigrare verso il Rio Concho, nel Sud-Ovest, dove fece ottimi affari con la guarnigione del nuovo presidio di Fort Concho, rifornendo di carne i militari impegnati nelle campagne contro i Comanche e gli Apache. Nel 1878, Chisum si poteva considerare uno dei più grossi imprenditori dell’Ovest, arrivando a possedere 100.000 capi di bestiame. Svolse un ruolo di primo piano nella tragica Guerra della Contea di Lincoln – durante la quale ebbe alle sue dipendenze anche il famigerato Billy the Kid – ma poi si ritirò in una località del New Mexico, chiamata South Spring, dove si creò una residenza davvero singolare. Benchè la sua fattoria sorgesse nel bel mezzo di una landa desertica e desolata, Chisum la trasformò facendovi crescere intorno un bosco di querce, frutteti e cespugli di rose in quantità, scavando pozzi artesiani fra i più profondi del West per assicurare un’irrigazione costante ai fiori e alle piante. Anche l’interno del ranch venne arredato con gusto e potè vantare un ricco assortimento di oggetti provenienti dalle località più disparate. Per la gente dell’Ovest, John Chisum, morto all’età di 60 anni e sepolto a Paris, nel Texas, divenne il simbolo del vero Americano, che si era procurato ricchezza e agi, contribuendo, nello stesso tempo, alla prosperità economica della nazione. Per gli storici, rimase un personaggio ambiguo ed opportunista, che si era servito anche del Kid per raggiungere i propri scopi.

LA MOGLIE DI TEXAS JACK

Il virginiano John B. Omohundro, meglio noto come Texas Jack, avventuriero ed esploratore dell’esercito, combattente confederato con Robert Lee durante la guerra di secessione, fu coetaneo ed amico di Buffalo Bill, insieme al quale contribuì alla pacificazione delle Grandi Pianure, alimentando il mito dei Frontiersmen audaci ed invincibili. In diverse pubblicazioni a fascicoli di fine Ottocento e dei primi decenni del Novecento, l’eroe venne spesso raffigurato al fianco di Cody in cruenti scontri con le più fiere tribù della prateria. Ma il West, come si è detto più volte, assegnò quasi sempre agli uomini la palma di protagonisti assoluti, dimenticando il contributo dell’elemento femminile. Per questo, pochissime persone hanno sentito parlare della moglie di Texas Jack. Giuseppina Morlacchi, milanese dall’incerta data di nascita (1843 o 1846 le più probabili) aveva frequentato la scuola di ballo della Scala, debuttando sul palcoscenico nel 1856 a Genova. Successivamente si esibì in diverse città italiane ed europee, come Roma, Lisbona e Londra, per trasferirsi a Boston nel 1867, ormai all’apice della popolarità, Conobbe Texas Jack alcuni anni dopo, tramite il giornalista-scrittore Ned Buntline, che aveva organizzato uno spettacolo teatrale in cui la donna avrebbe dovuto interpretare la squaw Occhio di Colomba. Giuseppina, divenuta ormai Josephine, si innamorò del rude esploratore e lo sposò nell’agosto del 1873. Il loro matrimonio durò fino al 1880, quando Texas Jack si ammalò di polmonite nel Colorado e in breve tempo morì. La gente che conosceva bene Josephine raccontò che, da quel momento, la vedova non si riprese più dal dolore per la scomparsa del coniuge, al quale era legatissima. Ritiratasi a vivere in solitudine, la ballerina milanese si spense nel 1886, a soli 39 anni di età, probabilmente di crepacuore.

CAVALLO PAZZO

Tashunka Witko, Cavallo Pazzo, uno dei più famosi leader pellirosse della storia del West, occupa una parte preponderante della storia della Frontiera ed è stato per molto tempo il personaggio indiano preferito da studiosi e romanzieri. Al condottiero degli Oglala, vincitore sulle truppe del tenente colonnello William J. Fetterman e dei generali Crook e Custer, sono state dedicate moltissime pubblicazioni storiche, a volte un po’ romantiche ed eccessivamente apologetiche – come “Crazy Horse. The Strange Man of the Oglalas”, di Mari Sandoz – ma più spesso ispirate ad una obiettiva ricostruzione della sua controversa biografia (“Cavallo Pazzo e Custer” di Stephen E. Ambrose; “Gli spiriti non dimenticano”, di Vittorio Zucconi; “Cavallo Pazzo”, di Larry Mc Murtry, ecc.). Incomprensibilmente, il cinema non ha mai mostrato lo stesso riguardo verso l’uomo la cui popolarità, dopo la disfatta inflitta a Custer al Little Big Horn, si era diffusa in tutta l’America. A quanto risulta, l’unico film che lo abbia visto finora come protagonista assoluto è stato “Furia indiana”, girato nel lontano 1955 sotto la regia di George Sherman e interpretato dal bravo Victor Mature. Una pellicola minore, che si perde nella miriade di western dedicati talvolta a personaggi immaginari o assai poco degni di nota. Una celebrazione davvero misera, per un uomo che aveva vissuto la sua breve esistenza ai confini della leggenda ed in onore del quale si sta scolpendo, nel South Dakota, un monumento alto 180 metri!

CAMMELLI NELLA PRATERIA

L’acquisto della Grande Louisiana da parte degli Stati Uniti, che nel 1803 pagarono 15.000.000 di dollari alla Francia di Napoleone, non venne condiviso da tutti gli Americani, molti dei quali criticarono l’operazione come inutile e costosa. A dar man forte a costoro, giunsero più tardi le deludenti relazioni del tenente Zebulon M. Pike e soprattutto del maggiore Stephen H. Long, che battezzò le pianure comprese fra il Mississippi e le Montagne Rocciose, “il Gran Deserto Americano”. Long, al termine di una ricognizione compiuta nel 1819-20, sostenne addirittura che l’immensa regione, completamente arida e inospitale, poteva servire al massimo come “barriera contro le incursioni di eventuali nemici provenienti da occidente”. Qualche anno dopo, un membro del Congresso americano definì il territorio “privo di valore”, essendo una “regione di selvaggi e di belve, di deserti di sabbia e di tempeste di polvere, popolata di cactus e cani della prateria.” Il parlamentare aggiunse che non avrebbe mai votato lo stanziamento di “un solo centesimo, per avvicinare la Costa del Pacifico a Boston”. Invece il Congresso approvò uno stanziamento di 30.000 dollari, ma per acquistare alcuni cammelli, ritenuti indispensabili  ad attraversare questo “Sahara americano”! Prima che il progetto venisse accantonato, una spedizione riuscì a compiere, servendosi di questi animali, il lungo viaggio fino alla California. Tuttavia, il “deserto” non era destinato a rimanere tale. In pochi decenni, debellate le tribù più bellicose, le Grandi Pianure furono invase da migliaia di persone, che aprirono strade e scavarono pozzi e canali, per dedicarsi all’allevamento del bestiame e alla coltivazione del suolo. Nel 1870, dopo il completamento della ferrovia transcontinentale fino al Pacifico, la vasta estensione delle praterie centrali, corrispondente agli attuali Stati del Nebraska, Kansas, Colorado ed Oklahoma, possedeva già oltre 500.000 abitanti, che sono saliti oggi a quasi 13.000.000. Come in altri importanti momenti della storia degli Stati Uniti, l’ottimismo dei pionieri ebbe il sopravvento sulle più pessimistiche valutazioni della gente dotata di poca fantasia.

 

Curiosità. Molte curiosità generate dallo studio dlla storia del west restano spesso insoddisfatte per via della difficoltà a reperire documenti o ad approfondire le fonti.

 

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