Guerre e pace
el 1851, nel
tentativo di scongiurare ulteriori problemi fra i Sioux e chiunque
attraversasse il loro territorio, alcuni rappresentanti del governo
degli Stati Uniti negoziarono il Trattato di Fort Laramie
(conosciuto anche come il Trattato di Horse Creek), che venne
firmato da rappresentanti dei Lakota e di altre tribù. Il trattato
era concepito per coinvolgere ed impegnare i nativi in un patto di
non aggressione lungo la via degli emigranti (gli indiani non
avrebbero dovuto attaccare i bianchi che la percorrevano) e nelle
Grandi Pianure (gli indiani non avrebbero dovuto aggredire o
molestare chiunque avessero trovato in quella zona). Si trattava di
una chimera. Prima di tutto, gli indiani che firmarono quel trattato
non rappresentavano tutte le tribù. In secondo luogo, abitudini e
cultura di un guerriero non potevano essere convertite da un giorno
all’altro. Molti indiani delle Grandi Pianure erano guerrieri nel
corpo e nello spirito e lo sarebbero stati fino alla morte. Non da
ultimo va considerato che i bianchi in arrivo erano davvero troppi
perché la condizione fosse accettabile.
Tre anni più
tardi, vicino a Fort Laramie (nel territorio che sarebbe diventato
il Wyoming), i Lakota ebbero il loro primo importante scontro con
l’esercito degli Stati Uniti. Nel 1854, verso la metà di agosto, una
mucca ribelle sfuggita ad una carovana di emigranti Mormoni, venne
uccisa da un indiano Minneconjou ospitato temporaneamente
nell’accampamento Lakota. Il tenente John L. Grattan, fermamente
convinto di guadagnarsi facili onori punendo l’autore del fatto,
guidò una spedizione di 30 uomini verso le tende Lakota. I negoziati
con il capo dell’accampamento, il Brulè Conquering Bear (Orso che
conquista), fallirono in brevissimo tempo a causa dell’inesperienza
abbinata all’arroganza del giovane tenente. Non sapeva che per i
Lakota l’ospite era sacro e non gli sarebbe mai stato consegnato, di
contro egli si ostinava a respingere la proposta di indennizzo
avanzatagli dal capo. Tutto precipitò quando l’impaziente militare
tentò di forzare l’esito nonostante gli indiani fossero in
schiacciante superiorità numerica. Non si ha notizia su chi sparò
per primo, ma quello che è fuori di ogni dubbio è che Grattan non
invecchiò mai e non si spense serenamente nel suo letto, morì quasi
subito con indosso i suoi stivali cosa che accadde anche a
Conquering Bear con i suoi mocassini. Tutti gli uomini di Grattan
vennero uccisi, mentre l’uccisore della mucca se la cavò senza
nemmeno un graffio. Lo scontro venne etichettato come un “massacro”,
il Massacro di Grattan.
Nuvola Rossa fu
un testimone di quelle uccisioni, ma egli e molti altri Lakota non
diedero molto peso a quello scontro. Le loro vite proseguirono; le
schermaglie, dopo tutto, facevano parte del loro quotidiano,
conoscevano solo quel modo di vita. Il Dipartimento della Guerra
degli Stati Uniti, non riuscendo ad addebitare quel particolare
avvenimento al comportamento di Grattan, invitò infine il generale
William S. Harney a vendicare i compagni. “Perdio! Io sono per la
battaglia, non per la pace” annunciò Harney, e ai primi di settembre
del 1855 attaccò il villaggio del capo Brulè Little Thunder (Piccolo
Tuono), a Blue Water Creek, nei pressi di Ash Hollow, in territorio
Nebraska. Le truppe di Harney, composte da oltre 600 uomini,
distrussero il villaggio subendo un numero di perdite relativamente
basso (quattro morti e quattro feriti gravi) mentre furono uccisi
circa 85 abitanti del villaggio. Molti libri di storia chiamano
questo scontro la Battaglia di Blue Water, anche se qualcuno ha
giustamente suggerito l’alternativa di “Il Massacro di Harney”.
Questa volta Nuvola Rossa non fu testimone dell’azione punitiva
guidata dal generale Harney, ma la leggenda narra che in quel
dannato giorno di settembre, nell’accampamento di Little Thunder
fosse presente Cavallo Pazzo.
Che sia stato
realmente così oppure no non è dato sapere, quello che è certo è che
il futuro grande guerriero venne sconvolto dal numero senza
precedenti di vittime che i Lakota subirono. Suo zio, Spotted Tail
(Coda Chiazzata), era stato ferito nella battaglia di Blue Water
mentre la moglie con la figlioletta facevano parte dei 70
prigionieri, tutte donne e bambini, catturati dai soldati.
La crudeltà di
Harney tuttavia non costrinse i Lakota ad entrare in guerra.
Infatti, essi migliorarono apparentemente il loro comportamento
perché temevano che l’aggressivo generale avrebbe potuto tornare in
forze la primavera seguente. Per tutto il resto del 1850, una
difficile tregua venne mantenuta tra i Lakota e il governo degli
Stati Uniti. Nuvola Rossa per primo scelse di ritirarsi con la sua
banda Oglala nella regione di Powder River (gli attuali Wyoming
centro-nord e Montana sud-est), dove la caccia era fruttuosa e i
bianchi non erano ancora sciamati come le cavallette.
Le cose
cambiarono drasticamente nel 1860, iniziando da est, dove gli
affamati e insoddisfatti Dakota (Santee Sioux) guidati dal capo
Mdewakanton Little Crow (Piccolo Corvo) uccisero circa 700 bianchi
durante la Sommossa del Minnesota. Little Crow stesso venne ucciso
dai coloni nel luglio 1863, e all’incirca tutti i Santee
sopravvissuti vennero scacciati dal Minnesota per finire in
territorio Dakota. Da allora i Lakota iniziarono un’intensa
guerriglia contro tutti i bianchi che attraversavano il loro
territorio, tagliando con il loro passaggio i terreni di caccia di
Powder River per recarsi alle miniere d’oro del Montana sulla
Bozeman Trail. Nuvola Rossa, capo guerriero degli Oglala che aveva
contato colpo circa 80 volte, avrebbe presto considerato le
schermaglie contro i nemici indiani soltanto un ricordo. La guerra,
senza le stesse regole d’onore, contro gli invasori bianchi si
stagliava all’orizzonte.
Nel 1863 ci
furono alcune incursioni contro gli emigranti. Il governo degli
Stati Uniti inviò sul posto i generali Henry Hastings Sibley e
Alfred Sully per attaccare gli accampamenti Lakota sul Little
Missouri. Nel 1864 le cose si misero male ma in territori molto più
a sud.
I Lakota,
insieme ai loro alleati Cheyenne e Arapaho, sferrarono un assalto
lungo la Platte River Road. Per contro, durante il mese di novembre
a Sand Creek, i miliziani del Colorado colsero di sorpresa e
massacrarono l’intero villaggio Cheyenne del capo Caldaia Nera. I
guerrieri Cheyenne, Lakota e Arapaho risposero all’inizio del 1865
saccheggiando due volte Julesburg e seminando morte e distruzione
lungo il South Platte. I predoni mossero quindi a nord, verso la
regione di Powder River, dove Nuvola Rossa e gli altri Lakota
parevano passarsela un po’ meglio... ma non per molto. Il generale
Sully tornò nell’alto Missouri per un’altra campagna, mentre il
generale Patrick Edward Connor guidò una delle tre colonne che
invasero la regione di Powder River.
La spedizione
del Powder River del 1865 fu un fiasco . Connor non ebbe il successo
sperato riuscendo solo a distruggere un villaggio Arapaho e
coinvolgendo i Lakota. Ottenne invece l’effetto di risvegliare il
più lontano Nuvola Rossa e i suoi sostenitori. Il governo degli
Stati Uniti tentò quindi una tattica differente e diede ai Lakota
armi e munizioni, chiedendo loro un incontro per discutere a Fort
Laramie, nel giugno 1866. L’obiettivo del governo era un trattato di
pace che autorizzasse i cercatori d’oro e le altre persone a
percorrere liberamente la Bozeman Trail. Nuvola Rossa, Man Afraid of
His Horses (Uomo che teme i suoi cavalli) -il capo principale- ed
altri leader di Powder River mantennero una linea di negoziato
piuttosto dura, specialmente dopo aver appreso che i soldati avevano
già progettato di costruire tre avamposti (Fort Reno, Fort Phil
Kearny e Fort C.F. Smith) per tenere sotto controllo quella
detestata pista. La riunione fallì e il prestigio di Nuvola Rossa
crebbe nel mondo indiano quando egli denunciò il modo in cui l’uomo
bianco aveva trattato il suo popolo, oltre al fatto che i commissari
di pace stavano trattando i capi Lakota come se fossero dei
bambini.
Nuvola Rossa,
che al momento non era un capo, era ancora uno sconosciuto tra i
bianchi ma la situazione cambiò in maniera drammatica il 21 dicembre
1866, quando egli sferrò un colpo che fece tremare la nazione ancora
di più del Massacro di Grattan del 1854. Questa azione risultò una
delle più disastrose sconfitte dell’esercito degli Stati Uniti per
quanto riguarda le guerre indiane, fino alla disfatta di Little
Bighorn nel 1876. Attirati con uno stratagemma fuori da Fort Phil
Kearny, il capitano William J. Fetterman , un ufficiale troppo
fiducioso di sé, 79 suoi uomini più due civili, furono annientati
nello spazio di circa 40 minuti da un nutrito gruppo di indiani.
Questi erano per la maggior parte Lakota ma parteciparono anche
alcuni Cheyenne e Arapaho. Durante le celebrazioni per la vittoria,
gli indiani scalparono e mutilarono, con modalità diverse secondo
l’usanza di ogni tribù, i soldati uccisi.
Meglio
conosciuto dai bianchi come il Massacro di Fetterman, a questo
episodio ci si riferisce oggi come alla Battaglia di Fetterman o il
Disastro di Fetterman. Il trentunenne capitano, che una volta si era
vantato del fatto che “gli sarebbero bastati 81 soldati per
sconfiggere l’intera nazione Sioux”, trasgredendo ad un ben preciso
ordine superiore, lasciò il forte con la convinzione di andare verso
una azione di guerra magari nemmeno tanto impegnativa. Comunque, a
dispetto del fatto di essere caduti in una trappola, lui e i suoi
uomini non capitolarono troppo facilmente. Si dice che su quel campo
di battaglia lasciarono la vita forse un massimo 60 guerrieri ma
diversi altri feriti gravi morirono nei giorni successivi. Gli
indiani non si riferirono a quell’evento con il nome Fetterman, lo
chiamarono invece la Battaglia di Cento nelle Mani o la Battaglia
dei Cento Uccisi. Non è certo se Nuvola Rossa prese parte all’azione
di quel freddo giorno di dicembre. Lo storico Robert Utley sostiene
che il Minneconjou High-Back-Bone fu l’uomo che progettò il piano.
Secondo il resoconto di molti, Cavallo Pazzo si occupò di uno dei
diversivi, ma in una sua recente biografia, Mike Sajna lo sostiene
con molta forza, aggiungendo: “La leadership degli Oglala da parte
di Cavallo Pazzo nella Battaglia di Fetterman può essere presa come
il segno che nell’inverno del 1866 egli… divenne il capo guerriero
della sua gente”.
Forti del
risultato, qualunque fosse il ruolo avuto nella sconfitta del
capitano Fetterman, Nuvola Rossa, Cavallo Pazzo e alcuni altri capi
rimasero sull’offensiva nell’intento di cacciare fuori dalle terre
dei Lakota i soldati bianchi. Il 1° agosto 1867, un drappello di
guerra di Cheyenne del nord, insieme ad alcuni guerrieri Lakota,
attaccarono un gruppo di soldati intenti al taglio del fieno vicino
a Fort C.F.Smith. Il giorno immediatamente successivo un grande
gruppo di guerrieri Lakota, inclusi Nuvola Rossa e Cavallo Pazzo,
attaccarono l’insediamento di carri di alcuni soldati che si
occupavano di tagliare la legna a cinque miglia da Fort Phil Kearny.
Ambedue gli attacchi fallirono perché la maggior parte delle truppe
era armata con i nuovi Springfield a retrocarica, oltre al fatto che
dai forti sopraggiunsero colonne di soccorso.
Sebbene la
Battaglia di Hayfield e quella di Wagon Box fossero state vittorie
in favore dei bianchi, e che gli indiani di Powder River avessero
subìto pesanti perdite, i soldati vennero costretti a rimanere
asserragliati nei loro forti isolati da tutto. Il mancato
pattugliamento e controllo del territorio da parte dei militari
riuscì così ad impedire agli emigranti l’uso della Bozeman Trail.
Alcuni ufficiali del governo degli Stati Uniti si decisero a
raggiungere un accordo con i bellicosi Lakota e i loro amici. Nuvola
Rossa però non era intenzionato a raggiungere Fort Laramie per
firmare il trattato. La condizione per la propria presenza era
legata alla rimozione di quello che egli determinava come il grande
ostacolo. “Quando vedremo i soldati andarsene e il forte
abbandonato, solo allora scenderò e parlerò”, disse Nuvola Rossa.
Nell’estate del 1868 egli vide realizzarsi il suo desiderio. I
soldati abbandonarono i tre forti dislocati sulla Bozeman Trail e
gli indiani incendiarono immediatamente Fort C.F.Smith e Fort Phil
Kearny. Nel mese di novembre Nuvola Rossa giunse finalmente a Fort
Laramie per la firma del Trattato del 1868. Ai Lakota veniva
concesso un vasto territorio che comprendeva le Black Hills ed erano
garantiti loro privilegi per la caccia nella regione di Powder
River. La Guerra di Nuvola Rossa (1866-68) era terminata, egli aveva
vinto.
Fu il primo
capo indiano a uscire imbattuto da una guerra contro gli Stati Uniti
d’America ma sarebbe stato anche l’ultimo...
Tra il 1868 e
il 1876, i Lakota non furono eccessivamente bellicosi; perlomeno nei
confronti dei bianchi, mentre continuarono ad avere schermaglie con
gli Shoshone ed i Crow. Mantennero i patti e l’armistizio con gli
Stati Uniti rispettando la politica di pace del presidente Ulysses
S.Grant. Tuttavia i rapporti rimasero tesi e Nuvola Rossa, in
qualità di portavoce non soltanto degli Oglala ma di tutta la
nazione Lakota, fece pervenire a Washington, ed in ogni dove egli
avesse ritenuto opportuno, parecchie lamentele. L’Indian Bureau
avrebbe preferito e voluto che i Lakota passassero alla vita nelle
riserve assumendo comportamento e abitudini dei coloni bianchi. Nel
1873, il governo consentì di costruire due agenzie nel nordovest del
Nebraska, all’esterno della Grande Riserva Sioux, l’Agenzia Nuvola
Rossa per gli Oglala e l’Agenzia Spotted Tail per i Brulè. La pace
tra il governo degli Stati Uniti e Nuvola Rossa sarebbe durata, ma
gli altri Lakota rifiutavano i cambiamenti forzati del loro stile di
vita, la dipendenza da rendite controllate da amministratori
corrotti e incapaci e la riluttanza dell’esercito a tenere lontani
dalle Black Hills i cercatori d’oro. Accadde così che molti dei
seguaci di Nuvola Rossa abbandonarono le riserve e si unirono alle
bande guidate da uomini come Toro Seduto e Cavallo Pazzo, gli ultimi
Lakota che desideravano ancora combattere l’intrusione dei bianchi
con qualcosa in più delle solite parole.
Toro Seduto,
come la maggior parte degli altri Hunkpapa, aveva continuato a
vivere e cacciare nella regione dello Yellowstone River e non fu
direttamente coinvolto nella Guerra di Nuvola Rossa. Ma come il più
anziano Nuvola Rossa, Toro Seduto era fermamente contrario alla
penetrazione dei bianchi nelle Grandi Pianure del nord. Durante
l’estate del 1863, in seguito all’Insurrezione del Minnesota, egli
aveva avuto delle schermaglie con il generale Sibley; aveva tentato
di difendere l’accampamento di Little Missouri River che venne
attaccato in seguito anche dal generale Sully, il 28 luglio 1864
durante la Battaglia di Killdeer Mountain (nei pressi dell’attuale
Killdeer, in Nord Dakota). L’anno seguente, durante la spedizione su
tre fronti a Powder River del generale Connor, Toro Seduto si
impegnò a contrastare l’avanzata delle colonne del colonnello Nelson
Cole e del colonnello Samuel Walker.
Dopo aver
disconosciuto il Trattato di Fort Laramie del 1868, Toro Seduto
divenne il leader indiscusso non soltanto delle bande Hunkpapa ma
anche di tutti gli altri Lakota che non accettavano quel negoziato.
Indiani che vennero ufficialmente classificati come “ostili”, perché
disobbedienti all’ordine di rimanere nelle riserve, mediante
un’ordinanza emessa in data 31 gennaio 1876. L’esercito degli Stati
Uniti inviò i suoi soldati per riprendere questi “vagabondi
d’inverno”. La Grande Guerra Sioux del 1876-77 stava per iniziare.
Il 17 marzo
1876 una forza di cavalleria guidata dal colonnello Joseph
J.Reynolds aggredì un villaggio lungo il Powder River. Basandosi su
quanto gli venne riferito, Reynolds si era creato la convinzione che
quello fosse il villaggio di Cavallo Pazzo ma in realtà poi si
rivelò essere l’accampamento Cheyenne di Two Moons (Due Lune). Gli
abitanti del villaggio videro disperdersi la loro mandria di cavalli
ma in seguito la recuperarono, molti di essi riuscirono a rifugiarsi
in un piccolo accampamento poco lontano, quello che era realmente di
Cavallo Pazzo. Successivamente, proseguirono tutti insieme verso
nord per altre 60 miglia fino al grande accampamento di Toro Seduto.
L’attacco di Reynold rese le bande ribelli più determinate che mai a
resistere e combattere. Nell’ambito di una campagna di
primavera-estate per obbligare i disobbedienti ad osservare le
regole, l’esercito mandò tre colonne di militari, facendoli
convergere da tre direzioni diverse nella regione di Powder River.
I Lakota ed i loro alleati però erano più che mai pronti,
fisicamente e spiritualmente, alla lotta. Erano sostenuti nella loro
fremente fiducia di una sicura vittoria da una profetica “visione”
che Toro Seduto aveva avuto all’inizio di giugno: in questa visione
i soldati cadevano dal cielo.
Poche settimane
più tardi, durante la Battaglia di Rosebud, Cavallo Pazzo e altri
Lakota si batterono contro le colonne del generale George Crook, ma
non ci fu la grande vittoria che Toro Seduto aveva preannunciato con
la sua visione. Il più grande trionfo degli indiani arrivò soltanto
una settimana dopo il combattimento di Rosebud Creek, quando il
colonnello George Armstrong Custer attaccò il grande villaggio di
Toro Seduto nei pressi di Little Bighorn River (conosciuto dai
Lakota come Greasy Grass) nel territorio del Montana. Custer e
tutti i soldati ai suoi ordini non caddero esattamente dal cielo, ma
caddero…per non rialzarsi più, fatta eccezione per i racconti che si
possono trovare in migliaia di libri, decine di film o
nell’immaginazione di innumerevoli appassionati di Far West. La
Battaglia di Little Bighorn, 25-26 giugno 1876, fu il trionfo
supremo per i bellicosi Lakota, anche se Toro Seduto non prese parte
al combattimento e il leggendario Cavallo Pazzo non guidò una carica
eroica su Custer Hill.
La sconfitta di
Custer, come ormai risaputo, fu praticamente l’ultima resistenza
opposta dai Lakota. Essi aveva vinto la battaglia ma non potevano
certo aspettarsi di vincere la guerra. In seguito a questo
combattimento che aveva messo totalmente in ombra i massacri di
Fetterman e Grattan (ed ogni altra battaglia Indiana), l’esercito
degli Stati Uniti inseguì i nemici con maggior accanimento. Il 9
settembre 1876, le truppe di Crook trovarono il villaggio Lakota di
American Horse (Cavallo Americano) a Slim Buttes (in quella che oggi
è la parte nordovest del Sud Dakota). Alla fine diedero fuoco alle
abitazioni ma non prima che Cavallo Pazzo, che era sopraggiunto
durante la battaglia insieme ad una banda di guerrieri, potesse
spaventarli almeno un paio di volte.
Durante quell’inverno,
il colonnello Nelson Miles riuscì a scovare il villaggio di Cavallo
Pazzo che era situato nei pressi di Tongue River nel territorio del
Montana. L’8 gennaio 1877, con circa un metro di neve sul terreno,
le due parti si scontrarono in quella che divenne nota come la
Battaglia di Wolf Mountain. Le condizioni proibitive del tempo
resero il combattimento molto breve, poche ore di scariche di
fucileria senza mai venire in contatto diretto; le perdite furono
insignificanti da ambo le parti ma Cavallo Pazzo ne subì ugualmente
un duro colpo. La sua gente poteva scappare, ma non poteva
nascondersi in alcun rifugio adeguato. La guerra finì nel 1877, non
perché Toro Seduto e Cavallo Pazzo fossero stati sconfitti in
battaglia, ma perchè i Lakota stremati ed affamati non erano ormai
più in grado di cacciare e di procurarsi il cibo. All’inizio di
Maggio, Cavallo Pazzo cavalcò fino all’Agenzia Nuvola Rossa per
arrendersi, all’incirca nello stesso momento in cui il colonnello
Miles attaccava la banda Minneconjou Sioux di Lame Deer, a Muddy
Creek, nel territorio del Montana. Quel 7 maggio 1877 Lame Deer fu
tra le vittime dello scontro e la Battaglia di Lame Deer (o di Muddy
Creek) fu l’ultimo importante combattimento della Grande Guerra
Sioux.
Quattro mesi
più tardi, a Camp Robinson, Cavallo Pazzo venne ferito a morte dalla
baionetta di un militare facente parte della scorta che lo voleva
imprigionare in una angusta cella. Tra questi militari c’era lo
scout indiano Piccolo Grande Uomo, fu proprio lui a trattenerlo per
le braccia impedendogli di difendersi. Nel frattempo Toro Seduto,
ben fermo nel suo proposito di non volere diventare un indiano
relegato in riserva, cercò rifugio in Canada e vi rimase per un
periodo di alcuni anni. Alla fine però si arrese, il 19 luglio 1881
a Fort Buford, in territorio Dakota, anche lui era stato piegato dal
desiderio di rivedere la propria terra e dalle difficoltà
diplomatiche fra USA e Canada. Dopo di allora i bisonti arrivarono
quasi ad estinguersi nelle Grandi Pianure invase dalle fattorie e
per gli indiani non ci fu altra scelta che abbandonare la vita
nomade e lasciarsi confinare in riserva.
Toro Seduto
visse abbastanza a lungo nella riserva di Standing Rock per vedere
Kicking Bear (Orso Scalciante), l’ultimo cugino di Cavallo Pazzo,
sfogarsi a Pine Ridge nella prima Ghost Dance (Danza degli Spettri)
Sioux, una rappresentazione frenetica costruita su un’alterazione
esasperata degli insegnamenti del profeta Paiute Wowoka, che
terrorizzò l’agente indiano. Il 15 dicembre 1890 il grande leader
spirituale Hunkpapa venne fermato, nel suo villaggio, dalla polizia
indiana. Quando egli resistette all’arresto i suoi seguaci si
lanciarono frapponendosi in sua difesa, ne nacque una scaramuccia
con diversi morti da ambo le parti. In seguito, prima che il suo
corpo venisse sepolto a Fort Yates, alcuni parenti dei soldati
uccisi gli sfregiarono il volto. Tutto questo due settimane prima
che i “lunghi coltelli” del vecchio reggimento di Custer, il Settimo
Cavalleria, aprissero il fuoco sulla banda di Big Foot, nei pressi
di Wounded Knee Creek, nella riserva di Pine Ridge. Quello
sconvolgente bagno di sangue, durante il quale il vecchio capo
Minneconjou e circa altri 150 Lakota tra uomini, donne e bambini
vennero trucidati, è ricordato come il Massacro di Wounded Knee.
La resistenza
organizzata dei Lakota nei confronti dei bianchi si affievolì in
seguito a questa serie di fatti. Fortunatamente nel frattempo non
tutti i vecchi guerrieri erano morti . Più tardi, qualcuno fra
questi volle tramandare i principali episodi della loro storia,
ricordare le loro gesta, compreso Nuvola Rossa, che sopravvisse fino
al 1909. Fra quanto da lui lasciatoci non riuscì a raccontare molti
dei suoi primi successi in battaglia perché ormai persi nella
memoria della sua lunga vita, altri invece non li narrò perché non
gli appartenevano non avendo egli resistito e lottato fino in fondo,
oltre l’ultima speranza, come fecero Cavallo Pazzo, il coraggioso
guerriero Oglala e Toro Seduto, il carismatico eroe Hunkpapa.
Diversamente dagli altri due membri del più famoso trio indiano,
Nuvola Rossa alla fine dovette affrontare un compito molto arduo:
tentare di trovare un punto d’incontro tra le dure ed esigenti
richieste dei bianchi e il desiderio di mantenere viva la cultura
Lakota. In passato i Lakota erano stati liberi e bellicosi ma la
guerra non è tutto, questo loro lo sapevano, specialmente quando le
circostanze avverse formano una montagna più alta delle Black Hills.
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