Le strane origini del popolo
partire dal XVII secolo vari esploratori
vennero in contatto, nella regione dell'America Settentrionale
corrispondente all'attuale stato del North Dakota, con una tribù di
Indiani, i Mandan, aventi caratteristiche somatiche tipicamente
europee (capelli biondi o rossicci, occhi azzurri e pelle chiara).
Per spiegare tali peculiarità gli studiosi hanno esposto varie
teorie, a partire da quelle che li volevano discendenti dai Gallesi,
fino a quelle più recenti che li vogliono discendenti dai Vichinghi,
fino all'azzardo di un'ipotetica mutazione genetica che avrebbe
causato le stranezze somatiche dei Mandan. Tale mutazione sarebbe
stata causata dai minerali radioattivi presenti nella regione che
essi occupavano.
I fatti che fecero conoscere al mondo la presenza dei Mandan
risalgono al 1803, anno in cui Thomas Jefferson diventò il terzo
presidente degli Stati Uniti d'America. Il suo desiderio, mai
esaudito prima, di arrivare ad un'approfondita conoscenza delle
regioni comprese tra il Mississippi e la costa del Pacifico, poté
finalmente concretizzarsi con la sua elezione alla carica di
Presidente.
Egli affidò a due valenti ufficiali
dell'esercito, Meriwether Lewis e William Clark, il compito di
effettuare la traversata e l'esplorazione del continente, in vista
di un'espansione dell'Unione fino al Pacifico. Tutto si sarebbe
dovuto svolgere con la massima segretezza, dal momento che il
territorio da attraversare apparteneva in gran parte alla Francia.
Tuttavia si presentò proprio allora la possibilità, per l'Unione, di
acquistare da Napoleone la Louisiana, un immenso territorio in gran
parte inesplorato che allora si estendeva dalla costa settentrionale
del Golfo del Messico fino ai Grandi Laghi e comprendeva le regioni
che si affacciavano sui fiumi Mississippi e Missouri, per cui non fu
più necessario effettuare il viaggio di esplorazione in segreto.
La spedizione, composta da una cinquantina di uomini, trascorse
l'inverno 1803-1804 in un accampamento realizzato alla confluenza
del Missouri col Mississippi. Il viaggio vero e proprio iniziò il 14
maggio 1804. Due piroghe e una grossa chiatta furono utilizzate
dalla spedizione per risalire il Missouri.
I primi Indiani incontrati all'inizio di agosto furono gli Oti. Dopo
una generosa elargizione di doni, gli esploratori proseguirono senza
fastidi. Verso la fine di agosto entrarono nel territorio dei Sioux,
i quali, anche se si dimostrarono un po' ostili, non impedirono al
corpo di spedizione di raggiungere la regione dell'attuale South
Dakota. Con stupore gli esploratori constatarono che gli Indiani
Arikara, che lì vivevano, rifiutarono le bevande alcoliche che erano
risultate gradite alle tribù precedentemente incontrate e questo
fatto costituiva uno dei vari casi di comportamento diverso da
quello tenuto dagli Indiani delle praterie.
A novembre fu necessario costruire un accampamento dove trascorrere
l'inverno che si preannunciava rigido. Fu realizzato nella regione
corrispondente all'attuale North Dakota, dove vivevano gli Indiani
Mandan e Fort Mandan fu difatti chiamata quell'opera difensiva che
poi è diventata una moderna città.
All'inizio del 1805 Clark cominciò a contattare questa tribù di
Indiani, che non mancò di attirare la curiosità di tutti gli
esploratori. Innanzi tutto avevano la pelle chiara; molti avevano
gli occhi azzurri o grigi e alcuni avevano i capelli castani o
rossi; i vecchi avevano i capelli bianchi, caratteristica insolita
tra gli Indiani.
Queste stranezze venivano giustificate con una leggenda popolare che
li voleva discendenti da un re del Galles, che avrebbe fondato una
colonia in America nel XII secolo. Questa tradizione sembrava
confermata dalla somiglianza di alcune parole indiane con i
corrispondenti termini in gallese; inoltre le loro imbarcazioni,
ricoperte di pelli, assomigliavano al "coracle" usato nel Galles.
Tuttavia, il pastore protestante John Evans - originario di questa
parte dell'Inghilterra - che trascorse l'inverno del 1795 con quegli
Indiani, affermò che nessuno dei Mandan parlava un linguaggio simile
al gallese. Alla stessa conclusione giunsero vent'anni dopo Lewis e
Clark.
Il pittore americano George Catlin, che pure visse tra quelle genti
per un lungo periodo di tempo, lasciò molti ritratti di Mandan con
la pelle chiara e i capelli biondi. Affermò che, essendo quegli
Indiani poco numerosi, non erano in grado di combattere in campo
aperto contro i vicini Sioux e le altre tribù nomadi e perciò
avevano costruito villaggi fortificati. Erano sedentari e si
dedicavano all'agricoltura. Poi era convinto che essi fossero il
risultato dell'incontro fra un popolo civilizzato e i Pellerossa e
che la loro presenza fosse la testimonianza di una colonia gallese
fondata da Madoc, re del Galles Settentrionale. Questo re si sarebbe
imbarcato nel 1170 su dieci navi per colonizzare una terra, da lui
scoperta, che si affacciava sull'Atlantico. Successivamente, avrebbe
risalito con le navi il Mississippi - partendo dalla sua foce oppure
dalla Florida - e l'Ohio.
Lungo quest'ultimo fiume, i Gallesi avrebbero
trovato finalmente un territorio fertile, che avrebbero occupato
stabilmente, praticando l'agricoltura.
In lotta continua con le bellicose tribù
confinanti, sarebbero stati costretti a realizzare numerose
fortificazioni nella zona da loro occupata, ma sarebbero stati quasi
tutti sterminati. Soltanto una sparuta minoranza sarebbe stata
risparmiata e precisamente quella formata dai discendenti di quelle
famiglie che si erano imparentate con gli Indiani.
Questa piccola tribù, costretta anch'essa a
cambiare continuamente residenza a causa dell'ostilità di quelle
vicine, si sarebbe infine decisa a tornare indietro e a risalire il
Missouri, fino a portarsi nella zona dove furono trovati. |