Gli indiani del far-east
olto meno noti dei loro colleghi dell’ovest, ma
non per questo meno interessanti, sono gli indiani delle popolazioni
indigene della parte più orientale del continente americano.
In particolare ci occupiamo di quelle tribù che vivevano nella zona
più ad est del Canada.
Queste popolazioni aborigene hanno vissuto tra le foreste, i fiumi e
le coste di questo continente per migliaia di anni e i loro
discendenti sono ancora qui oggi.
Le Provincie Atlantiche (che corrispondono ai seguenti stati
canadesi: Terranova & Labrador, Nuova Scozia, New Brunswick e Isola
del Principe Edoardo) sono tuttora popolate da molti gruppi
aborigeni tra i quali: Inuit (meglio noti come Eschimesi), Micmac,
Passamaquoddy e Maliseet. Ognuno possiede la propria lingua e la
propria cultura.
Esistono numerosi siti archeologici, storici e naturalistici, nonchè
parchi nazionali gestiti dalle autorità canadesi che offrono
l’opportunità di avvicinarsi alla cultura e alla storia di queste
popolazioni.
Un recente viaggio in queste terre mi ha dato la possibilità di
saperne di più e di poterne poi dare conto in queste pagine.
In particolare, la zona presa in considerazione è l’estrema
propaggine orientale della grande nazione canadese, vale a dire
l’isola di Terranova (Newfoundland).
Gente di Terranova
Per oltre 5.000 anni alcune zone centrali di Terranova sono state
occupate da una successione di popolazioni. Nell’ordine: Indiani
Marittimi Arcaici, Eschimesi Groswater e Dorset, Indiani Preistorici
Recenti, Indiani Beothuk e Micmac, Europei Stagionali e Permanenti.
Il sito archeologico più antico colloca i primi insediamenti nella
baia di Bonavista circa 5.000 anni fa.

Un classico paesaggio costiero di Terranova
I primi abitanti arrivarono dal Labrador Meridionale attraverso lo
stretto di Belle Isle. Gli Indiani Micmac giunsero direttamente
dalla Nuova Scozia, mentre gli europei, che arrivarono da est,
furono inizialmente vichinghi della Groenlandia che fecero solo
visite temporanee.

Una vista sull'interno di Terranova
Con la sola eccezione del continuum Indiani Preistorici – Beothuk,
ogni gruppo etnico fu alla fine scacciato e sostituito da un altro,
con il quale non aveva nessuna relazione, ma che aveva saputo
adattarsi meglio all’ambiente.
Indiani Marittimi Arcaici
Gli Indiani Marittimi Arcaici furono i primi abitanti dell’isola di
Terranova, ove giunsero, come detto, attraversando lo Stretto di
Belle Isle circa 5.000 anni orsono. Vivevano probabilmente in
piccoli gruppi di famiglie imparentate. La grandezza dei loro
insediamenti dipendeva principalmente dalla disponibilità di cibo
della zona.
Alcuni scavi in zone costiere del Labrador hanno evidenziato la
costruzione di Longhouse ad uso commerciale, mentre altri siti fanno
intendere che era comune anche l’uso di piccole tende, soprattutto
quando si rendeva necessario dividere la tribù in gruppi più piccoli
per cacciare in zone diverse.
Questa popolazione, alla pari di altri gruppi nativi, programmava i
propri spostamenti stagionali in coincidenza della presenza di
animali migratori. Durante la primavera e l’estate preferivano
rimanere vicino alle grandi colonie di foche e altri mammiferi
marini e ai pesci migratori. Diversamente, in autunno e all’inizio
dell’inverno, si spostavano all’interno per intercettare la grandi
mandrie di caribou durante la loro migrazione.
Il ritrovamento di numerosi utensili come scalpelli, ascie e scuri
testimonia della operosità di questa gente che prediligeva l’ardesia
come materia prima per questi attrezzi in virtù della sua facilità
ad essere lavorata.
E’ facile pensare che con questa attrezzatura siano stati in grado
di costruire canoe e abitazioni di legno.
Altre informazioni su questi primi abitanti di Terranova provengono
dalle necropoli scoperte a Twillingate e Port Aux Choix . Nelle
tombe, oltre agli scheletri, sono stati ritrovati molti oggetti che
venivano lasciati accanto alla salma affinchè potessero essere
utilizzati nella vita ultraterrena.
Paleo-Eschimesi
Gli Eschimesi Dorset scesero dalle zone artiche circa 4.000 anni fa
e si stabilirono inizialmente lungo la costa dell’attuale Labrador.
La loro economia marittima ben si adattò all’ambiente sub-artico.
Coesistettero con gli ultimi Arcaici Marittimi e popolarono la costa
occidentale.
Gli archeologi ritengono che, circa 1.000 anni dopo, gli Eschimesi
Groswater attraversarono lo Stretto di Belle Isle e arrivarono
sull’isola di Terranova.

Il museo Boyd's Cove
Un paio di secoli più tardi, anche gli Eschimesi Dorset giunsero
sull’isola e ne popolarono soprattutto le coste.
Gli accampamenti dei Paleo-Eschimesi si trovavano, come detto, lungo
le coste. Alcuni di questi, come ad esempio quello di Port Aux Choix,
erano piuttosto grandi e probabilmente riunivano parecchie famiglie
per l’annuale periodo di caccia alle foche nelle acque del Golfo di
San Lorenzo. Altri insediamenti risultano più piccoli e, con ogni
probabilità, fanno riferimento a gruppi di cacciatori.
I Dorset continuarono la tradizione artica dell’uso della steatite
per la fabbricazione di pentole e lampade ad olio da usare per
illuminazione e riscaldamento. La più grande cava della regione si
trova a Fleur de Lys dove furono scavati migliaia di blocchi di
steatite dagli Eschimesi Dorset, nel corso di un millennio.
I Groswater preferivano invece la selce. I loro manufatti più
caratteristici erano gli arpioni e attrezzi simili a bulini con i
quali intagliavano il legno e il corno. Gli arpioni dei Dorset si
distinguono invece per la doppia lama sulla punta.
Indiani Preistorici Recenti
Durante l’ultimo periodo preistorico i nativi del Canada atlantico
si adattarono a mutate condizioni ambientali.
Lo stile e la tipologia dei manufatti riflette questi cambiamenti e
le influenze di altre regioni.
Benchè sia generalmente ritenuto che gli Indiani Marittimi Arcaici
siano gli avi dei Beothuk, gli archeologi preferiscono distinguere
le due culture.
In particolare i siti dei Cow Head, Beaches e Little Passage hanno
mostrato queste variazioni culturali e l’esame al radiocarbonio ha
datato questi ritrovamenti intorno a 1300-1600 anni fa.
I manufatti sono generalmente di piccole dimensioni e includono
anche coltelli triangolari e raschietti. La somiglianza con altri
manufatti ritrovati in Quebec e Labrador fa pensare a frequenti
contatti con popolazioni di queste zone.
Nel sito di Boyd’s Cove, attrezzi di pietra e anche di ferro,
insieme ad altre evidenze archeologiche, indicano chiaramente che la
popolazione degli Indiani Preistorici Recenti rappresenta il ceppo
etnico dal quale sono usciti i Beothuk.
Indiani Micmac
Gli indiani Micmac (o Miq-Maq) della Nuova Scozia sapevano
dell’esistenza dell’isola di Terranova almeno dal 16esimo secolo e
probabilmente viaggiarono attraverso lo Stretto di Caboto per
cacciare sull’isola caribou e altri animali da pelliccia.
I Micmac appartengono allo stesso ceppo linguistico algonchino degli
Innu del Labador e probabilmente dei Beothuk.

Un pannello dedicato ai Micmac
I primi Micmac di Terranova erano probabilmente solo cacciatori
stagionali. Pressioni demografiche, una crescente domanda dal
mercato delle pelli e problemi di cacciagione in Nuova Scozia oltre
ad un incremento di coloni francesi a Terranova attrassero un gran
numero di Micmac dalla Nuova Scozia che si stabilirono
permanentemente alla fine del 1700.
L’area nella quale si stabilirono inizialmente fun la baia di S.
George sulla costa occidentale dalla quale i Micmac si allargarono
sia verso la costa meridionale che verso quella orientale.
Questa popolazione sfruttò anche le risorse dell’interno dell’isola
soprattutto per le pelli che venivano poi scambiate con gli europei.
I Micmac continuarono a costruire le loro abitazioni tradizionali e
i loro utensili fino al 1900. I wigwam erano costruiti posando
diversi strati di corteccia di betulla su una struttura di pali di
legno e venivano isolati in inverno con cespugli e un altro strato
di corteccia.
Siccome il porcospino non è presente a Terranova, perline di vetro e
altri manufatti sostituirono i tradizionali aculei decorativi sugli
abiti, calzature e utensili.
Cibo e cucina
I popoli di cacciatori di Terranova dovettero continuamente
programmare i propri spostamenti, adattare le tecnologie e
coinvolgere un numero sufficiente di persone per poter trarre
beneficio dalla presenza di animali migratori, siano essi mammiferi,
uccelli o pesci.
Furono costruite palizzate di cespugli in autunno per forzare il
percorso dei caribou verso zone scelte per le imboscate. Allo stesso
modo, dai promontori venivano individuati i gruppi di foche che in
primavera si avvicinavano alla costa e ancora, venivano catturati
gli uccelli migratori e le loro uova.
Una insoppettata varietà di metodi di cucinare il cibo era
disponibile presso le popolazioni aborigene.
I Beothuk
Come accennato, si ritiene che gli Indiani Marittimi Arcaici siano i
diretti antenati dei Beothuks.
In particolare, l’insediamento Beothuk di Boyd’s Cove evidenzia in
maniera chiara la contiguità tra i due popoli mostrando punte di
frecce, coltelli e altri attrezzi del tutto simili tra loro e
appartenenti ad entrambi i gruppi.

Il pannello dedicato ai Beothuk Prima dell’arrivo degli Europei a Terranova, i Beothuk avevano
allargato la propria presenza a quasi tutta l’isola, ma avevano
prediletto la costa orientale per essere più vicini alle zone di
caccia alla foca.
Sicuramente il sito Beothuk più conosciuto della zona è Boyd’s Cove
che attualmente è qualificato come Provincial Historic Site.
Durante l’autunno e l’inverno i Beothuk si spostavano verso
l’interno dove cacciavano e posavano le trappole lungo i corsi
d’acqua. Alla fine del 1700 quest’area divenne il centro della terra
occupata dai Beothuk nonchè il loro ultimo rifugio.
Benchè qualche fonte indichi in 20.000/30.000 la popolazione Beothuk
al momento dell’arrivo dei primi coloni e pescatori europei a
Terranova, è più corretto stimare in meno di un migliaio la reale
presenza di questa popolazione sull’isola. Questo calcolo è stato
fatto considerando le dimensioni dei siti archeologici, i censimenti
dei periodi successivi e un confronto con popolazioni analoghe delle
zone sub-artiche nordamericane.
I Beothuks vivevano in bande indipendenti di circa 30-50 elementi,
mentre l’affiliazione tribale era basata sull’uniformità della
lingua e su altri elementi culturali.
L’Ocra
Con ogni probabilità, la tradizione culturale più significativa era
la Cerimonia dell’Ocra che veniva celebrata annualmente. Tutti i
membri della tribù venivano dipinti sul volto e sul corpo con
dell’ocra rossa che rappresentava una sorta di marchio
identificativo tribale. Per i neonati, venuti alla luce nell’anno
precedente, questo rappresentava un segno di iniziazione e di
inserimento ufficiale nella tribù. Viceversa, l’ordine di togliersi
l’ocra era considerato una forma di punizione.
La Cerimonia dell’Ocra aveva luogo in primavera e durava 10 giorni
durante i quali venivano organizzate feste, danze e giochi.
I Beothuks dipingevano di ocra rossa anche gli oggetti di loro
appartenenza oltre a coprire della stessa sostanza le tombe dei loro
defunti, aggiungendo anche una valenza religiosa a questa usanza.
Benchè l’uso dell’ocra sia stato riscontrato anche tra gli Indiani
Marittimi Arcaici e tra le popolazioni aborigene della costa
atlantica, un’applicazione estensiva come quella dei Beothuk, tra il
1700 e il 1800 risulta essere unica.
Capi e Sciamani
La leadership delle bande di cacciatori, pescatori e raccoglitori
era tipicamente affidata ad un elemento maschio adulto, esperto che
era rispettato per la sua saggezza, equità ed altre qualità.
I privilegi di queste figure si concretizzavano in case più grandi,
capanne sepolcrali e accessori mortuari.
Il termine “capo” va tuttavia inteso come figura di riferimento e di
consulenza ,senza quel potere di autorità assoluta che i Beothuk non
gli riconoscevano, tant’è vero che decisioni importanti venivano
probabilmente prese da un consiglio.
Si ritiene che vi fossero anche figure di sciamani che possono
essere descritti come intermediari tra il popolo e gli elementi che
controllavano l’ambiente e la natura. Gli sciamani praticavano riti
e cerimonie atte a mantenere armoniose le relazioni con questi
poteri e per assicurare il successo delle battute di caccia.
Venivano inoltre chiamati per curare i malati e per altri riti
propiziatori.
Data la dispersione delle bande sul territorio e la conseguente
separazione geografica, è facile pensare ad una cerrta autonomia e
auto-sufficienza dei singoli gruppi e quindi anche ad una mancata
co-operazione tra le bande in caso di ostilità nei confronti degli
invasori. Tuttavia questo attegiamento cambiò all’inizio del 1800
quando diverse bande di Beothuk si allearono e si aiutarono
vicendevolmente nella lotta per la soppravvivenza.
Caccia, Pesca e Raccolta
I Beothuk erano cacciatori, pescatori e raccoglitori di cibo che
contavano principalmente sui caribou, salmoni e foche che migravano
stagionalmente e che potevano essere catturati in zone specifiche e
in certi periodi dell’anno.

La riproduzione di un ambiente di pescatori
Conseguentemente i Beothuk si spostavano da un posto all’altro in
funzione delle abitudini e degli habitat di queste specie.
A supplemento di ciò, essi sfruttavano anche una grande varietà di
altre risorse terrestri e marine come piccoli animali da pelliccia,
pesci, mammiferi marini, crostacei, molluschi, uccelli e uova,
radici e bacche.
Benchè questi indiani vengano spesso rappresentati in battute di
caccia nei boschi, in verità essi passavano la maggior parte del
loro tempo sulla costa.
Tra la fine di dicembre e maggio i gruppi di cacciatori si recavano
sui promontori a caccia di foche con i loro arpioni. Carne fresca e
olio di foca erano estremamente graditi dopo mesi passati a cibarsi
solo di carne di caribou. La tecnica non era molto dissimile da
quella dei balenieri europei e sfruttava gli arpioni legati a lunghe
corde. Una volta colpita, la foca cercava di liberarsi dall’arpione,
ma si sfiniva in una fuga impossibile e veniva poi recuperata dai
cacciatori.
Una volta che i fiumi si liberavano dai ghiacci, anche le famiglie
raggiungevano la costa per la raccolta di molluschi e altre specie
marine.
Successivamente, in maggio e giugno, venivano prese le uova degli
uccelli migratori che venivano bollite e conservate sotto forma di
farina o torte. Inoltre venivano ottenute delle specie di salsicce
fatte di uova, grasso di foca, fegato e altri ingredienti.
Più avanti nella stagione, poteva capitare l’occasione di catturare
qualche balena il che rappresentava un evento molto gradito alla
popolazione.
Un altro momento molto importante nel ciclo dell’alimentazione dei
Beothuk era costituito dall’annuale arrivo dei salmoni che
dall’Atlantico risalivano i fiumi di Terranova per la riproduzione.
Il salmone era una fonte di cibo immediata, ma era ancora più
importante per creare le scorte alimentari per l’inverno attraverso
l’essicazione e l’affumicazione.
Tuttavia, la fonte di cibo più significativa rimaneva la caccia ai
caribou che avveniva alla fine dell’estate. In questo periodo,
enormi mandrie di questi animali, ingrassati da mesi di pascolo,
iniziavano la loro migrazione.
A questo punto, i cacciatori Beuthuk entravano in azione forzando il
percorso dei caribou con palizzate e ostacoli naturali. Gli animali
venivano in questo modo indirizzati verso aree circoscritte dove gli
indiani potevano facilmente ucciderne in quantità con i loro archi e
frecce.
Lo sfruttamento di questo animale è pari a quello degli indiani
delle pianure dell’ovest nei confronti del bisonte. Venivano
utilizzate la carne, la pelle, le ossa e quant’altro fosse di una
qualche utilità.
L’incontro con i bianchi
Quando Giovanni Caboto arrivò sulle coste di Terranova nel 1497, non
incontrò nessun indigeno anche se rilevò segni di presenza umana.
Anche gli arrivi successivi di altri esploratori e navigatori non
diedero notizia di incontri significativi con i nativi.
Per molto tempo i Beothuk si mantennero a distanza dai coloni
bianchi che nel tempo frequentarono le coste dell’isola.
Il primo contatto di una certa importanza e formalità avvenne nel
1612 quando un gruppo di inglesi guidato dal Governatore John Guy si
recò presso un insediamento Beothuk dove ci fu un incontro con
scambio di doni, danze e un banchetto.
Tuttavia non ci fu sèguito e fin verso la metà del 1700 non si
segnalarono altri contatti di una certa importanza anche perchè a
Terranova non c’erano missioni, nè commercio di pelli, nè agenti
indiani e quindi le informazioni sui nativi erano particolarmente
scarse.
Successivamente, invece, i Beothuk persero l’accesso alle coste
settentrionali e occidentali a causa della presenza dei Micmac e
furono costretti a condividere le risorse della Northern Peninsula
con gli Innu (Eschimesi). Inoltre, la continua espansione dei coloni
inglesi dalla Avalon Peninsula fino alle baie di Trinity e Bonavista,
li privò di molte delle loro basi dalle quali organizzavano battute
di caccia e pesca.
Si cominciarono quindi a registrare scontri in numero crescente tra
coloni e Beothuk che si sentivano minacciati dall’invadenza dei
bianchi che erano visti come concorrenti nella corsa alle risorse
alimentari dell’area.
Nel 1720 un gruppo di pescatori si insediò lungo i fiumi di Capo
Bonavista per la pesca al salmone. I Beothuk, sentitisi defraudati
delle loro terre e delle loro risorse, distrussero le postazioni e
uccisero alcuni pescatori. I bianchi reagirono inviando un gruppo
armato che scacciò gli indiani.
Questo episodio fu il primo scontro violento con i Beothuk
registrato dalle cronache.
Ben presto i Beothuk furono costretti dai coloni a rinunciare a
tutte le loro risorse alimentari: dagli uccelli marini e le loro
uova, alle foche (ricercate soprattutto per il loro olio che serviva
per l’illuminazione) fino agli animali da pelliccia. Tutto questo
con un numero di vittime umane, da una parte e dall’altra, sempre
crescente.
Nel 1770 lo storico George Cartwright scriveva:” … temo che la razza
Beothuk sarà totalmente estinta in pochi anni, a causa del sempre
crescente commercio ittico... le isole degli uccelli vengono
continuamente saccheggiate …. … il numero dei nostri cacciatori di
pelliccie aumenta in continuazione….”

L'esterno del centro Quindi la progressiva diminuzione della disponibilità di risorse
alimentari costituì senza dubbio una delle cause principali
dell’estinzione di questa popolazione.
A questo contribuì sicuramente anche l’atteggiamento di totale
rifiuto di qualsivoglia livello di integrazione al modo di vita dei
bianchi.
Infatti, a differenza di molte tribù del nordest, i Beothuk
continuarono a vivere nel modo tradizionale, a tingersi di ocra, ad
usare arco e frecce. Essi ritenevano che l’adozione di usi europei
avrebbe potuto renderli ancora più vulnerabili ed esposti alla
pressione degli europei stessi.
Per questa ragione ogniqualvolta che venivano in possesso di armi da
fuoco, le distruggevano invece di imparare ad usarle.
A metà del XVIII secolo il mondo Beothuk aveva iniziato a collassare
e la popolazione divenne sempre più dipendente dal caribou e dai
castori. Ma questo non fece altro che far entrare i Beothuk in rotta
di collisione con i sempre più numerosi cacciatori di pellicce
inglesi. Costoro si erano abituati a vivere nei boschi e a piazzare
le trappole che venivano regolarmente prese dagli indiani che ne
facevano punte per le loro lance. Gli scontri aumentarono e anche il
governatore inglese si sentì in dovere di inviare una spedizione
allo scopo di incontrare i Beothuk e convincerli ad una convivenza
pacifica. Tuttavia, la spedizione del Ten. Cartwright non riuscì
nemmeno ad avvistare gli indiani.
L’estinzione
Nonostante uno spirito pacifista e collaborazionista che pareva
animare le autorità che vedevano con preoccupazione il numero
crescente di vittime tra i nativi, gli scontri tra coloni e Beothuk
e le atricità contro quest’ultimi non accennarono a diminuire.
Anche una serie di disposizioni governative che proibivano gli
attacchi ai nativi, non ebbe nessun riscontro.
Un ulteriore tentativo di entrare in contatto con i Beothuk fu fatto
nel 1811 quando il Governatore inviò il Ten. David Buchan in
esplorazione sul Exploit River. Buchan sorprese un grande
accampamento e rimase con i nativi un po’ di tempo per cercare di
convincerli delle loro intenzioni pacifiche. Quando però Buchan
tornò al campo dopo aver lasciato 2 suoi uomini, trovò il campo
deserto e i cadaveri dei suoi marines.
Era il segno che testimoniava della rottura ormai insanabile tra le
due popolazioni.
Negli anni che seguirono i coloni continuarono ad invadere le terre
dei Beothuk che, per sopravvivere, cercavano di razziare qualche
carico di generi alimentari. A queste razzie facevano seguito
rappresaglie feroci da parte dei coloni che non esitavano a
trucidare anche donne e bambini.
Nel 1823, 3 donne Beothuk, ormai allo stremo per la fame e gli
stenti, si arresero ad un colono nella zona della Notre Dame Bay e
furono portate nella capitale St. John’s. Quì fu deciso di
riportarle alla loro gente, ma due di loro morirono durante il
viaggio.
L’unica sopravvissuta, di nome Shanawdithit, fu allora portata nella
casa di un colono dove visse 5 anni prima di morire anch’essa.
E’ opinione diffusa tra gli storici che durante questi 5 anni gli
ultimi sopravvissuti dell’etnìa Beothuk siano morti nelle foreste,
probabilmente per la fame e le malattie.
Shanawdithit fu inviata a St. John’s nel 1828 dove fu intervistata a
lungo dall’esploratore William Cormack, che fu il primo europeo ad
attraversare l’interno dell’isola di Terranova, nel 1822.
I racconti e anche i numerosi disegni e illustrazioni che
Shanawdithit ha lasciato, sono diventati la fonte più importante di
informazioni sulla sua gente.
Shanawdithit morì nel giugno dl 1829 e da allora viene comunemente
indicata come “l’ultima dei Beothuk”.
La spiegazione dell’estinzione dei Beothuk va probabilmente
ricercata in un insieme di ragioni storiche, economiche ed
ambientali unite alla violenta ostilità dei bianchi e alla assoluta
opposizione ad integrarsi da parte di questa orgogliosa e nobile
popolazione. |