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Il Cherokee Phoenix

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urante il XIX secolo, in anticipo sulle altre tribù di nativi, i capi delle cosiddette “Cinque Tribù Civilizzate”, tra cui i Cherokee, decisero di adottare i metodi e le abitudini dei bianchi, adattandole alle peculiarità della cultura indigena.

Nel 1820, Sequoyah, un Cherokee, si ingegnò con dedizione ad inventare un vero e proprio alfabeto per la propria gente; un alfabeto scritto che potesse consentire ai Cherokee di creare una propria cultura “scritta” e di diffondere la conoscenza con i semplici metodi dei bianchi. Questo alfabeto divenne rapidamente assimilato dalla gran parte del popolo Cherokee e costituì anche la base per il primo giornale americano dei nativi, il "Phoenix Cherokee" che avviò le pubblicazioni nel 1828 a New Echota.

“Phoenix Cherokee” fu stampato parzialmente in inglese e parzialmente in lingua cherokee. Elias Boudinot, un missionario ed impiegato del Consiglio Nazionale Cherokee, si ritagliò il ruolo di editore.

Boudinot sperava che la carta stampata potesse contribuire a mitigare le tensioni tra popoli diversi, facilitando la comprensione delle diverse culture. Ci si illuse per un periodo che un simile sogno potesse andare per la sua strada. Niente di più sbagliato!

I Georgiani desideravano la terra degli indiani e, peggio ancora, desideravano scacciare questi ultimi da quei territori. Iniziarono a esercitare forti pressioni sul governo dello stato finché nel 1829 si arrivò a decretare che i Cherokee erano del tutto privi di qualsivoglia diritto legale.

Da quel momento vennero a cadere le condizioni minime per un sereno lavoro giornalistico: gli arresti e le minacce al personale del Cherokee Phoenix si susseguirono senza sosta.

In quel periodo accadde anche che un direttore di un ufficio postale iniziò a vendere il liquore ai Cherokee. Si trattava di una pratica assolutamente vietata e comunque molto dannosa per un popolo che non era abituato all’uso degli alcolici e che, per questo, cadeva negli eccessi. Vibrate proteste furono elevate dai nativi contro il direttore dell’ufficio postale che per vendetta smise di far recapitare la corrispondenza al Cherokee Phoenix, lasciandolo in questo modo senza notizie dal mondo esterno.

I Cherokee avevano lottato duramente per la libertà di stampa ma presto si accorsero che contro la prepotenza del popolo bianco nulla potevano le normali argomentazioni. Boudinot finì per schierarsi con il capo John Ross che sosteneva che era giunto il tempo di concentrare tutte le forze nell’improrogabile battaglia legale e politica contro gli usurpatori. Per questo si dimise da responsabile del giornale dei Cherokee, favorendo la nomina, nel 1832, di suo cognato, Elijah Hicks. Questi era di tutt’altra pasta rispetto a Boudinot e la cosa si notò immediatamente in quanto il Cherokee Phoenix iniziò ad essere scostante e poco articolato.

Fino al 1834, anno in cui la pubblicazione praticamente cessò.

 

Giornale. “Cherokee Phoenix” fu stampato parzialmente in inglese e parzialmente in lingua cherokee. Elias Boudinot, un missionario ed impiegato del Consiglio Nazionale Cherokee, si ritagliò il ruolo di editore.

 

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