L'assedio
l
6 maggio Grant ha circa 25mila uomini in pieno territorio confederato,
in attesa che arrivi anche Sherman, e sa che non può aspettare che
Pemberton o Johnston contrattacchino. Decise di fare una mossa
napoleonica: anziché attaccare direttamente Vicksburg, come sarebbe
stato più ovvio, attacca in direzione di Jackson!
In
questo modo, se il piano riuscirà, frappone fra la città di
Vicksburg e gli eventuali rinforzi, il suo esercito. Ha con sé solo
le munizioni, visto che il cibo contava di requisirlo nel territorio
circostante quindi il suo esercito è molto leggero e agile. Mandò
una brigata della 3° divisione di Logan in direzione del Big Black
River – l’ennesima, riuscitissima diversione. Dopo pochi giorni si
riunirà al corpo – mentre il grosso dei due corpi d’armata, con una
serie di rapidissime ma controllate avanzate (in modo che, mentre un
corpo avanzava, l’altro era fermo a riposare. L’uno abbastanza
vicino all’altro in modo da potersi soccorrere in caso di necessità)
lungo la direttrice Willow Springs/Utica con bersaglio Jackson,
raggiunsero la cittadina che sarà conquistata il 14 maggio. I due
confusissimi comandati confederati fecero ben poco per contrastare
Grant. Pemberton tentò prima di coglierlo alle spalle ma quando
Jackson fu attaccata ricevette l’ordine da Johnston di raggiungerlo.
In questo modo i suoi uomini compirono una serie di marce e
contromarce e giunsero alla battaglia di Champion Hill sfiniti.
La
battaglia di Champion Hill
Il
15 maggio Grant fu raggiunto da Sherman e con tutti i suoi corpi
d’armata ordina l’avanzata su Vicksburg, ormai tagliata fuori da
tutti i rinforzi. Pemberton costruì una linea difensiva a Champion
Hill, più o meno a metà strada fra Vicksburg e Jackson, con quai
tutti i suoi uomini e in una posizione formidabile.
Questa battaglia fu sostenuta dal XVII corpo di McPherson rinforzato
dalla 12° divisione di Hovey del XIII corpo, e non fu risolta da un
colpo di genio militare ma dalla brutale forza dei numeri. Iniziò a
mezzogiorno del 16 maggio e terminò circa quattro ore dopo quando i
demoralizzati sudisti cedettero di schianto e rischiarono un
tracollo totale. La divisione nordista del generale Logan. Fu sul
punto di aggirare e circondare Pemberton ma venne richiamata
indietro per aiutare Hovey in difficoltà. Col senno del poi è facile
recriminare ma probabilmente se Logan avesse continuato l’azione
forse avrebbero evitato il terribile assedio di Vicksburg. E qui si
verificò un episodio che poi costerà caro a McClernand. Mentre
McPherson era impegnato nell’attacco l’unica divisione del XIII
corpo impegnata era quella di Hovey: Grant chiese a McClernand
d’appoggiare l’azione del collega ma non solo non lo fece ma ordinò
a Hovey di ricongiungersi con il resto della XIII. Già Grant
sospettava il generale di scarsa lealtà: ora attendeva ancora un
solo suo errore per esautorarlo.
Le
forze confederate furono inseguite e riuscirono a stento a tornare a
Vicksburg grazie ad un’accanita resistenza di una piccola forza
lungo una strozzatura al Big Black River. Spazzata via anche questa
resistenza rimaneva da conquistare la città.
L’assedio
Le
difese della città erano formidabili, tuttavia Grant sapeva anche
che, presto o tardi, i confederati avrebbero potuto cercare
d’inviare rinforzi. Ordinò quindi di lanciare due attacchi uno il
19 maggio e uno il 22 maggio. Entrambi fallirono ma è sul secondo
che è il caso di soffermarsi: infatti alcuni reparti di McClernand
raggiunsero la linea di difesa più interna. Il generale credette, a
torto, di essere riuscito a sfondare e chiese a Grant rinforzi; in
realtà lo sfondamento non c’era stato e i rinforzi furono ributtati
indietro con molte perdite. Era il secondo grave errore di
McClernand ma Grant ne attendeva uno ancora peggiore. L’ultimo
errore fu di emettere un ordine del giorno, ripreso dalla stampa, in
cui il generale enfatizzava il comportamento dei suoi uomini,
facendo nemmeno tanto velatamente notare, che se il suo attacco
fosse stato meglio sostenuto la città sarebbe senz’altro caduta. Era
veramente troppo! Grant esautorò McClernand il 18 giugno. A questo
punto fu chiaro che bisognava rassegnarsi a un lungo assedio: Grant
ricevette altri 30mila uomini in rinforzo e cannoni d’assedio da 32
libbre; incominciò una lenta e terribile opera di demolizione con il
totale isolamento della città: il tutto durò 48 terribili giorni.
È
bene sentire alcune testimonianze degli assediati. Un soldato
scrisse: «Gli scontri venivano condotti seguendo orari ben
stabiliti, come in una fattoria modello. Al mattino c’è tempo di
consumare una colazione, poi il bombardamento e gli scavi di
nordisti rincominciano. A mezzodì e alla sera ci sono due pause ma
per il resto della giornata è un continuo scoppio di granate.»
Emma Balfur, abitante di Vicksburg: «Da casa mia vedo le bombe
arrivare sulla città… tutto il centro è distrutto e in fiamme. Molti
di noi sono terrorizzati e siamo andati a vivere nelle grotte… ieri
abbiamo trovato un serpente a sonagli nella paglia dove dormivamo…
Le condizioni sono terribili… il pane è fatto con piselli secchi ed
è duro come il caucciù e nelle macellerie troviamo carne di cane e
topo… quando finirà tutto questo?»
Il
generale Johnston riuscirà, verso la fine di giugno a radunare
30mila uomini da inviare in soccorso a Pemberton ma ormai era tardi:
gli sfiniti soldati confederati s’arrenderanno il 4 luglio 1863.
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