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A cura di Antonio Gatti

La conclusione

I

l duello delle artiglierie prosegue e i cannoni nordisti riescono a far saltare un pezzo nemico e a danneggiarne un altro. Come abbiamo visto, Sigel si trova in una situazione piuttosto critica: privo di cavalleria, fortemente in inferiorità numerica e in procinto di essere accerchiato il colonnello sta pianificando un attacco atto a spezzare il fronte avversario per guadagnare l'altura ora occupata dagli uomini di Jackson e così avvantaggiarsi perlomeno della posizione elevata. Tutto è pronto per l'attacco progettato: già l'artiglieria di Jackson è messa sempre più in difficoltà dal tiro sapiente dei cannoni unionisti comandati dall'abile e intelligente maggiore Backoff.

La sinistra dello schieramento di Sigel si piazza in ordine di battaglia ed è ormai pronta a caricare alla baionetta il centro-destra dei missouriani quando il capitano Wilkins informa Sigel di non poter avanzare per mancanza di munizioni. Franz Sigel è indeciso sul da farsi, la giornata sembra persa ora bisogna evitare che la sconfitta si trasformi in catastrofe: infatti la cavalleria nemica continua inesorabile l'opera di accerchiamento e per i federali di origine tedesca risulta ormai impossibile tenere la posizione senza correre il rischio di essere accerchiati completamente e distrutti dal nemico molto superiore di numero. Ancora una volta la priorità del leader unionista consiste nel non perdere il baggage train (anche chiamato "wagon train") nelle sue retrovie, verso il quale la cavalleria di Jackson si sta lanciando a rotta di collo, contrastata coraggiosamente, ma inutilmente, solo da piccoli gruppi di federali che cercano di arginare il continuo movimento aggirante degli avversari.

Per evitare di perdere il convoglio dei rifornimenti Sigel spedisce incontro a quest'ultimo il tenente-colonnello Hassendeubel con il 1° battaglione del III reggimento e 1 battaglione del V reggimento sotto il colonnello Wolff seguiti da 4 pezzi di artiglieria della batteria del capitano Wilkins: si tratta di un consistente quantitativo di truppa tenute conto delle disponibilità che Sigel aveva sotto mano; il compito di questo distaccamento era di evitare a tutti i costi che la cavalleria sudista si impadronisse del bagaglio della spedizione.
Il problema era che questa mossa aveva ulteriormente assottigliato il numero di soldati che Sigel poteva opporre ai miliziani di Jackson.

Una ritirata oltre il Dry Fork Creek e verso Carthage (cioè nella direzione dai quali i federali erano venuti) era ormai d'obbligo. Sigel fa quindi invertire fronte al suo piccolo esercito e dispone la ritirata mentre piazza la batteria del capitano Essig con 1 compagnia del V reggimento (compagnia del capitano Stephani) e 2 compagnie del III reggimento (compagnie dei capitani Dangler e Golmar) dietro il guado del fiume in modo da coprire la ritirata al grosso della truppa e ritardare un eventuale inseguimento del grosso degli uomini di Jackson che ora, dopo il cambio di fronte dello schieramento unionista, si trovavano alle spalle di Sigel.

Intanto dalle alture su cui avevano preso posizione, i sudisti di Jackson notano che l'attacco unionista, che sembrava imminente fino a pochi minuti prima, non si stava concretizzando anzi le giacche blu erano in piena ritirata! Il brigadier generale Rains capisce quindi che la sua intuizione di spedire la cavalleria a circondare e accerchiare il nemico si era rivelata corretta e aveva obbligato Sigel a sgomberare il campo. Non c'era un minuto da perdere, bisognava incalzare gli Yankee in ritirata e si ordina quindi l'avanzata generale delle truppe in prima linea.

Mentre i sudisti avanzano nella radura che separa le loro posizioni dal Dry Fork Creek la batteria Essig intuisce il pericolo e comincia a vomitare piombo in direzione delle schiere dei miliziani che stavano pericolosamente avanzando. Nelle file confederate piovevano i proiettili di Essig con effetti non esattamente incoraggianti e l'inseguimento finisce assai presto dopo che l'artiglieria nordista aveva procurato parecchie perdite. Ecco come Sigel descrive la scena: "il nemico procedette lentamente verso di noi. La batteria del capitano Essi (con le compagnie sopra citate, ndr.) aveva preso posizione dietro il guado del Dry Fork. [...] Fu a questo punto Essig e i suoi resisttetero per due ore all'impeto dell'intero schieramento nemico e gli inflissero le più severe perdite: la bandiera dei ribelli cadette al suolo per due volte tra le grida trionfali degli entusiasti volontari dell'Unione".

Pur avendo frustrato i tentativi di inseguimento del grosso della truppa nemica grazie all'abile utilizzo dell'artiglieria, il colonnello Sigel aveva ancora un grosso grattacapo da risolvere: infatti la cavalleria sudista che durante le fasi iniziali della battaglia era penetrata nelle retrovie unioniste ora era quasi interamente smontata da cavallo e si era disposta in linea sbarrando ai tedeschi unionisti la via della ritirata. La faccenda non era molto rosea: bisognava assolutamente aprirsi la via di fuga prima che gli uomini di Jackson ricompattassero le file e, attaccando in massa, schiacciassero gli Yankee tra l'incudine e il martello.
Sigel decise quindi che bisognava rompere la linea in cui si era disposta la cavalleria sudista: quest'ultima aveva scelto una posizione piuttosto forte dietro la quale ripararsi, un piccolo rigagnolo detto Buck's Branch vicino al quale costituirono affrettati ma efficaci parapetti con tronchi e altro materiale.
Sigel allora, rischiando forse un po' troppo, concentra tutti i suoi cannoni su un punto del Bunck's Branch (lasciando però virtualmente sguarnito il suo retro, per fortuna che Jackson era ancora impegnato a leccarsi le ferite) e scatena su di esso un pesante bombardamento.
Dopodichè ordinò un attacco della fanteria schierata in linea per rompere lo sbarramento nemico, eccone la descrizione: "Dopo una scarica o due di tutta la nostra linea la fanteria mosse al passo verso il nemico, travolgendolo completamente. La sua fuga fu accompagnata da tremendi hurrah! che si levarono in tutto il nostro piccolo esercito".

Il peggio era passato. Le truppe passarono il fiumiciattolo e si ritirarono tranquillamente verso le alture che circondano il lato nord di Carthage: qua fu costituita una nuova linea di difesa. Stavolta Sigel aveva scelto bene il terreno, elevato quanto basta da permettergli di supplire alla sua scarsità di uomini.

Intanto i sudisti avevano riordinato le file e il grosso dei miliziani di Jackson si erano riuniti con la cavalleria che aveva subito il piccolo rovescio al Bunck's Branch e insieme marciarono verso Sigel per dare nuovamente battaglia. Stavolta però erano i nordisti a trovarsi in posizione sopraelevata e, benché Rains ritentò il suo giochetto di avvolgere le ali nemiche con la cavalleria, stavolta Sigel non ci cascò e anzi dispose le sue forze in modo di contenere la cavalleria nemica e al tempo stesso di concedere un riposo al grosso delle sue truppe, logore dopo aver marciato per 22 miglia il giorno precedente e per aver combattuto ininterrottamente quel giorno dalle 9 di mattina dopo una marcia ulteriore di 18 miglia sotto un sole cocente.

Ormai le ombre dei colli si allungavano sulla piccola cittadina di Carthage nei dintorni della quale si era svolta la battaglia: la sera stava arrivando e non c'era più tempo per ulteriori azioni. Infine le due parti, logore, si limitarono a sparacchiarsi addosso a vicenda dagli alberi e dai casolari.

Sigel infine proseguì la ritirata e i sudisti si accontentarono di aver fermato l'avanzata unionista nella zona.

Le perdite nordite furono di 13 morti e 31 feriti. Tra questi il capitano Strodtmann della Compagnia E del III reggimento e il tenente Bischoff della Compagnia B dello stesso reggimento.
Le perdite sudiste furono più pesanti: 50 morti e 120 feriti quasi tutti provocati dal tentativo di inseguire i nordisti in ritirata mentre erano difesi dall'abile artigliere Essig.

La battaglia di Carthage fu indubbiamente un piccolo affare ma ebbe la sua importanza. Infatti servì a alzare il morale dei missouriani di Jackson e Price che venivano da una lunga serie di sconfitte e prima avevano virtualmente abbandonato l'intero Missouri al deciso Lyon. Inoltre, arrestò momentaneamente l'avanzata dei nordisti, che nella zona sembrava inesorabile e avrebbe messo in pericolo, in caso di vittoria Yankee a Carthage anche lo stesso Arkansas.
Certo, dato la grossa superiorità numerica e il vantaggio di un'abile cavalleria, Jackson e i suoi avrebbero potuto certamente infliggere più perdite a Sigel e ai suoi tedeschi, ma tutto sommato da miliziani senza molta esperienza militare (gran parte di loro quel giorno combattè in abiti civili) non è che ci si potesse aspettare molto di più.

Da parte nordista fu un piccolo colpo di arresto: Sigel dimostrò superificalità nell'attaccare un nemico superiore di numero e che godeva di posizione elevata ma tutto sommato si riscattò nel gestire la ritirata con maestria anche grazie ai suoi bravi artiglieri.
Il prossimo round, molto più sanguinoso, della guerra civile in Missouri si sarebbe combattuto di lì a poco a Wilson's Creek. Ma questa è un'altra storia.

 

Ritirata. Il peggio era passato. Le truppe passarono il fiumiciattolo e si ritirarono tranquillamente verso le alture che circondano il lato nord di Carthage: qua fu costituita una nuova linea di difesa. Stavolta Sigel aveva scelto bene il terreno, elevato quanto basta da permettergli di supplire alla sua scarsità di uomini.

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