Sempre al lavoro
ell'agosto del 1983 a causa di un mozzicone di
sigaretta buttata dal solito imbecille di passaggio in auto, divampò
uno spaventoso incendio che investì l'intero campo di battaglia.
In 90 anni - grazie all'abbandono causato
dall'incuria dell'uomo - sul campo erano cresciuti liberamente
ogni sorta di rovi e erbacce.
L'incuria aiutò il fuoco a propagarsi ma in
seguito l'incendio si rivelò utilissimo per gli studiosi. Il terreno
sottostante i rovi si rivelò, infatti, una miniera di cartucce,
bossoli, punte di freccia e anche resti dei soldati del 7°
Cavalleria (foto fuoco).
Incoraggiati da questi ritrovamenti, gli scavi
archeologici si susseguirono nel 1984, nel 1985, nel 1989 e nel 1994
con significativi risultati. I proiettili rinvenuti furono studiati
per individuarne il calibro (e cercare così di stabilire l'armamento
dei guerrieri indiani) e per calcolare con il computer l'angolazione
da quale erano stati scagliati e da che distanza.
Nel 1983 furono inaspettatamente ritrovati i
resti dello scout Mitch Bouyer, il meticcio che fungeva da guida
alle compagnie di Custer e che rimase con i soldati fino alla fine,
nonostante sapesse di essere condannato e fu possibile stabilire il
punto esatto in cui era caduto e collocare un cippo a memoria come
per tutti i suoi compagni.
Gli ultimi scavi hanno permesso di rendere
onore agli altri caduti della battaglia.
Nel 1876 il tenente Edward S. Godfrey, contò
sulla Custer Hill "42 uomini e 39 cavalli morti.” Durante l'ultima
resistenza, infatti, i soldati avevano abbattuto le proprie
cavalcature per farsene riparo dalle frecce e dalle pallottole
indiane.
Tempo dopo erano ancora visibili le ossa di
quei cavalli, come testimoniano le foto scattate sul campo di
battaglia nel 1878.
Infine, nel 1879, i cavalli furono sepolti
proprio sulla collina e dimenticati fino al 1941, quando durante dei
normali lavori di drenaggio furono ritrovati 10 scheletri delle
cavalcature del 7° cavalleria. Ma non solo. Ossa umane erano
evidentemente state interrate frettolosamente assieme agli animali e
persino un paio di stivali con all'interno frammenti di ossa dello
sfortunato proprietario.
Gli scavi del 2002 hanno riportato alla luce
quella sorta di cimitero (foto cavalli) e si pensa in futuro di
collocare una targa di granito per ricordare anche questi animali
che dettero veramente tutto loro stessi in quel fatidico giorno.
Ultimo della serie è stato quello di Dog’s back
bone, il quinto guerriero di cui è stato possibile ricostruire le
circostanze della morte ed il punto in cui avvennero (foto).
Il 26
giugno 2003, anniversario della morte del Minneconjou un’intensa e
riservata cerimonia ha ricordato la morte di questo guerriero,
colpito da una fucilata alla testa mentre intimava ai suoi guerrieri
di tenersi bassi per evitare i proiettili dei soldati di Reno e
Benteen, cinti d’assedio.
Con il passare degli anni, il sito della
battaglia è diventato sempre di più un luogo della memoria per
entrambe le parti, non dobbiamo stupirci quindi, se adesso anche i
protagonisti non umani di quell’evento vengano ricordati.
Un cippo è sorto infatti a ricordare il
cimitero dei cavalli del 7° Cavalleria.
Come infatti tutti sanno, Custer ed i suoi uomini ormai stretti nella morsa indiana si fecero
scudo delle loro stesse cavalcature, abbattute per ottenerne un
baluardo dalla frecce e dalle fucilate indiane.
Sepolti nel 1881, i
resti di questi animali sono stati recentemente portati alla luce
durante la costruzione del memorial d ora vengono ricordati con
questo cippo (foto).
Mentre ancora gli storici continuano a
discutere sulla veridicità o meno delle fotografie che ritraggono
uno degli eroi della battaglia, il Sioux Oglalala Cavallo Pazzo, noi
possiamo cercarne qualche tratto nei volti di questi tre Nativi,
suoi discendenti.
Purtroppo non sappiamo qual è il loro preciso
grado di parentela con il famoso Tashunka Witko.
Il memorial indiano è stato scavato nel terreno
e ha su uno dei lati le sculture già mostrate.
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