La musica "Native"
a musica “Native” si è data un fine
piuttosto ambizioso: recuperare le sonorità delle nazioni indiane,
perse in una notte buia che trae origine dalla persecuzione dei
bianchi che, non paghi della vittoria ottenuta con le armi, si
premurarono di annientare anche la cultura dei nativi. Non basta.
Oltre al recupero, le etichette che promuovono la musica indiana,
puntano alla produzione di raccolte con testi e musiche originali e
alla creazione di nuove produzioni, adattate ai tempi, almeno dal
punto di vista musicale.
C’è chi ha iniziato questo cammino in tempi
non sospetti, tempi in cui parlare di “profitto” a margine di
intraprese simili era perlomeno azzardato. C’è anche chi si è
aggiunto “in cammino” e, talvolta, ha raccolto buoni frutti. In
questi ultimi anni abbiamo assistito, con piacere e preoccupazione,
al pullulare di prodotti legati alle musiche “native” di cui è
sempre complesso conoscere le origini e la serietà. In mezzo a
tante iniziative se ne sono annidate alcune davvero “sospette” e
ne abbiamo annoverato anche di molto preziose.
Negli Stati Uniti ritroviamo le case
discografiche maggiormente attente e serie dal punto di vista del
recupero dei suoni del XIX secolo.
Ne parliamo proprio qui.
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