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A cura di Willy

L'impresa che lo rese leggenda

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lla fine Bridger acconsentì e i due raccolsero velocemente il loro equipaggiamento. Ma non appena Fitzgerald ebbe terminato di fare i bagagli nella sua mente si fece largo un pensiero: non soltanto voleva salvare la propria vita, ma voleva anche incassare il bonus e avere salva la reputazione. Per ottenere ciò avrebbero dovuto dire a Henry che il vecchio Glass era morto e che gli avevano dato degna sepoltura. E dalla tomba Glass non avrebbe potuto smentirli, né usare il suo fucile o le sue munizioni, o il suo coltello, o il suo sacco con dentro la pietra focaia. Se non avessero preso tutti i suoi effetti personali qualcuno certamente si sarebbe domandato perchè. In mezzo a quelle montagne nessuno si sarebbe mai sognato di lasciare attrezzatura preziosa addosso a un cadavere.

Anche se Bridger era disgustato dall’idea di applicare quella logica ad un corpo che non soltanto era caldo, ma respirava e gemeva senza sosta, non riuscì a trovare argomenti abbastanza convincenti per dissuadere Fitzgerald. Essi trascinarono il povero Glass vicino all’acqua, certi che il tempo in cui egli aveva avuto bisogno di altro era ormai passato, e si allontanarono portando con sè tutto quello che Glass possedeva.

Quello che non poterono portargli via fu la vitalità, il coraggio, la sua furia al loro tradimento, la sua volontà di sopravvivere e di cercare vendetta. Dentro quel corpo distrutto il cervello andava a fuoco per la febbre altissima, ed egli era spesso in stato di incoscienza. Era ad un passo dalla morte, ma ci era già stato altre volte, e la fortuna non lo aveva mai completamente abbandonato al suo destino. Aveva vissuto situazioni estreme che quei due codardi nemmeno avevano mai sognato.

Il suo cammino avrebbe dovuto terminare una mezza dozzina di anni prima in quel villaggio Pawnee. Egli ricordava bene il calore che proveniva dal corpo del suo compagno dopo che gli indiani Skidi Pawnee lo avevano catturato, appeso a testa in giù, trafitto sotto la pelle con centinaia di schegge di legno di abete per poi dargli fuoco fino a trasformarlo in una torcia umana. E Glass avrebbe dovuto essere il prossimo sacrificio alla stella del mattino. Ma quando venne il suo turno, ebbe l’ispirazione di tirare fuori dalla tasca un sacchetto contenente della polvere vermiglia e porgerlo tranquillamente al capo indiano. Il dono inaspettato di quella rara e preziosa polvere rossa trasformò quell’uomo bianco da oggetto di sacrificio a figlio prediletto. Ed egli imparò molte cose durante gli anni trascorsi insieme ai Pawnee.

Adesso Glass si trovava di fronte ad una prova di sopravvivenza ancora più grande. Nei momenti di lucidità egli cercava di prendere dell’acqua, e non appena riuscì a raggiungere uno stato di maggior coscienza strappò delle bacche di bufalo da un cespuglio lì vicino. Schiacciandole nel palmo della mano insieme a un po’ d’acqua, egli riuscì ad inghiottirne una piccola quantità, e fu la sola cosa che riuscì a fare per diversi giorni. Ma la fortuna stava girando, ed un giorno svegliandosi vide un crotalo intorpidito vicino a sè. Glass si allungò fino a prendere una pietra tagliente che aveva adocchiato ed uccise il serpente, con fare ancora incerto per la troppa debolezza riuscì a spellarlo e a triturarne la carne tanto finemente da poterla inghiottire.

Avendo acquistato un po’ di forza mangiando la carne del serpente, egli decise che era giunto il tempo di partire. Provò a reggersi sulle ginocchia, ma scoprì presto che non poteva rimanere in quella posizione. Si rese conto che in quelle condizioni non sarebbe stato possibile inseguire verso ovest gli uomini che lo avevano tradito, ma aveva ancora un braccio buono, e anche una gamba. Il punto più vicino dove avrebbe potuto ottenere aiuto si trovava sul fiume Missouri, alla base francese dei cacciatori di pelli di Fort Kiowa. Egli iniziò a trascinarsi a valle, strisciando faticosamente per un metro… poi ancora un metro…e via così, lasciando dietro di sè quello che avrebbe dovuto essere il luogo della sua morte. Quando uno dei suoi deboli e tremanti arti cedeva, egli si riposava finchè non sentiva ritornare la forza per sorreggere ancora il peso del suo corpo, e solo allora ricominciava a trascinarsi verso la sua meta.

Il suo naso rasentava il terreno, e questo lo aiutava a procurarsi il cibo; come aveva imparato dai Pawnee scavava per trovare le radici dell’albero del pane, oppure cercava le uova rubate in qualche nido che i predatori della zona avevano nascosto tra i cespugli. Quando giunse vicino alla carcassa di un bisonte, egli cercò gli ossi più teneri, li ruppe per aprirli e succhiò da essi il nutriente midollo. I metri percorsi divennero un miglio, poi ancora un altro miglio, fino a diventare due miglia al giorno. Concentrando le proprie forze su quello che sarebbe stato possibile fare, egli rifiutò di credere che il suo obiettivo fosse impossibile, anche se la base dei cacciatori di pelli distava ancora 250 miglia.

Quando un gruppetto di lupi atterrarono un piccolo di bisonte proprio vicino al luogo dove Glass si era accovacciato, egli li osservò mentre divoravano circa metà dell’animale. In qualche modo egli riuscì a scacciarli da quello che restava del piccolo bisonte, iniziando a placare la sua fame ingoiando riconoscente ogni pezzetto di fegato, di cuore e di interiora che essi avevano lasciato. Quella carne era ricca di sangue, ed egli ne aveva enormemente bisogno.

Nei giorni che seguirono Glass mangiò, si riposò e riprese le forze che da tempo lo avevano abbandonato. La sua schiena lacerata, che egli non riusciva a pulire, andò in suppurazione e si infestò di vermi, mentre tutte le altre ferite si stavano lentamente asciugando e cicatrizzando. In breve tempo egli era di nuovo un uomo che camminava su tutte e due le gambe.

Prima che egli potesse raggiungere il Missouri, il freddo della notte era diventato pungente. Durante il suo viaggio, forse nel corso di una piccola deviazione fatta per recuperare un po’ di mais che gli Arikara avevano abbandonato nei campi, egli si imbattè in alcuni Sioux che si stavano spostando. Usando metodi molto naturali essi si presero cura di quel trapper incredibilmente tenace, pulendo la sua schiena ferita ed aiutandolo a raggiungere Fort Kiowa.

In un paio di giorni Glass raccontò la storia del tradimento subito e recuperò completamente le forze. La compagnia francese si stava preparando ad inviare una piroga fino ai villaggi Mandan, risalendo il fiume Missouri, nell’intento di ristabilire il commercio di pelli che per lungo tempo aveva intrattenuto con quella tribù. Glass si rese disponibile per questa nuova impresa, rimirando con gratitudine il nuovo fucile che gli avrebbe garantito la vendetta, e iniziò il suo cammino.

Glass immaginava già con impazienza un confronto lungo il fiume con i suoi traditori, ma i trapper francesi erano nervosi, perchè i Mandan avevano lasciato che gli indiani Ree si stabilissero nel villaggio adiacente che essi avevano abbandonato tempo prima. Da che parte stavano i Mandan? Volevano realmente commerciare oppure stavano preparando una trappola? Il 15 ottobre 1823 il capo dei trapper francesi scrisse le sue ultime volontà.

Dei sette uomini che erano partiti con quella barca, soltanto Hugh Glass e l’interprete Toussaint Charbonneau giunsero vivi al villaggio. Charbonneau, forse presagendo i guai, era andato avanti, e la fortuna era stata ancora una volta dalla parte di Glass. Nel momento cruciale in cui gli Arikara attaccarono la piroga, egli si trovava sulla riva per cacciare qualcosa per il pasto. Ma inciampò e cadde proprio in mezzo ad un gruppo di indiani Ree.In quell momento un paio di guerrieri Mandan si precipitarono a sottrarre ai Ree la loro preda, caricando Glass in groppa ad un cavallo e fuggendo verso un luogo più sicuro.

Era il 20 novembre e la situazione non era poi così sicura. Glass era deciso a raggiungere la postazione di Henry. La Columbia Fur Company presidiava il piccolo Fort Tilton, situato a metà strada tra gli amichevoli Mandan e gli imprevedibili Ree. I commercianti incontrati lungo il percorso rimanevano sbalorditi nell’ascoltare la storia di Glass, ma l’unica cosa che interessava al vecchio trapper era andare avanti…proseguire verso la sua meta, e l’unico aiuto che potè ottenere fu un passaggio sul traghetto per raggiungere la sponda est del fiume dove i Ree non avrebbero potuto raggiungerlo facilmente. Il lungo cammino di circa 250 miglia per raggiungere la foce dello Yellowstone avrebbe dovuto percorrerlo da solo…

Era abituato a simili imprese, ma piegando decisamente verso nord-ovest si trovò a fronteggiare la forza brutale dei venti gelidi provenienti dall'artico.

Divenne subito un imperativo la ricerca del cibo necessario a mantenersi in vita e la cosa non fu facile!
Camminò a fatica lungo la riva dei fiumi, quando potè farlo, e scalò colline spazzate dal vento, quando dovette farlo.

I giorni passavano e si sommavano fino a diventare un mese intero, quando finalmente, gettando lo sguardo aldilà della confluenza di due fiumi, riuscì a vedere i muri di Fort Henry.
Guadò sopra due travi legate a stento, ma quando si avvicinò al forte notò con stupore che dai camini non usciva neppure un filo di fumo, il corral era vuoto, la palizzata chiudeva uno spiazzo tristemente deserto.

Qualunque cosa gli fosse passata per la mente, non tardò a rimettersi in movimento e, scoperte le tracce del Maggiore Henry e dei suoi uomini chiaramente dirette a sud, lungo lo Yellowstone, si mise a seguirle con grande determinazione.

L'anno 1823 faceva ormai strada al 1824 quando Hugh Glass, vacillando per la stanchezza, raggiunse la nuova palizzata eretta dal Maggiore alla bocca dei fiume Bighorn.
Non ci furono salve di cannone di benvenuto; nessuno si affrettò ad aprire il cancello.

Gli uomini che erano al caldo all'interno, intontiti dal continuo passaggio dei barilotti di liquore per festeggiare l'anno nuovo, restarono impietriti e spaventati nel vedere quella povera e smunta figura che passava tra loro con un fucile in mano.

Ci un momento di paura, ma fu solo un attimo perché quello che poteva sembrare un cadavere magrissimo e congelato parlò e tutti lo riconobbero. Era il vecchio Hugh Glass!

La tensione si sciolse in un sospiro di sollievo in una grande festa e in un fiume di domande che attendevano risposta.

Tutti si erano fatti coinvolgere dal nuovo arrivo, eccetto uno. Il giovane Jim Bridger era ancora in piedi, bloccato dal freddo e dalla paura. Si mostrò parecchio imbarazzato quando le domande dei presenti ottennero una qualche risposta. Dal momento in cui il racconto di Glass arrivò al punto in cui un tradimento lo avevo costretto a sorbirsi oltre 1000 miglia - sempre animato dal desiderio di vendetta - il giovane trapper era diventato una figura pietosa da vedere al punto che Glass non lo notò armare il cane del suo fucile. Ma qualunque parola fu usata, il significato delle frasi di Glass era chiaro e Bridger comprese di aver fatto un grave sbaglio e che la punizione gli sarebbe arrivata dalla sua coscienza. Lo aveva perdonato!Ben diversa era la questione riguardante il più anziano dei traditori: John Fitzgerald. Lui era molto più infido e Glass aveva ancora qualche desiderio di vendetta. Fitzgerald era infatti colui che aveva convinto il giovane Bridger ad abbandonare Glass - ancora vivo, sia pure in pessime condizioni - Grand River. Dov'era ora quella paurosa canaglia?

Adesso era Glass ad essere scosso. Fitzgerald se ne era andato, aveva abbandonato le montagne a metà novembre, allontanandosi insieme a Moses Harris e ad un terzo trapper. I tre avevano disceso il Missouri proprio mentre Glass si stava avvicinando a quella che credeva sarebbe stata la meta del suo viaggio. Da qualche parte lungo il tragitto, il traditore, che aveva ancora il prezioso fucile di Glass, aveva attraversato il cammino della sua vittima senza essere visto. Probabilmente Fitzgerald si trovava a Fort Atkinson adesso.

Il 28 febbraio 1824 Glass riprese il suo viaggio, volontario impaziente per la consegna di un espresso negli States. Glass e un altro trapper di nome Dutton si misero in viaggio verso sud insieme a E. More, A. Chapman e ad un uomo chiamato Marsh. Quando giunsero in prossimità del Platte River fabbricarono un paio di bullboat, imbarcazioni leggere con l’intelaiatura in rami di salice ricoperta di pelle di bisonte. Essi presero a navigare velocemente, decisi a discendere il fiume Platte fino alla confluenza con il Missouri e a Fort Atkinson.

Avendo avvistato un grande accampamento Pawnee alla foce del Laramie River, essi si fermarono per mercanteggiare del cibo. Dutton rimase in una delle imbarcazioni custodendo le pistole mentre Glass e gli altri si recarono a parlare con i vecchi amici del trapper. Ma si erano appena seduti quando Glass afferrò una parola o due pronunciate con una strana inflessione. Non erano Pawnee, ma bensì i loro cugini, il cui villaggio lungo il Missouri era stato ridotto in cenere.

“Questi sono Arikara!” urlò Glass.

Gli uomini si precipitarono verso la porta e si sparpagliarono correndo e in seguito nuotando per aver salva la vita. Giunto all’altra sponda, Glass si arrampicò su alcune rocce, abbastanza in alto per poter vedere Moore e Chapman che giacevano accoltellati. Egli perse le tracce degli altri, e non gli restava altro da fare che accovacciarsi a terra aspettando l’oscurità, per potersene andare di soppiatto. Di nuovo solo, Glass si diresse verso il Missouri, 400 miglia a est.

Nel mese di maggio, Dutton e Marsh raggiunsero Fort Atkinson,dove raccontarono sgomenti di essere stati attaccati sul fiume Platte dagli Arikara, i quali avevano ucciso i loro tre compagni di viaggio, Moore, Chapman e Glass.

Ancora una volta il vecchio Glass era stato sottovalutato. “Anche se ho perso il mio fucile e tutto il mio bottino, mi sono sentito ricco quando nella mia tasca bucata dai proiettili ho ritrovato il mio coltello, la pietra focaia e l’acciaino” disse in seguito. “Questi piccoli oggetti possono tramettere ad un uomo un senso di sicurezza se egli si trova a tre o quattrocento miglia da qualsiasi persona o da un qualsiasi luogo abitato”.
Disarmato, egli decise di lasciare il fiume Platte e si diresse a nord verso Fort Kiowa, dove arrivò all’inizio di giugno. Pochi giorni dopo giunse a Fort Atkins, raccontando la sua storia e domandando notizie del fucile che Fitzgerald gli aveva rubato.

Fitzgerald era davvero stato là, ma si era arruolato in aprile, e l’esercito rifiutava di concedere ad un civile il diritto di giustiziare un soldato. Glass avrebbe dovuto ritenersi soddisfatto dal pensiero di aver disonorato il suo traditore, che vigliaccamente si rifugiava tra le truppe compassionevoli, e dal solido peso del suo fucile di nuovo nelle sue mani.

Dopo poco tempo Glass raggiunse un gruppo di commercianti in partenza per Santa Fe, e per altri nove anni continuò come trapper autonomo, sempre indipendente, vivendo la vita secondo i suoi principi. All’inizio del 1833 gli Arikara riuscirono finalmente a porre fine alla sua vita, quando lo incrociarono mentre insieme ad altri due trapper stava tentando di attraversare il fiume Yellowstone ormai ghiacciato. Quando lo ebbero finito, i Ree se ne andarono a cavallo, impugnando trionfalmente il suo tanto amato fucile.

La fortuna gli aveva davvero voltato le spalle questa volta? Oppure… visti i segni dell’età che avanzava e la fine della vita che si avvicinava sempre di più… gli aveva fatto l’ennesimo favore?

 

Il tradimento. Essi trascinarono il povero Glass vicino all’acqua, certi che il tempo in cui egli aveva avuto bisogno di altro era ormai passato, e si allontanarono portando con sè tutto quello che Glass possedeva.

***

Sotto: Un ritratto di Hugh Glass

 

 

 

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