Su

 


A cura di Omar Vicari

Il killer

M

inacciò pubblicamente di uccidere un certo Joe Earp per una questione di falsa testimonianza ed effettivamente l’uomo venne trovato morto tre settimane più tardi.

Nel 1900 Jim Miller si spostò a Fort Worth (Texas) dove si interessò ai tavoli da gioco e alle speculazioni edilizie.

Trovò il tempo di gestire un albergo e continuò a frequentare la chiesa locale. Insomma uno stile di vita apparentemente normale non fosse stato per la vera vocazione che era quella di spedire anzitempo le persone al creatore. In Texas erano quelli i giorni della guerra degli ovini e Miller veniva ingaggiato per uccidere questo o quell’altro allevatore. Si calcola che in quel periodo abbia ucciso almeno una dozzina di uomini, alcuni anonimamente, altri con la scusa della difesa personale.

Nel 1904 Miller assassinò James Jarrott, un legale della città di Lubbock, che aveva tutelato con successo gli interessi di parecchi piccoli allevatori contro quelli dei grandi baroni del bestiame. Quella volta Miller dovette sparare più volte sul corpo dell’avvocato sino a che Jarrott non dette più segni di vita. “ Il più duro, dannatissimo uomo che io abbia mai ucciso” ebbe a dire più tardi Miller.

Nel 1905 tentò di vendere per buoni lotti di terreni non edificabili e quando la truffa venne svelata, Jim Miller non trovò di meglio che accoppare il delatore della soffiata nella hall dell’albergo Westbrook a Fort Worth. Anche in questo caso Miller riuscì, grazie a false testimonianze, a evitare di finire nelle mani della giustizia. L’anno successivo, il 1906, Miller si trasferì in Oklahoma per un lavoro. A Orr, una piccola città del territorio indiano, i fratelli Pruitts dell’omonima banda, avevano promesso vendetta al marshal Ben Collins per le ferite inferte da quest’ultimo a uno di loro. La sera del 1° di agosto 1906, un colpo di fucile venne sparato verso la fattoria del marshal e Collins pur ferito, rispose con quattro colpi del suo revolver. Il fucile del killer fece di nuovo fuoco e il secondo colpo stese definitivamente il marshal. Per l’assassinio vennero identificate diverse persone tra le quali i fratelli Pruitts e un certo Washmond che indicò in Miller l’esecutore materiale del delitto. Il nostro diacono se la cavò anche questa volta per mancanza di testimoni in quanto uno dei sospettati morì mentre uno dei fratelli Pruitts venne ucciso da uno sceriffo in uno scontro a fuoco. Le accuse contro Miller di conseguenza, per niente circostanziate e definite, permisero il suo rilascio su cauzione nel 1907. Egli allora tornò a Fort Worth giusto in tempo per rispondere ad una chiamata di un suo parente nel Nuovo Messico, tale Carl Adamson. Quella volta Miller si rese conto che l’uomo che doveva entrare nel mirino del suo fucile non era una persona qualunque. Il pagamento di conseguenza doveva essere proporzionato allo spessore del personaggio, niente di meno che Patrick Floyd Garrett lo sceriffo che a Fort Sumner (Nuovo Messico) uccise nel 1881 Billy The Kid.

Pat Garrett nacque nella contea di Chambers in Alabama il 5 giugno 1850. Cresciuto in Louisiana si spostò nel 1869 a Dallas (Texas) dove lavorò come cowboy sino al 1875. Come cacciatore di bufali si accompagnò a W. Skelton Glenn sino a quando per un alterco gli toccò di uccidere un altro cacciatore. Subito dopo si spostò nel Nuovo Messico dove lavorò per Pete Maxwell come addetto alla marchiatura del bestiame. Sposò Juanita Gutierrez che però morì alla fine del primo anno di matrimonio. Nel gennaio del 1880 convolò in seconde nozze con la sorella di Juanita e alla fine di novembre del 1880 venne proclamato sceriffo della contea di Lincoln (Nuovo Messico). Il 19 dicembre 1880 Garrett uccise Tom O’Folliard, un amico del Kid e poco dopo catturò lo stesso Billy con Dave Rudabaugh e Tom Pickett.

Sarebbe troppo lungo raccontare le vicende di Pat Garrett e di Billy The Kid, per cui ci limiteremo a dire che nel 1881 Garrett sorprese il Kid presso il ranch di Pete Maxwell e lo uccise a tradimento nella penombra senza dargli la minima possibilità di difesa. Due anni più tardi entrò a far parte dei Texas Rangers e nel 1899 venne eletto sceriffo a Dona Ana nel Nuovo Messico. Nel 1901 venne messo a capo dell’ufficio riscossione tasse presso El Paso (Texas) , ma dopo qualche tempo tornò al suo ranch nel Nuovo Messico. Gli anni successivi furono per Garrett anni di instabilità economica per cui cominciò a bere e a giocare molto. Si inimicò anche i proprietari dei ranch vicini a causa dei diritti di sfruttamento dell’acqua, elemento indispensabile per la sopravvivenza del bestiame. L’acqua passava sulla proprietà di Garrett e l’ex sceriffo poteva disporne a suo piacimento. Alcuni di questi signori si incontrarono in El Paso con lo scopo di fare pressione su Garrett. Essi pensarono anche di uccidere l’ex sceriffo nel caso questi avesse rifiutato di scendere a patti. Per tale lavoro pensarono naturalmente al miglior professionista sulla piazza : Jim Miller.

Il diacono quella volta alzò di molto il prezzo, 1500 dollari per l’esattezza. Garrett non era uno qualsiasi ed era sempre uscito indenne nei molteplici scontri con i peggiori individui del sud-ovest.

Ora Garrett viveva in Dona Ana (Nuovo Messico) vicino a Las Cruces e, come già detto prima, i suoi rapporti con gli allevatori vicini non erano buoni. Uno di questi, W. W. Cox si offrì di rilevare l’intera proprietà di Garrett, ma quest’ultimo oppose un netto rifiuto. Allora Cox mandò un suo uomo, Wayne Brazel, con lo scopo di proporre a Garrett un accordo. La proposta era quella di affittare parte della terra di Garrett per lo sfruttamento del pascolo. Cedendo alle pressioni, Garrett decise di cedere parte della sua terra a Brazel, per poi pentirsene subito quando si accorse che le bestie che pascolavano sul suo terreno altro non erano che capre, un tipo di animale che provocava grossi danni ai pascoli.

Nel gennaio del 1908 fece la sua apparizione nella contea di Dona Ana Jim Miller che si mostrò in giro con l’aria e i modi di un allevatore. Egli fece anche una grossa offerta a Garrett per cui quest’ultimo cominciò a litigare con Brazel affinché portasse via quelle maledettissime capre. Brazel non si curò della cosa per cui i rapporti tra i due peggiorarono ulteriormente. Nel mese di febbraio 1908 Garrett, secondo precedenti accordi, si recò a Las Cruces per parlare di affari con Jim Miller.Lo accompagnavano Wayne Brazel e Carl Adamson , l’uomo che aveva chiamato Miller. Quella volta Garrett non portava armi addosso, ma solo un fucile da caccia custodito in una cassetta sul suo carro. Egli, ovviamente, non aveva messo in relazione “l’allevatore” Miller con il micidiale Diacono Jim.

Dopo tutto, Garrett viaggiava ormai sui sessanta e da tempo non era più uno sceriffo. I tre uomini stavano per arrivare a Las Cruces quando Adamson chiese a Garrett di fermare il carro per soddisfare un bisogno corporale. Anche Garrett lo imitò e nel momento in cui voltò le spalle ai due uomini, un proiettile lo raggiunse nella parte posteriore della testa e un altro all’altezza dello stomaco. Garrett morì all’istante, ma Lucero lo sceriffo di Las Cruces, non credette alle parole di Wayne Brazel che disse di aver colpito Garrett per legittima difesa a causa di una nuova discussione su quelle maledette capre. Egli trovò Garrett ancora disteso per terra con il suo fucile accanto, ma notò anche che la patta dei pantaloni di Garrett era sbottonata e la mano destra era ancora avvolta da un pesante guanto. Una tenuta certamente non consona ad un esperto gunfighter che si aspetta l’attacco di qualcuno. Lo sceriffo stabilì anche che il fucile di Garrett era stato sistemato vicino al suo corpo dopo che questi era già stato ucciso. La verità era che Adamson scelse un punto prestabilito per fermare il carro e per indurre anche Garrett a scendere. E in quel punto preciso c’era Jim Miller dietro una siepe che scaricò il suo fucile su l’ex sceriffo. Brazel venne arrestato e più tardi rilasciato mentre Adamson morì due anni più tardi di febbre tifoide. Garrett venne seppellito accanto alla figlia morta qualche anno prima. Miller non fu mai arrestato per l’omicidio e subito dopo tornò a Fort Worth per continuare la sua attività di facciata, quella della speculazione edilizia. Verso la fine del 1908, suo cognato Little Mannen Clements fu ucciso assieme ad un amico in un saloon di El Paso (Texas). Naturalmente Miller pensò subito alla vendetta, ma prima dovette preoccuparsi di un lavoro più urgente per il quale era stato chiamato. Gli era stato offerto un contratto da 2000 dollari, il più alto della sua carriera.

Quello che doveva accoppare era un importante personaggio della città di Ada in Oklahoma. Quando Miller arrivò ad Ada, la città si presentava come un florido centro per il commercio del cotone, sicuramente una cittadina dalle ottime prospettive. Era però anche una città violenta visto che le cronache locali riportavano l’uccisione di ben trentasei persone soltanto nell’anno 1908. Una di quelle discussioni che poteva portare a estreme conseguenze scoppiò tra due tenutari di saloon senza scrupoli, Jesse West e Joe C. Allen e un allevatore ed ex sceriffo quale era Allen Augustus “Gus” Bobbitt. Sebbene West e Allen lasciassero per qualche tempo la città per condurre del bestiame nel Texas, il loro rancore per Bobbitt non diminuì. Infatti, per la loro vendetta, si rivolsero al becchino per eccellenza che dal Texas salì verso nord nel 1909.

Quella sera di gennaio “Gus” Bobbitt stava tornando verso il suo ranch col suo calesse in compagnia di Bob Fergusson.

Ad un tratto, proprio vicino casa, un colpo di fucile sparato dagli alberi vicini lo raggiunse ad una gamba. Il suo corpo barcollò sul sedile del calesse e un attimo dopo un secondo proiettile lo raggiunse nella parte sinistra del corpo all’altezza dello stomaco. L’uomo vacillò per poi cadere nel prato sottostante. Bob Fergusson, che accompagnava Bobbitt, cercò istintivamente un riparo saltando giù dal calesse. Non ci furono altri spari e Fergusson potè vedere solo la sagoma di un cavaliere che fuggiva nel bosco vicino. Fergusson era sicuro di aver riconosciuto l’uomo a cavallo. Non poteva certo dire il nome perché doveva trattarsi di uno staniero, ma sicuramente riconobbe in quell’uomo la stessa persona che era passata sul sentiero appena qualche minuto prima. Costui aveva persino salutato Bobbitt, sebbene avesse parzialmente oscurato la sua faccia con un fazzoletto. Bobbitt visse ancora per un’ora con la testa adagiata sul grembo della moglie alla quale dettò le ultime volontà compresa quella di disporre di mille dollari di ricompensa per la cattura dell’uomo che lo aveva ucciso. Probabilmente Miller , quella volta fece l’unico sbaglio della sua vita, quello che lo avrebbe condotto alla forca. Per tanti anni era sfuggito ad indizi più che evidenti tanto da convincersi di essere coperto da una sorta di immunità. Quella volta però, nel caso Bobbitt, trascurò di cancellare completamente le tracce.

Infatti le indagini portarono al ritrovamento del suo cavallo nella fattoria di un certo Williamson che si scoprirà essere un nipote di Miller stesso. Miller venne rintracciato ad Ardmore (Oklahoma) dove la padrona di casa che gli aveva dato alloggio, riferì ai poliziotti di aver visto nella sua stanza un tipo di fucile simile a quello che gli inquirenti stavano cercando. I poliziotti arrivarono anche ad un ragazzo di nome Peeler che ammise di essere stato pagato per condurre Miller ad Ada. West ed Allen poi confermarono di aver pagato Miller per conto di un allevatore di nome Berry Burrell.

Quest’ultimo venne arrestato in Texas e ricondotto in Oklahoma. Jim Miller tentò una fuga disperata, ma venne raggiunto a Fort Worth e finalmente arrestato.

Il 9 aprile 1909 tutti quelli che avevano in qualche modo partecipato all’assassinio di “Gus” Bobbitt, si ritrovarono in galera ad Ada. Miller si affidò al migliore avvocato dell’Oklahoma, Moman Pruitt.

Pruitt era una leggenda, un avvocato che aveva vinto più di trecento cause per omicidio. Il 19 aprile 1909, un gruppo di persone, sospettando la solita assoluzione, irruppe con decisione nelle celle. Miller e gli altri furono tirati fuori e condotti in una stalla vicina dove furono impiccati l’uno dietro l’altro. Quando fu il suo turno, Miller confessò di aver ammazzato almeno cinquantuno persone. Si tolse un anello di diamanti dal dito e pregò che venisse consegnato alla moglie. Un altro venne regalato a coloro che avevano avuto cura di lui nella prigione di Ada. Quindi nel momento in cui uno dei cittadini gli passava il cappio al collo, pregò che gli venisse sistemato il cappello in testa. “Non voglio morire con la testa scoperta” disse. Dopo l’esecuzione i corpi di Miller, West, Allen e Burrell vennero lasciati a penzolare nel buio della stalla. Con la morte di Miller qualcuno scrisse che il mondo era sicuramente più pulito e luminoso. Un rispettabile cittadino, nel dettare l’epitaffio di Miller, si espresse in tal modo: “Fu soltanto un killer, il peggiore uomo che io abbia conosciuto”.

 

Fotografie. Di Jim Miller esiste una sola fotografia, quella della sua impiccagione.  

***

Sotto: la morte di Jim Miller, all'interno di una stalla

Sotto: Gus Bobbitt

 

Benvenuti! www.farwest.it ® è una comunità di appassionati di old west americano. Tutto il materiale pubblicato proviene dai visitatori. Eventualmente nel sito fosse presente qualche testo appartenente ad altri, è sufficiente segnalarlo perché venga immediatamente eliminato. Tutti i diritti sono riservati ai titolari del materiale.