L'agguato a Nat Champion
grandi
allevatori allarmati sempre più dal continuo crescere dei coloni che
innalzavano reticolati e dai continui furti di bestiame ad opera di
bande come quella di Nathan Champion, decisero di agire in modo
spiccio e concreto.
Nell’inverno
del 1892 i baroni del bestiame si riunirono in un albergo di
Cheyenne (Wyoming) dove si decise di intraprendere un’azione contro
i fuorilegge del Buco nel Muro. Non si guardava troppo per il
sottile e nel termine “fuorilegge” venivano inseriti anche onesti
coloni la cui sola colpa era stata quella di aver recintato i
pascoli degli allevatori.
L’associazione
degli allevatori naturalmente cercò nei circoli di Washington la
copertura politica per quello che si stava per fare e, come
sottolinea James D. Horan nel suo libro “Uomini disperati”, sembra
che anche il presidente Harrison dette la sua benedizione
all’offensiva progettata.
Dal Wyoming al
Texas vennero reclutati numerosi pistoleri per quella che doveva
essere una specie di pulizia etnica. Era stata stilata una lista di
nomi di persone da sopprimere e Nathan Champion figurava in cima
all’elenco. A capo dell’operazione venne messo Frank E. Wolcott, un
borioso e grasso ex maggiore dell’esercito. I “Regolatori”, come
amavano farsi chiamare, si ritrovarono a Cheyenne e da lì, in treno,
il 5 aprile 1892 si misero in marcia alla volta di Buffalo (Wyoming)
con l’intento di prenderne possesso e di far fuori Red Angus, lo
sceriffo che pare avesse interessi in comune coi fuorilegge.
Arrivati a
Casper (Wyoming), i regolatori scesero dal treno e a cavallo
proseguirono verso la contea di Johnson. Quasi sul confine della
contea, la squadra dei regolatori si fermò presso l’allevamento di
Tisdale per mangiare e dare un’ultima controllata alle armi. Durante
la sosta, un esploratore del gruppo, Mike Shonsey, arrivò di corsa e
riferì a Wolcott di aver saputo che Nathan Champion e altri
razziatori se ne stavano rintanati presso il ranch K.C. sul ramo
settentrionale del fiume Powder.
Una volta sul
posto, alle prime ore del giorno, i regolatori circondarono la
baracca e attesero.
Ad un tratto
dalla casa videro uscire un uomo che, con un secchio in mano, si
avviava verso il torrente. Pochi minuti dopo, un secondo uomo usciva
dalla capanna per andare verso la stalla vicina. I due che
risultarono essere Bill Walker e Ben Jones, due trapper, vennero
subito fatti prigionieri senza che avessero la possibilità di
avvertire chi era rimasto nella baracca.
Sotto: la banda dei "Regolatori" che uccise Nat
Champion
Nel frattempo
un terzo uomo era apparso sulla soglia della capanna e costui era
Nick Ray, il socio di Champion. Appena fuori, Ray fu accolto da una
scarica di fucileria che lo fece cadere in terra gravemente ferito.
Le pallottole dei winchester arrivavano da tutte le parti ed era
difficile per Champion recuperare l’amico. Con uno sforzo sovrumano
Ray strisciò verso la porta della baracca e Champion finalmente
riuscì a tirarlo dentro. Le cose si mettevano male per Champion, era
solo dentro la baracca con l’amico morente e le pallottole stavano
letteralmente facendo a pezzi la baracca. Nel primo pomeriggio, due
uomini, Jack Flagg e suo figlio, stavano avvicinandosi alla casa di
Champion con l’intento di passarvi la notte. Si accorsero dei
regolatori soltanto alla fine quando le pallottole dei loro fucili
fischiarono sulle loro teste. I due riuscirono a fuggire e
cavalcando senza sosta raggiunsero Buffalo dove avvertirono la
cittadinanza e lo sceriffo Angus della presenza dei regolatori.
Costoro, intanto, non riuscendo a stanare Champion, decisero di
tagliare corto e, incendiato un carro, lo diressero verso la
baracca. Nell’arco di un minuto la casa fu avvolta dalle fiamme. Ray
era già morto e Champion con la forza della disperazione balzò fuori
con un winchester in mano e due pistole nella cintura. Riuscì forse
a stendere uno dei regolatori, ma un secondo dopo il fuoco di
cinquanta fucili lo crivellò di colpi. Benché morto, gli assedianti
continuarono a infierire sul corpo di Champion finchè venne dato
l’ordine di cessare il fuoco.
Il corpo di
Nathan Champion venne denudato e sul torace venne apposto un
biglietto con la scritta “razziatori attenti”. Vennero confiscate le
sue pistole e il suo fucile e in una tasca degli abiti quasi
inceneriti venne trovato un foglio con poche righe scritte, in
pratica un piccolo diario in cui Champion descrisse gli ultimi
istanti vissuti nella capanna assieme al suo amico Nick Ray.
Vale la pena
di riportarlo cosi come è stato scritto perché in quelle poche righe
si può leggere quanto forte fosse il sentimento dell’amicizia tra
quegli uomini di frontiera, uomini che giornalmente affrontavano i
pericoli di una vita dura in cui la sopravvivenza o meno faceva
parte delle regole del gioco. Sotto la data del 9 aprile c’era
scritto quanto segue:
“Io e Nick
stavamo facendo colazione quando ci hanno attaccati. Con noi c’erano
due uomini: Bill Jones e un altro. Il vecchio Bill andò a prendere
l’acqua e non tornò indietro. Il suo amico fece lo stesso. Allora
Nick si è affacciato e io gli ho detto di fare attenzione perché
pensavo che qualcuno nascosto nella stalla avesse preso prigionieri
i due cacciatori. Nick è stato colpito, ma ancora non è morto. Sta
molto male. Io cerco di curarlo come posso. Adesso sono passate due
ore dal primo sparo. Nick è ancora vivo; di fuori ci stanno sparando
e ci hanno circondati. Ragazzi, i proiettili piovono a torrenti.
Quella gente si è messa in modo che non riesco a colpirla. Ci
sparano dalla stalla, dal fiume e dal retro della casa. Nick è morto
verso le nove. Vedo del fumo verso la stalla. Penso che gli hanno
dato fuoco. Penso che questa volta non mi lasceranno scappare. E’
quasi mezzogiorno. Nella stalla c’è ancora gente. Vorrei che
mostrassero il muso così potrei fare un po’ di tiro al bersaglio.
Ragazzi, non so cosa abbiano fatto a quei due che hanno passato la
notte in casa mia. Ragazzi, mi sento molto solo. Vorrei che ci fosse
qualcuno con me in modo da poter difendere la casa da tutte le
parti. Adesso sono quasi le tre. Sono passati da poco un uomo a
cavallo e un ragazzo . Gli hanno sparato mentre si allontanavano.
Non so se li hanno uccisi oppure no. Ho visto un sacco di uomini
sbucare a cavallo dall’altro argine del fiume e inseguirli. Proprio
ora ho sparato all’uomo nella stalla, ma non so se l’ho preso. Devo
andare a dare un’occhiata. Non sembra che abbia molte speranze di
battermela. Vedo dodici o quindici uomini; uno mi sembra ... (il
nome è cancellato), ma non sono sicuro che sia lui. Spero che non
abbiano preso quei due che sono scappati verso il ranch di Smith.
Hanno ricominciato a sparare. Se avessi un cannocchiale riconoscerei
qualcuno di loro. Vengono avanti, devo andare a guardare. Mi stanno
crivellando la casa di proiettili. Li sento che spaccano della
legna. Temo che prima di buio daranno fuoco alla casa. Se quando fa
buio sono ancora vivo tenterò di scappare. Sparano ancora. Stanno
per dar fuoco alla casa. Ancora non è notte. La casa è in fiamme.
Arrivederci, ragazzi. Nathan D. Champion.”
Queste poche
righe vennero scritte mentre la casa era circondata da una
cinquantina di sicari prezzolati, le pallottole che fischiavano da
tutte le parti e con la consapevolezza di Champion di lasciarci la
pelle. Beh, la sintassi è quella che è, ma lo spirito della lettera
è un piccolo capolavoro di letteratura.
Nathan
Champion era nato vicino Round Rock nella contea di Williamson
(Texas) il 29 settembre 1857, sesto figlio di Jack Champion e Naomi
Standerfer.
Nathan e suo
fratello Dudley vivevano nella contea di Johnson (Wyoming) ormai da
molto tempo e vi erano giunti guidando mandrie dal Texas.
Nick Ray
invece era del Missouri ed era venuto nel Wyoming per lavorare come
cow-boy.
Nel frattempo,
a Buffalo, l’allarme lanciato da Jack Flagg aveva dati i suoi
frutti. Nell’arco di una giornata lo sceriffo Angus, il vecchio
sceriffo Snider e una ex guida dell’esercito, Araphao Brown, avevano
di fatto raccolto un esercito composto da un centinaio di coloni
armati di tutto punto.
I regolatori
dal canto loro, una volta liquidato Champion, avevano tutta
l’intenzione di conquistare Buffalo, ma una volta a contatto con
l’esercito dei coloni , constatata la disparità di forze,
preferirono trincerarsi presso il ranch T.A. sul torrente Crazy
Woman.
Sia i
regolatori che i coloni si spararono addosso per un paio di giorni,
finché Arapaho Brown, visto che le pallottole non risolvevano la
situazione, decise di incendiare un carro pieno di fieno e di
spedirlo contro la baracca dove erano trincerati i regolatori.
Le conseguenze
sarebbero state indubbiamente tragiche per gli uomini di Wolcott se
un provvidenziale squillo di tromba non fosse risuonato nell’aria.
Era la cavalleria di Fort Mc Kinley che arrivava appena in tempo a
salvare i sicari degli allevatori.
I coloni
posero la condizione che i regolatori si arrendessero e che fossero
arrestati per l’omicidio di Champion.
Secondo le
parole di James D. Horan quel giorno il mondo veramente si era
capovolto. “La legge illegale levatasi contro l’illegalità veniva
stroncata dalla legge”.
I regolatori
vennero tradotti nel carcere di Cheyenne dove nel 1893 si tenne un
processo farsa visto che tutti furono assolti.
Finiva in tal
modo la guerra della contea di Johnson e la pace tornava nel
Wyoming, ma i tempi non sarebbero stati più gli stessi.
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