uando i
winchester tacquero si poterono contare cinque ferite nel corpo di
Jim Younger e almeno una quindicina in quello di Cole. Anche Bob era
ferito gravemente mentre Pitts fu trovato morto. I banditi vennero
trasportati a Madelia (Minnesota), curati e poi tradotti nel carcere
della contea dove avrebbero passato parecchi anni della loro vita.
Bob Younger non finì di scontare la pena poiché morì in carcere di
tubercolosi nel 1889. Dopo venticinque anni, nel 1901, la
commissione dei condoni firmò la grazia per Cole e Jim Younger. I
due fratelli, per uno scherzo del destino, vennero assunti a 60
dollari al mese per un lavoro che non poteva non riuscirgli meglio:
la vendita di pietre tombali. Jim Younger dopo qualche tempo venne
preso dalla depressione a causa della quale si suicidò nell’estate
del 1902. Coleman Younger invece visse ancora per molti anni. Si
spense il 21 marzo 1916 rispettato e benvoluto da tutti.
Frank e Jesse
James dopo il disastro di Nothfield riuscirono a far perdere le loro
tracce e in qualche modo riuscirono a tornare nel Missouri. Dagli
archivi dell’agenzia Pinkerton pare che i due fuorilegge, sotto
falsi nomi, andassero in California. Dopo un anno di silenzio,
passato più che altro a spostarsi da un posto a un altro, Jesse
tornò a casa. La voce passò di fattoria in fattoria e allora nuovi
cavalieri si diressero in silenzio nella penombra verso la casa dei
James. Gli Younger vennero sostituiti con Ed Miller, Wood Hite e
Dick Liddell, un vecchio compagno dei tempi di Quantrill.
La prima
rapina di Jesse con la nuova banda avvenne a Glendale (Missouri) l’8
settembre 1879 contro il treno della linea Chicago and Alton
Railroad. Sembravano i vecchi tempi perché la banda, con i Pinkerton
alle calcagna, si dileguò senza lasciare traccia.
Il 5 luglio
1881 fu la volta del treno della linea Chicago Rock Island and
Pacific Railroad presso Winston (Missouri). Forzato il vagone
postale, la banda riuscì a sottrarre soltanto alcune migliaia di
dollari. La rapina particolarmente feroce per la modalità di
esecuzione, finì con l’uccisione di un passeggero e quella del
capotreno Bill Westphal. Un destino beffardo aveva fatto si che
questi si ritrovasse a incrociare la strada di Jesse James. Qualche
anno prima, infatti, era stato proprio Westphal a condurre a Kearney
con il treno gli agenti di Pinkerton che avrebbero poi tirato la
bomba nella fattoria dei James.
Un paio di
mesi dopo, esattamente il 7 settembre 1881, Frank e Jesse James
compirono la loro ultima rapina. L’obiettivo, il treno della Chicago
and Alton Railroad presso Glendale (Missouri), fruttò alla banda un
bottino di 15.000 dollari. Dopo quel colpo il governatore dello
stato Thomas Crittenden, che aveva emesso una taglia di 25.000
dollari per Jesse vivo o morto, ricevette in gran segreto a Kansas
City i fratelli Bob e Charlie Ford. Costoro avevano fatto parte
talvolta della banda e di loro Jesse si fidava. Si fidava a tal
punto da riceverli in casa, come quella mattina del 3 aprile 1882. I
due Ford si trovavano in casa di Jesse per preparare l’assalto alla
Platte County Bank.
Quel giorno,
come tutti sanno, Jesse salì ad un tratto su una sedia per
spolverare un quadro. Con le spalle voltate a Bob Ford, Jesse
cominciò ad armeggiare attorno al quadro e a parlare della prossima
rapina. Un secondo dopo nella casa echeggiò il colpo sordo di una
colt 45. Il proiettile di Bob Ford penetrò nella nuca di Jesse per
uscire sotto l’occhio sinistro. Il corpo del bandito si irrigidì per
un istante, poi cadde pesantemente per terra sul tappeto.
All’indomani dell’omicidio, un’ondata emotiva percorse tutto il
Missouri. Qualcuno manifestò la propria soddisfazione, ma molti
piansero l’antico paladino del Sud. Il Kansas City Journal versò una
lacrima scrivendo: “ Addio Jesse”.
La salma venne
trasportata a Kearney da St. Joseph e tumulata in un angolo del
cortile della fattoria.
Bob Ford visse
solo qualche anno di più. Venne steso da Ed O. Kelly nel 1892 nel
Colorado.
Frank James si
arrese al governatore Crittenden il pomeriggio del 5 ottobre 1882.
Magro, quasi calvo, a trentanove anni dimostrava parecchio di più
della sua età. Era un uomo probabilmente stanco e deciso a tagliare
col proprio passato. Frank James nei mesi successivi subì diversi
processi, tutti conclusi con un verdetto di non colpevolezza.
Lo stato del
Minnesota sembrò volersi costituire parte civile per l’affare di
Northfield, ma poi le cose pian piano caddero nel dimenticatoio.
Dopo la guerra con la Spagna, attorno alla fine del secolo, Frank
diede il suo appoggio a Teddy Roosevelt per la corsa alla presidenza
degli Stati Uniti.
Negli ultimi
anni fece qualche lavoro di poco conto, si esibì in qualche circo e
cercò di vendere a turisti sprovveduti falsi souvenir del fratello.
Morì nella sua fattoria a Kearney il 18 febbraio 1915.
Con la morte
di Frank e quella di Cole Younger l’anno successivo, sembrava calato
definitivamente il sipario sulla saga della banda James-Younger che
per tanti anni aveva imperversato nelle più remote città del
Missouri. Ma la storia può sempre riservarci un imprevisto, un
qualcosa che può uscire dai binari della realtà per andare verso una
dimensione al di la della quale esiste solo la leggenda.
Non più tardi
del 1948, infatti, un vecchio signore centenario gridò al mondo di
essere lui il vero Jesse James. Sostenne che Jesse non era morto
quel giorno a St. Joseph perché Bob Ford, quel bastardo, aveva
solamente ucciso un altro. “ Non mi hanno seppellito a Kearney,
hanno solo seppellito un sosia “. Questo è quanto sostenne J. Frank
Dalton, un vecchio signore di Granbury del Texas che visse sino al
15 agosto 1951. Se cosi fosse, Jesse sarebbe vissuto sotto falso
nome per oltre settantanni e sarebbe morto alla veneranda età di 104
anni.
Quello di
Jesse James d'altronde non è un caso isolato. Le cronache raccontano
di un episodio verificatosi più o meno nell’estate del 1948 in una
di quelle assolate autostrade del New Mexico.
Un cronista di
un giornale locale aspettava qualcuno in un determinato punto
dell’autostrada.
All’ora
convenuta, un qualcosa di irreale, sicuramente una figura d’altri
tempi gli si parò davanti agli occhi. Un vecchissimo cowboy con una
altrettanto vecchia colt appesa a un lurido cinturone cominciò a
dire che Pat Garrett non l’aveva ucciso. No, non poteva averlo fatto
visto che ora era li e poteva finalmente raccontare come erano
andate le cose. Il Kid, scappato da Fort Sumner sarebbe vissuto
sotto falso nome nella città di Hico in Texas e sarebbe morto nel
1950 per attacco di cuore.
Siamo ai
confini della realtà, in cui ognuno può credere ciò che vuole.
D’altronde la prova del DNA sui resti di Jesse a Kearney non ha
fugato del tutto i dubbi. Sia come sia, io credo che talvolta l’uomo
abbia bisogno di oltrepassare quei confini al di la dei quali
finisce la realtà e inizia la leggenda. E allora anche a me piace
pensare che Jesse e il Kid forse non sono morti quei giorni per mano
di Bob Ford e di Garrett. Mi piace pensare che ci siano stati ancora
per molto tempo sino ad arrivare quasi ai nostri giorni. Infine
voglio dire che, pensare di essere stato loro contemporaneo (almeno
per cinque o sei anni visto che sono nato nel 46), mi lascia una
strana sensazione addosso.