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Approfondimento storico curato da Aquila Solitaria

I rischi del viaggio

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o spostamento delle mandrie lungo una pista non era certo un divertimento: ore di noia incredibile erano intervallate da momenti di estremo pericolo. I cowboy incontravano raramente gli Indiani ostili. Principalmente fiancheggiavano la mandria per evitare che le vacche s’allontanassero, mentre la “retroguardia”, in coda, soffocata dalla polvere, recuperava i capi rimasti indietro. La preoccupazione maggiore era di trovare l’acqua alla fine della giornata. Il bestiame della prateria si spaventava facilmente, era di indole meschina e non molto intelligente. Durante il guado di un fiume c’era non solo il rischio che qualche capo annegasse, ma addirittura che una vacca, presa dal panico, facesse annegare un cowboy. La minaccia principale era costituita da un fuggi-fuggi di massa, durante il quale l’errore di un secondo, in un mare di corna agitate e di zoccoli scalpitanti, diventava una sentenza di morte (una volta spaventate - da qualunque cosa d’inaspettato, come un rumore improvviso, un odore sconosciuto e certamente dai fulmini - le vacche potevano correre per miglia e miglia. L’unica speranza del cowboy era quella di correre in capo alla mandria e, sparando colpi di pistola, agitando il cappello e strillando, spaventare gli animali di testa facendo loro cambiare direzione, fino a quando l’intera mandria non avesse incominciato a girare in tondo, senza meta). 
I cowboy usavano il revolver principalmente per fare fronte ai pericoli che incontravano lungo la pista. Potevano averne bisogno per uccidere un cavallo ferito a morte, un animale impazzito o un serpente a sonagli. Colpi di pistola venivano sparati in aria per calmare una mandria in preda al panico o per dare il tradizionale segnale di richiesta d’aiuto (tre colpi). 
Il lupo nordamericano rappresentava un grave problema per gli allevatori. Pur non costituendo una minaccia per le persone, dopo il massacro dei bisonti (fino al 1860 milioni di bisonti erravano nelle praterie del Nordamerica. Furono massacrati senza pietà per la loro carne e le loro pelli da cacciatori come Buffalo Bill Cody [1846 - 1917]. I bisonti, ridotto fortemente il loro ciclo riproduttivo, giunsero quasi alla completa estinzione.) vitelli e puledri diventarono le loro prede. Venivano eliminati con trappole oppure avvelenati con esche alla stricnina. 
Gli orsi bruni erano diffusi in tutta l’America, nelle zone selvagge, montuose o ricche di foreste. Onnivori, ben presto impararono ad aggiungere i vitelli alla loro dieta. Alti fino a 1,8 m e con un peso variabile dai 90 ai 250 Kg, potevano essere pericolosi se spaventati. Per gli orsi grizzly cavalli e bestiame rappresentavano potenziale cibo. Feroci, alti 2,4 m e pesanti fino a 365 Kg, i grizzly erano un rischio infrequente ma molto serio. 
Nelle regioni aride degli Stati Uniti sudoccidentali l’acqua era una questione di vita o di morte. Sotto il sole impietoso riuscire a trovare una sorgente nel deserto era davvero importante. 
I serpenti a sonagli, in cerca di calore, potevano tentare di strisciare nelle coperte di un cowboy addormentato. Il loro morso era piuttosto doloro, ma raramente aveva conseguenze letali. Il veleno non si poteva succhiare, perciò la ferita veniva cauterizzata, cioè bruciata.
Come il morso di un serpente a sonagli, la puntura di uno scorpione poteva essere molto dolorosa, ma non fatale per un uomo in buone condizioni di salute. La dimensione di uno scorpione variava: una buona regola insegnava che i più piccoli erano anche i più velenosi. I cowboy controllavano il terreno prima di stendere le coperte, così come controllavano gli stivali prima di calzarli la mattina.

 

Pericoli. La minaccia principale era costituita da un fuggi-fuggi di massa, durante il quale l’errore di un secondo, in un mare di corna agitate e di zoccoli scalpitanti, diventava una sentenza di morte.

 

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