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I Nez Perces verso il Canada

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a maggior parte degli Indiani si era ormai arresa: oltre ai Sioux avevano ceduto gli Cheyenne di Due Lune e Coltello Spuntato.  

Nonostante che con la battaglia del Little Bighorn gli Indiani avessero completamente sopraffatto l'esercito americano, inspiegabilmente la guerra vide la loro sostanziale sconfitta: la maggior parte dei Nativi si era infatti arresa.

Nelle Grandi Pianure non vi erano più le mandrie di bisonti che garantivano la loro sussistenza, la vita libera di un tempo era ormai limitata dal grande numero di coloni che avevano invaso le loro terre, la caccia spietata che l'esercito stava dando loro li costringeva ad un'esistenza da fuggiaschi.

Il 1877 e il 1878 segnarono la fine per gli Indiani del Nord Ovest: si ebbero gli ultimi sussulti da parte di Comanche, Nasi Forati e Cheyenne.

Questi ultimi, sebbene fossero già stati sfiancati e rinchiusi in riserva, cercarono di evadere dalla prigionia per riconquistare la libertà nei loro luoghi di origine.

Nel 1877 iniziò anche l'odissea dei Nasi Forati, che seguirono nella loro prodigiosa impresa quello che fu chiamato il «Napoleone indiano». Fu egli il loro capo, cristiano e battezzato. Il suo nome era Tuono Che Rotola Dalle Montagne, ma passò alla storia con l'appellativo che gli diedero gli  Americani: Giuseppe.

I Nasi Forati si erano trasferiti, in coincidenza della migrazione bianca in Oregon, nella valle del fiume Wallowa, nel Nord-Est di quello Stato.

Mantennero relazioni amichevoli con i nuovi venuti, fino a che, nel 1873, non fu scoperto l'oro nella zona da loro abitata.

Rifiutarono l'offerta di acquisto del governo, e per quasi tre anni furono dimenticati. Gli Stati Uniti erano impegnati nella guerra contro i Sioux.

Nel 1876 si tentò, ad opera del generale Oliver O. Howard, di trasferirli nell'Idaho del Nord. I Nasi Forati rifiutarono il territorio assegnato loro dal governo: poiché le forze americane erano di gran lunga superiori, il consiglio indiano prese la coraggiosa decisione di trasferire tutta la tribù oltre tremila chilometri più a Nord, nel Canada, fuori dalla giurisdizione americana.

Il gruppo, costituito da settecentocinquanta persone di cui solo duecentocinquanta guerrieri, fu tallonato lungo tutto il percorso dai soldati di Howard, Gibbon e Miles e dal ricostituito settimo Reggimento di cavalleria, agli ordini del colonnello Sturgis.

Gli scontri, però, videro sempre vittoriosi i Nativi, che, sebbene inferiori di forze, furono superiori in abilità, astuzia e coraggio.

Ancora una volta, però, la conclusione degli avvenimenti non favorì gli Indiani: i Nasi Forati furono fermati. Ad ostacolarli furono il telegrafo e la ferrovia: con il primo venivano velocemente informati i vari quartieri generali dell'evolversi della situazione; con la strada ferrata si facevano confluire con celerità truppe fresche nei luoghi opportuni.

I Nasi Forati raggiunsero le Paw Mountains, ultimo ostacolo prima del confine con il Canada, che si trovava a soli 50 chilometri di distanza.

In una località chiamata Bear Paw, dopo sei vittorie consecutive, Giuseppe subì la prima e definitiva sconfitta. A Bear Paw convennero le truppe di Howard e di Miles, e Giuseppe non potè far altro che arrendersi (4 ottobre 1877).

Alcuni dei suoi, guidati da Uccello Bianco, riuscirono a raggiungere il Canada per unirsi a Toro Seduto. Giuseppe e gli altri Nasi Forati furono trasferiti in Oklahoma, dove rimasero fino al 1885, anno in cui, per intercessione del generale Miles, tornarono nel Nord-Ovest, in un'agenzia sul fiume Clear Water, Idaho. 

 

Capo Giuseppe. Il suo nome era Tuono Che Rotola Dalle Montagne, ma passò alla storia con l'appellativo che gli diedero gli  Americani: Giuseppe.

 

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