La scoperta
l 16 agosto 1896, un giorno qualunque nel
calendario delle speranze dei cercatori d’oro, a George Washington
Carmack e ai suoi due amici pellerossa accadde il miracolo:
pescarono una pepita d’oro – una vera! – dal letto del Rabbit Creek,
un tributario del Klondike River canadese. Quella che ne seguì, con
codazzo di gioie e disperazioni, fu la più importante corsa all’oro
di cui si serbi ricordo nella storia del west nordamericano. Oltre
100.000 cercatori d’oro, perlopiù improvvisati, poveri e disperati,
si riversarono nel Klondike; cercavano la fortuna che però arrise
solamente ad una piccolissima minoranza. Solo 40.000, tra l’altro,
riuscirono a trovare spazio nei campi auriferi. A fianco alla marea
montante di emigranti che si spostarono dagli Stati Uniti verso il
Canada, si mosse anche una nutrita e intrigante folla di piccoli
trafficoni, uomini e donne molto scaltri che sfruttarono la corsa
all’oro da una posizione comoda avviando attività commerciali di
supporto ai veri cercatori. Carmack ebbe semplicemente la grazia di
trovarsi al posto giusto quando era giusto che vi si trovasse.
Niente di più! Quando decise di migrare a nord, lo fece spinto dal
desiderio di starsene in pace, lontano dal mondo troppo civilizzato
e, nel contempo, per cercare fortuna. Non era la prima volta che
Carmack veniva sfiorato dalla dea bendata, ma le precedenti
occasioni si erano risolte in bolle di sapone che finirono per
ridicolizzarlo.
Voci sulla presenza dell’oro nella zona del Klondike ne giravano fin
dal lontano 1830, ma non se ne fece mai niente: chiacchiere, bugie e
informazioni troppo approssimative non riuscirono a mettere in
movimento la gente. La natura selvaggia e la bellicosità dei
pellerossa Chilkoot furono motivi aggiuntivi più che sufficienti a
far si che molti lasciassero da parte anche la sola tentazione di
indagare meglio.
Almeno fino al 1878. Quell’anno un certo George Holt decise di
prendere di petto gli elementi e gli indiani e riuscì a portare nel
mondo civile alcune pepite di dimensione tale da convincere altri
cercatori a farsi guidare verso i nuovi campi auriferi. Nel 1880
erano almeno 200 quelli che si arrabattavano a cercare oro lungo le
sponde dello Yukon River.
Ma il meglio doveva arrivare. E arrivò! Nel 1885, oro, in quantità
ragionevolmente interessante, venne trovato lungo lo Steward River,
a sud del Klondike River. L’anno successivo nuovi filoni vennero
scoperti nel Forty Mile River. Nel 1893 fu il turno di due
mezzosangue russi che setacciarono oro fino a guadagnare 400.000
dollari, una cifra enorme per quel tempo che da sola bastò a far
nascere una cittadina, Circle City, una “boom town”che divenne
presto conosciuta come la “Parigi dell’Alaska”; un posticino
piuttosto movimentato – come molte cittadine di frontiera – che
arrivò ad avere nel suo perimetro ben 2 teatri, 8 sale da ballo, 28
saloon, una biblioteca e una scuola. Le “boom town”, però, avevano
la caratteristica di nascere e morire con la stessa rapidità e così,
la sola notizia della scoperta di ulteriori importanti giacimenti
lungo il Rabbit Creek – presto ribattezzato Bonanza Creek - portò al
repentino abbandono di Circle City per una nuova migrazione. In quel
periodo il Canada aveva deciso di costruire da quelle parti un forte
che potesse ospitare un reparto di Giubbe Rosse che così riuscirono
garantire il rispetto dei termini minimi di legge e di convivenza.
Facciamo ora un passo indietro.
George Carmack credeva nel soprannaturale, specialmente nelle
visioni, come ci credevamo i suoi due amici indiani. Appena prima
della fortunosa scoperta della pepita, Carmack aveva sognato due
salmoni con scaglie d’oro e, nientemeno, con enormi pepite al posto
degli occhi. “E’ una visione!”, disse convinto del fatto suo Carmack
ma, facendogli difetto la fantasia, pensò a un buon auspicio per una
pesca fortunosa e così si attrezzò di conseguenza. Si trovava
proprio a pescare con Shookum Jim e Tagish Charley quando un
cercatore di nome Robert Henderson discese il fiume e, incontratili,
gli disse che lui effettuava ricerche più a monte e che il “colore”
dell’acqua non gli pareva promettente. Poi, gettando un’occhiata
rabbiosa sui due indiani, disse che non voleva musi rossi in mezzo
ai piedi con le loro concessioni. I tre amici restarono colpiti
dagli insulti di Henderson ma decisero di lasciar correre la cosa e
per altre due settimane proseguirono nelle loro attività. Un giorno
decisero di risalire il fiume per comprare del tabacco da Henderson.
Questi rifiutò di vendergliene e insultò nuovamente gli indiani. Fu
allora che Carmack e gli indiani decisero di abbandonare quella zona
preferendole il più isolato Rabbit Creek. “Non troveremo certo
quell’idiota anche laggiù!” pensò Carmack.
Trovarono la tranquillità che cercavano e qualcosa di più. Un
giorno, mentre ripulivano un setaccio, scoprirono la pepita che
scatenò l’enorme corsa all’oro del Klondike. I tre decisero di non
dire niente a Henderson e preferirono percorrere una ben più lunga
distanza (circa 80 chilometri) fino a Fortymile per registrare la
concessione.
Lungo la strada raccontarono a tutti quelli che incontravano la loro
scoperta. I cercatori d’oro anziani prestarono poca fede al racconto
di Carmack, ben sapendo che in passato aveva creduto di fare
“strike” ma non c’era riuscito. I giovani, invece, non conoscendolo,
lo ascoltarono con grande attenzione, speranzosi. |