Il duro lavoro dei cow-boy
opo la metà del XIX secolo il cow-boy americano
ha saputo conquistarsi una fetta piuttosto rilevante dell'attenzione
del grande pubblico per via della considerevole importanza del
suo lavoro.
Il suo lavoro è unico: nello svolgimento delle sue mansioni sta
sempre in groppa al suo cavallo. Il suo ruolo all'interno del
business del bestiame lo porta talvolta a spostarsi dietro i capi
che si sono spostati troppo dal limite assegnato alla mandria. Altre
volte contribuisce alla conduzione delle mandrie da una località ad
un'altra. Ancora, talvolta si occupa di radunare i capi dispersi
(round-up) allo scopo di marchiare i vitelli o di selezionare i buoi
da macello che in seguito vengono condotti alla ferrovia ed
imbarcati sui treni diretti ai mercati del bestiame. Le principali
doti richieste ai cow-boys sono il coraggio, la prontezza fisica, la
capacità di resistere alla fatica e, non da ultimo, bravura
nell'equitazione e nel
maneggio del lazo.
Il cow-boy vero è una figura nata per caso e principalmente nelle
regioni occidentali e sud-occidentali del Texas.
Armato fino ai denti, dotato di ampi e robusti stivali con speroni,
capelli lunghi e coperto da un gran cappellaccio, il cow-boy si
presenta immediatamente per quello che è.
I cow-boys del Texas erano uomini della frontiera, abituati fin
dalla loro prima infanzia a convivere con uno stato di pericolo
costante e con le pressanti scorrerie di indiani bellicosi. Non
solo, la porzione di territorio in cui i cow-boys esercitavano la
loro professione erano soggetti anche agli attacchi dei "bandidos"
messicani, gente disposta a tutto pur di concludere positivamente
una scorreria a danni delle mandrie e delle abitazioni dei texani.
Avere con sé armi da fuoco o altre armi letali era di conseguenza
una vera e propria
abitudine che caratterizzava i cow-boys. Inoltre, la distanza dal
raggio d'azione della legge della società civile portava i cow-boys
ad essere, di fatto, tutori di se stessi.
Non ci pare strano che una simile occupazione e un tale ambiente
abbiano sviluppato una tipologia di uomini che la gente normale non
esitava a definire "ruffiani della peggior specie", ma anche tra
questi c'erano ottime persone che i pericoli e le fortune della vita
avevano forgiato con tratti di generosità ed eroismo.
Queste stesse esperienze, però, accostavano spesso alla liberazione
degli istinti peggiori. In certi casi, infatti, bastava una
piccolissima provocazione per scatenare la reazione dei
cow-boys che non esitavano a sparare addosso ad un uomo con la
stessa tranquillità con cui si sarebbe sparato ad una bestia
selvatica.
Le caratteristiche dei cow-boys, poi, finivano per essere
riconosciute come fondamentali ai fini di un importante servizio di
pubblica sicurezza. In effetti i cow-boys proteggevano la
frontiera dalle razzie o dai massacri degli indiani appoggiandosi
alle proprie abilità di uomini della frontiera con il bestiame e le
armi da fuoco.
I cow-boys finivano per essere anche un corpo di cavalieri che
presidiava una vastissima zona di frontiera e che, pur dedito all'accudimento
del bestiame che gli veniva affidato, non
mancava di rendere assai difficili le razzie indiane.
Intorno alla metà degli anni '40 del XIX secolo gli Americani hanno
scoperto che ad ovest del Nebraska e del Kansas, verso la Sierra
Nevada, esiste uno spazio grande almeno quanto quello disponibile ad
est del Mississippi in cui il bestiame può essere allevato e fatto
ingrassare in "campo aperto", lasciando che ricerchi da sé il cibo
che occorre, l'acqua per abbeverarsi e persino il riparo, senza che
l'uomo intervenga in alcun modo, se non scegliendo i capi adatti
alla vendita nel momento in cui questi devono essere trasportati
fino ai
carri-bestiame sulla ferrovia. Questa scoperta è stata certamente la
più importante dai tempi della dell'oro della California,
dell'argento del Nevada o del petrolio in Pennsylvania.
Un giorno, nel dicembre del 1864, un commerciante con la sua fila di
carri condotti da buoi si trovava lungo la strada per Camp Douglas,
nel Territorio dello Utah. Proprio in quel periodo le pianure di
Laramie erano divenute impercorribili a causa di un'inattesa e
terribile tempesta di neve e a causa di questo grosso contrattempo
il commerciante fu costretto a cercare riparo in attesa di svernare.
Lasciò libero il bestiame, certo che avrebbe perso tutti i suoi capi
a causa della fame e del freddo. Accadde invece che le bestie
restarono attorno al campo, riuscendo a sopravvivere.
Quando la neve si sciolse, la terra si ricoprì rapidamente di un
folto manto erboso.
Arrivò la primavera ed il commerciante e le sue bestie erano sani e
salvi, addirittura in condizioni migliori di quando, 4 mesi prima,
avevano trovato riparo.
Da questo episodio prese avvio l'allevamento del bestiame nelle
regioni settentrionali degli Stati Uniti. Nel primo periodo, però,
si trattò di un tipo di affari piuttosto rischioso. A quel tempo,
infatti, agli indiani delle riserve era consentito - nel corso dei
mesi estivi - di attraversare quelle immense lande alla ricerca di
bisonti o di altri generi che li avrebbero aiutati a sostenersi
autonomamente durante i freddi e duri mesi invernali.
Il permesso di girovagare e cacciare era concesso agli indiani in
cambio della promessa che, fuori dalla riserva, si sarebbero
comportati bene, almeno secondo i canoni dell'uomo bianco!
Nel corso di queste battute di caccia, gli indiani ebbero modo di
incontrare e conoscere le mandrie degli allevatori, scoprendo quanto
era facile metterle in fuga per poi catturare i manzi che gli
occorrevano, lasciando perdere gli altri.
Talvolta accadeva anche che qualche gruppo di indiani levasse anche
lo scalpo a qualche cow-boy di passaggio.
In taluni casi la battaglia con gli indiani si concludeva con la
totale disfatta di gruppi di bianchi la cui principale occupazione
era quella di allevare il bestiame. Occasionalmente questi gesti
guerreschi finivano per spingere il governo americano a prendere
atto della necessità di un intervento in quelle terre lontane. La
disfatta del Generale Custer e di tutto il suo distaccamento di
soldati nel giugno del 1876 al Little Bighorn rafforzò quell'atteggiamento,
strettamente legato alla forte volontà di costringere gli indiani a
stare all'interno delle riserve assegnate. Nei 5 anni seguenti al
disastro del Little Bighorn l'esercito americano, sparpagliato in
un'area immensa, ebbe numerosi scontri con le tribù indiane. Da
queste battaglie i bianchi sono usciti rafforzati, allentando la
resistenza indiana nel Montana, in Idaho e nel Dakota, al punto che
proprio in quelle zona fu possibile introdurre l'allevamento del
bestiame in campo aperto così com'era già accaduto in Wyoming e
Colorado. A quel punto fu normale che i cow-boys divenissero, di
fatto, dei guardiani delle zone in cui lavoravano.
Anche quando gli indiani finirono per essere chiusi nelle riserve
loro assegnate, gli allevatori non riuscirono ad essere
completamente sereni. Da tempo immemorabile, infatti, i ladri di
cavalli in particolare ed i ladri di bestiame in genere erano
divenuti numerosi, moltiplicandosi come specie di parassiti,
strettamente collegati alla disordinata vita della frontiera,
completamente adattatisi ad essa.
Così, per parecchi anni, l'enorme regione compresa tra il Kansas ed
il Colorado al sud, fino al Montana ed il Dakota a nord, fu
infestata dai ladri di bestiame.
Il paese, d'altra parte, pareva offrire infinite opportunità a
questa nefasta specie di esseri umani.
Lo stesso sistema di allevamento, il più diffuso allora, rende
complesso capire come si potesse diventare ricchi allevando bestiame
in zone in cui proliferavano i ladri... Il bestiame,
infatti, pascolava liberamente, mischiandosi e camminando in campo
aperto così che era obiettivamente facile per un piccolo gruppo di
malviventi piombare tra i vitelli e rubarne una
certa quantità, separandoli dal resto del gruppo, conducendoli
altrove, in qualche valle adatta allo scopo, in cui sarebbe stato
poco più di un gioco procedere alla marchiatura del
bestiame giovane ed alla ri-marchiatura dei capi già marchiati. In
questa maniera si creava una mandria nuova che poteva essere venduta
con poco rischio per i malviventi.
E' chiaro che un simile sistema non poteva essere tollerato troppo a
lungo dagli allevatori che, infatti, si sforzarono di trovare un
rimedio drastico e decisivo, provando a creare un
corpo autonomo di "polizia", composto da cow-boys di cui ci si
poteva fidare ad occhi chiusi. A questi cow-boys detective fu
affidato l'incarico di vigilare sul bestiame dei grandi
allevatori, ma anche di scovare i ladri fin nelle loro "tane" e
persino di scoprire i marchi fasulli, quelli ottenuti con la
correzione "a fuoco" di marchi regolari.
In questo modo moltissimo bestiame veniva recuperato e riconsegnato
ai legittimi proprietari e un certo numero di ladri venne rinchiuso
in carcere.
Quando qualcuno di questi veniva "pizzicato" in prossimità di un
centro abitato, veniva consegnato alle autorità civili, ma se
l'arresto avveniva all'interno delle zone adibite a pascolo
aperto, la giustizia veniva assicurata con metodi sommari e
piuttosto sbrigativi, oltreché con una certa approssimazione.
Gli allevatori ed i cow-boys si occupavano spesso di svolgere tutti
i ruoli previsti dalla giustizia ordinaria, occupandosi di essere
giudici, avvocati, giuria e boia.
Gli allevatori hanno sempre sostenuto di aver comminato la massima
pena solo in presenza di un'evidenza incontestabile di reato.
Quando il verdetto di colpevolezza veniva emesso, le procedure
giudiziarie venivano interrotte con l'uso di una grossa corda
saponata.
Oggi, finalmente, grandi cambiamenti sono in corso. Nei pascoli del
nord il furto del bestiame inizia ad essere una cosa del passato.
Alcuni stati e territori hanno emesso leggi che
impongono la marchiatura di tutti i capi di bestiame ed il deposito
dei singoli marchi proprietari presso la cancelleria della contea in
cui gli allevatori vivono.
Non solo! I marchi vengono persino pubblicati e pubblicizzati, così
da rendere molto più sicuro l'allevamento del bestiame che ora
assomigli sempre più ad una normale impresa
commerciale dell'est.
In origine, l'allevamento del bestiame nei pascoli del nord era
confinato tra persone con pochi mezzi, ma ben presto autentici
imprenditori e uomini d'affari, ricchi di mezzi e di idee,
che compresero al volo le enormi potenzialità finanziarie di un
settore che necessitava solo di essere riorganizzato. La stessa
presenza della ferrovia era un'occasione da cogliere al
volo per raggiungere con rapidità e sicurezza i 3 principali mercati
del bestiame: Chicago, St. Louis e Kansas City.
Chicago era destinata a diventare il più grande mercato di bestiame
del mondo.
Si trattò certamente di un'intrapresa che richiese soldi e coraggio
in parti uguali.
Il Texas aveva un indice di crescita positivo del numero dei manzi
che costituiva l'orgoglio di quello stato. Il bestiame cresceva
prevalentemente in campo aperto ed i manzi di 2 anni
si potevano vendere in numero pressoché illimitato ad un prezzo che
oscillava tra i $ 3,50 ed $ 4,50 a capo.
Parte integrante di questo sistema era l'enorme "armata" di
cow-boys" di cui il Texas disponeva. Erano conosciuti e temuti da
molti gruppi di indiani ed allo stesso modo da coloro
che preferivano mantenere aperta la porta degli affari illeciti con
le tribù bellicose.
Dunque, c'erano ben 3 elementi che garantivano il successo di chi
allevava il bestiame: denaro, bestiame e cow-boys.
Questi 3 elementi garantivano l'espansione del mercato del bestiame
e, nello stesso tempo, costituivano un importante monito per quegli
indiani che fino a quel momento si erano
opposti all'avanzata dei bianchi e che, proprio in virtù di questa
nuova situazione, avrebbero preferito restare confinati all'interno
delle riserve.
Con incredibile velocità il Texas avviò la completa distruzione
della cultura del buffalo e la figura del cow-boy dominante nella
vasta area compresa tra il New Mexico, il Colorado, il
Wyoming, il Montana e la parte occidentale di Dakota, Nebraska e
Kansas.
Nel breve volgere di 15 anni, la cintura degli interessi dell'Impredo
del Bestiame fu stretta a tal punto intorno alle riserve indiane che
gli antichi padroni delle pianure finirono per
essere individuati come "buoni selvaggi".
In linea di massima si può affermare che la cultura dei ranch e
dell'allevamento del bestiame - con l'effetto combinato della
necessaria buona capacità gestionale - è diventata una
strada per il successo. Centinaia di persone che pochi anni prima si
erano affacciate al mondo dell'allevamento con pochi mezzi sono oggi
veri e propri "re del bestiame" ed oggi
possono contare su risorse finanziarie immense.
In certi casi persino le donne sono riuscite ad affacciarsi in
questo tipo di impresa, ottenendo un grande successo e potendosi
permettere, oggi, di gioire udendo il nomignolo loro
riservato di "regine del bestiame".
Il valore finanziario generato dall'allevamento del bestiame nel
solo anno 1884 ha superato largamente i $ 40.000.000, una cifra da
brivido.
Non solo! Il valore del bestiame è ulteriormente cresciuto proprio
nel
corso di quell'anno e l'allevamento del bestiame è, naturalmente, la
principale attività imprenditoriale di tutta l'area in cui esiste.
Come sempre accade, poi, gli affari richiamano affari
e l'allevamento del bestiame ha finito per essere anche un volano
che ha generato ulteriori importanti attività lavorative. Come non
citare, ad esempio, la nascita di decine di tratti
ferroviari intercontinentali completamente asserviti ai bisogni del
mercato del bestiame?
Il cow-boy è cambiato, adeguandosi alle nuove esigenze del lavoro.
Oggi è un lavoratore assai differente dal modello originale del
Texas.
L'allevamento del bestiame negli stati del Kansas, Nebraska,
Colorado, Wyoming, Montana e Dakota ha soffiato sul fuoco del
cambiamento. Oggi è facile trovare proprietari di ranch
che provengono dagli stati posti ad est del fiume Missouri, così
come dall'Inghilterra, dalla Scozia, dalla Germania e dalla Francia.
Tutta gente di larghe vedute e disposta ad
ammodernare il proprio lavoro. Alcuni sono arrivati in America come
turisti desiderosi di cacciare il buffalo, ma hanno deciso di farsi
conquistare dalla prospettiva di arricchirsi con
l'allevamento. Molti hanno contribuito con vigore al duro lavoro dei
cow-boys, amandone le principali caratteristiche.
Organizzazione, disciplina e ordine caratterizzano oggi
l'allevamento del bestiame, inteso in senso più moderno, nei pascoli
del nord. In poche parole, possiamo dire che allevare
bestiame nel nord del nostro paese è sempre stato inteso nel senso
della normale gestione d'impresa, finalizzata alla produzione di
benessere. Nell'alveo di metodiche simili è
cresciuta e si è sviluppata una nuova generazione di cow-boys.
Alcuni provengono dal Texas e sono arrivati carichi di esperienza,
ma la grande maggioranza proviene dagli altri Stati
o dai vari Territori. Non mancano quelli che hanno studiato in
Europa o negli stessi Stati Uniti. Per una parte di loro il mestiere
del cow-boy è visto come un impiego temporaneo volto
alla migliore comprensione dei segreti dell'allevamento del
bestiame, non mancando il desiderio di mettersi in proprio alla
prima occasione buona.
La vita del cow-boy è ancora una forte attrazione per i giovani.
Ha un'aurea di romanticismo il trascorrere le ore del giorno in
sella ad un cavallo, seguendo una pista ed accudendo il bestiame, in
attesa di potersi coricare sulla nuda terra quando
arriva il momento del meritato riposo.
Le grandi mandrie che continuamente vengono trasferite dal Texas ai
pascoli del nord sono composte da almeno 2.500 capi ed alcune
arrivano a 4.000 manzi. Ogni mandria viene
affidata ad un capo che dispone di circa 10 cow-boys, un carro con
le provviste ad un addetto alla cucina.
Ad ogni mandriano vengono messi a disposizione 4 cavalli.
Le mandrie diventano sospettose e suscettibili non appena si
allontanano dai pascoli della zona d'origine e perciò necessitano
della massima attenzione da parte dei cow-boys per
evitare che accadano gli "stampede", ossia le fughe repentine dei
manzi in tutte le direzioni.
Durante il viaggio la mandria trascorre le notti in uno spazio di
circa 2 acri mentre i cow-boys girano intorno per tutta la notte,
dando alle bestie una certa sensazione di sicurezza.
Il viaggio dal sud del Texas al Montana dura da 4 a 6 mesi. Le
mandrie viaggiano anche dall'Oregon e dal Territorio di Washington
verso il Wyoming ed il Montana orientale. E'
impossibile per chi non sia dotato di una robusta esperienza nel
campo immaginare le difficoltà legate al lo spostamento di una
mandria enorme lungo praterie infuocate o attraverso
valichi di montagna o in mezzo a tratti desertici in cui per miglia
e miglia può essere difficile trovare cibo e acqua bastanti. Per non
parlare, poi, della difficoltà legata agli
attraversamenti dei numerosi corsi d'acqua.
Una buona parte dei pascoli del nord insiste su un'area che alcuni
hanno definito la culla dei tornado. Tuoni e fulmini sono pure
frequenti e risultano tra le cose che più di ogni altra
spaventano le mandrie. Terrificanti possono essere gli effetti dei
tuoni notturni. |