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Contro Toro Seduto

I

l West rappresentava la salvezza, anche se alcune vaste regioni erano riservate agli Indiani. Tra queste la zona delle Colline Nere, dove, nel 1874, si recò una spedizione militare con scopi esplorativi. Biologi, botanici ed esperti minerari furono affidati al settimo Reggimento di cavalleria. Purtroppo della colonna facevano parte anche alcuni giornalisti che si affrettarono a divulgare una notizia sensazionale: nelle Colline Nere vi era l’oro. Il governo si dichiarò disposto a comprare la zona. Se Nuvola Rossa accettò rassegnato la proposta, non così fece la maggior parte dei Sioux che si raccolse attorno alle grandi figure di Toro Seduto e Cavallo Pazzo. Ai Sioux si aggiunsero tutti quei Nativi animati da un desiderio di riscossa e di liberazione, come il gruppo guidato da Uomo Che Ha Paura Dei Suoi Cavalli e gli Cheyenne di Due Lune. Questo consistente gruppo di «ribelli» si accampò tra le Montagne Bighorn e le Colline Nere, lungo il corso del fiume Powder.

Fino al 1875 la situazione rimase irrisolta, perché gli Indiani occupavano la zona che interessava al governo che si affrettò a far sapere che avrebbe usato la forza se entro il gennaio 1876 i Nativi non fossero rientrati nelle riserve. Poiché gli Indiani non rispettarono l'ultimatum, impossibilitati, anche e soprattutto, dalle avverse condizioni meteorologiche, Sheridan organizzò una campagna che avrebbe visto impegnati tre contingenti che, partendo da tré diversi forti, dovevano rastrellare la zona tra i fiumi North Piane e Yellowstone. Era previsto l'impiego del settimo Reggimento di cavalleria agli ordini del tenente colonnello Custer. La spedizione parti nei primi mesi del 1876.

Nel programmare questo piano furono commessi molti errori che ne causarono il fallimento. La manovra prevista (l'unificazione di un esercito sul campo di battaglia) era molto complicata, specie in uno spazio molto ampio come quello delle Grandi Pianure. Le tre colonne non furono in grado di comunicare tra di loro per quasi tutta la durata delle operazioni; si misero in contatto solo quando furono a distanza ravvicinata. Non riuscirono, quindi, a scambiarsi informazioni sul nemico. La ricognizione non fu accurata: si era pensato ad una notevole concentrazione di forze, ma non si era assolutamente supposto che il numero dei guerrieri fosse superiore a quello dei soldati delle tre colonne messe insieme. Si partì dal presupposto che gli Indiani sarebbero fuggiti verso Nord al primo contatto con l'esercito, per rimanere schiacciati tra le colonne militari che battevano la zona più a settentrione. Si scartò a priori la possibilità che i Sioux potessero opporre la minima resistenza, tanto più non fu considerata l'ipotesi che i Nativi potessero formulare un piano d'attacco. Infine, l'inadeguato equipaggiamento delle colonne ne rallentò ulteriormente la marcia. Il solo generale Crook, uno dei comandanti delle tre colonne, più esperto, per ovviare a tale inconveniente eliminò i carri, sostituendoli con i muli. I reparti ebbero in dotazione fucili a retrocarica Springfield, le pistole Colt 45 e i mitragliatori Gatling. Gli Indiani, grazie ai loro velocissimi esploratori, vennero immediatamente a conoscenza dei movimenti dell'esercito, e programmarono un'offensiva.

Dato che gli Americani si dividevano, i Sioux e i loro alleati si unirono per affrontare separatamente le colonne, neutralizzandole una alla volta. Il villaggio che si formò comprendeva i Sioux Oglala di Cavallo Pazzo, i Sioux Hunkpapa di Toro Seduto e altri gruppi di Sioux scappati dalle riserve, gli Cheyenne dì Due Lune, alcuni Piedi Neri e Arapaho. Le armi da fuoco a loro disposizione erano poche e tra le più disparate: lunghi fucili da caccia, Winchester, fucili a ripetizione ottenuti in parte legalmente da mercanti, e agenti indiani, in parte bottino di incursioni contro i soldati e i coloni. La maggior parte degli Indiani era fornita delle armi tradizionali: archi e frecce, mazze, lance, scudi e coltelli. In totale vi erano circa cinquemila guerrieri.

 

La campagna. Poiché gli Indiani non rispettarono l'ultimatum, impossibilitati, anche e soprattutto, dalle avverse condizioni meteorologiche, Sheridan organizzò una campagna che avrebbe visto impegnati tre contingenti.

 

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