erchè gli
uomini non macellavano i bisonti uccisi durante la caccia comune?
Premesso che ciò avveniva solo in quella grande occasione che era la
caccia collettiva, sacra e ritualizzata, c'è anche da dire che
macellavano e scuoiavano, oltre agli altri animali, anche il bisonte
quando veniva ucciso dal singolo guerriero in una solitaria azione
di caccia.
Cominciamo col
dire che i guerrieri prima di intraprendere azioni di caccia, come
di guerra, si sottoponevano ad un'astinenza forzata. Proprio così,
nel giorno e nella notte precedente, non facevano sesso.
Si potrebbe
pensare che questo tabù servisse ad evitare la spossatezza fisica
conseguente all'atto sessuale.
Anche se
guerrieri e cacciatori, per avere successo, dovevano essere nel
pieno delle loro forze e nulla doveva inficiare la capacità di
cacciare o di combattere, esistono ben altre motivazioni a
giustificazione di tali comportamenti, compresi quelli di non
aiutare le donne a macellare i bisonti abbattuti.
Uno dei simboli
più antichi e ricorrenti sulle pareti delle caverne del Paleolitico,
dipinti dalle mani di sacerdoti cacciatori, è l'immagine della
vulva.
Lo scopo è
quella di associare metaforicamente e simbolicamente la vulva ferita
e sanguinante nei momenti che segnano le tappe della fertilità
femminile (cioè le mestruazioni ed il parto) con la ferita ottenuta
tramite la penetrazione della lancia o di una freccia. Immagini del
genere si trovano in abbondanza nelle caverne dello Iowa e sui
rotoli di corteccia di betulla, in tutta l'area dei Grandi Laghi.
Vale a dire in quelle terre da cui provenivano le tribù della
prateria. Quindi,nell'immaginario degli indiani la fortuna del
cacciatore consiste nell'atto della penetrazione. Però con uno scopo
rovesciato. Non è un coito per procreare, ma la penetrazione è
l'atto per dare la morte alla preda. Per questo motivo al cacciatore
erano severamente vietati i rapporti sessuali prima della caccia.
I due atti di
penetrazione, uno per portare la vita e l'altro la morte, dovevano
avvenire in periodi diversi e distanti tra di loro. L'atto di
penetrazione della donna ed il conseguente coito si sublimavano in
entità eteree e spirituali che, fondendosi agli altri pensieri, si
diffondevano e vagavano nel cosmo.
Gli animali,
con i loro sensibilissimi sensi, potevano captare tali emanazioni ed
essere messi in allarme. La preda poteva avvertire la sensazione
della penetrazione mortale che stava per arrivare e darsi alla fuga.
Spesso
succedeva che l'indiano si asteneva dal sesso anche per un
determinato periodo dopo la caccia, almeno fino a quando l'animo del
cacciatore non era completamente sgombro dai sentimenti guerreschi
che lo avevano accompagnato sul sentiero di caccia. Una penetrazione
ancora influenzata da pensieri di morte non deve avvenire perchè il
coito è vita. La divisione tra morte e vita deve essere tanto netta
che tradizionalmente il cacciatore uccide, ma non si occupa della
carcassa dell'animale. Anzi, in molti casi, non lo porta neppure
dentro il villaggio e lascia alla donna l'incombenza della
macellazione e della trasformazione del bisonte morto in essenza di
vita. Cioè cibo, vestiti, tende, strumenti.