In guerra con gli archi
nche durante le guerre contro gli invasori
bianchi le frecce volavano a nugoli. Dopo la battaglia ricordata
come "il massacro di Fetterman" dai bianchi o "la battaglia dei
cento uccisi" (1866) dagli alleati Lakota-Cheyenne, il luogo dello
scontro ne era letteralmente cosparso. I rapporti militari parlano
di circa 40.000 frecce infisse ovunque, compreso negli imprudenti
uomini del Capitano Fetterman.
Nella leggendaria battaglia combattuta sul Little Big Horn (1876) i
precisi arcieri Lakota e Cheyenne ebbero un ruolo fondamentale nello
spazzare via il VII cavalleria.
Charles Windolph, decorato con la medaglia d'onore per il suo
comportamento sulla collina dove Reno venne cinto d'assedio, affermò
in seguito che circa la metà dei guerrieri che li circondavano
utilizzavano archi e frecce.
Non è stato possibile calcolare quanti soldati fossero caduti sotto
le tradizionali armi degli indiani: mazze da guerra, lance, archi e
frecce, ma di sicuro questo arsenale fu di fondamentale contributo
alla vittoria, come quando Gall, il famoso capo Lakota, scivolato
alle spalle del plotone L, fece piovere un nugolo di frecce sui
soldati colti di sorpresa, facendone strage.
Studi recenti affermano che il numero delle armi da fuoco in mano ai
nativi non fossero più del 45%, di cui il 25% usavano ancora armi ad
avancarica e soltanto il 20% armi a cartuccia metallica. I conti
sembrano quindi tornare, anche se sicuramente durante la battaglia
della Reno Hill, il volume di fuoco dovette più volte cambiare: a
partire dalle ore più tarde del 25 e per tutto il 26, infatti i
soldati subirono il fuoco dei 200 e più fucili presi ai loro stessi
commilitoni caduti nelle disastrose cariche di Reno e Custer.
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