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A cura di Maurizio Biagini

La preparazione

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a come erano costituite queste armi? Le punte di freccia erano generalmente costituite di pietra lavorata (selce, ossidiana, ecc.) ma erano utilizzate anche corna di animali, conchiglie, legno, ossa e metallo. La punta di freccia era collocata in una fessura all'estremità dell'asta e lì veniva assicurata con tendini o lacci di pelle di animali.

La lunghezza delle frecce variava: quelle dei Navajo come quelle degli Utes erano lunghe circa 2 piedi, mentre quelle Apache, Comanche, Arapaho, Cheyenne, Kiowa e Pawnee erano circa 7 cm e mezzo più lunghe.

Occasionalmente le frecce potevano essere avvelenate intingendole nel veleno, o con piante venefiche. La pratica era poco diffusa data la grande perizia degli arcieri indiani nel colpire i loro bersagli e non sappiamo con certezza quali tribù la utilizzassero. Si sa per esempio che alcuni Apache usavano una mistura preparata con estratto di cistifellea di daino mischiata a veleno di crotalo. Nel 1919 il medico John C. Da Costa nel suo libro Modern Surgery scrisse che gli unici indiani ad utilizzare frecce intinte nel veleno erano i Piutes.

Tuttavia, già nel 1862, J.H. Bill, un medico dell'esercito aveva descritto la tecnica con cui gli Hopi fossero soliti avvelenare le loro frecce con veleno di serpente ed interiora imputridite di piccoli animali.

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Veleno. Occasionalmente le frecce potevano essere avvelenate intingendole nel veleno, o con piante venefiche.

 

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