La preparazione
a come erano costituite queste armi? Le punte di freccia erano
generalmente costituite di pietra lavorata (selce, ossidiana, ecc.)
ma erano utilizzate anche corna di animali, conchiglie, legno, ossa
e metallo. La punta di freccia era collocata in una fessura
all'estremità dell'asta e lì veniva assicurata con tendini o lacci
di pelle di animali.
La lunghezza delle frecce variava: quelle dei Navajo come quelle
degli Utes erano lunghe circa 2 piedi, mentre quelle Apache,
Comanche, Arapaho, Cheyenne, Kiowa e Pawnee erano circa 7 cm e mezzo
più lunghe.
Occasionalmente le frecce potevano essere avvelenate intingendole
nel veleno, o con piante venefiche. La pratica era poco diffusa data
la grande perizia degli arcieri indiani nel colpire i loro bersagli
e non sappiamo con certezza quali tribù la utilizzassero. Si sa per
esempio che alcuni Apache usavano una mistura preparata con estratto
di cistifellea di daino mischiata a veleno di crotalo. Nel 1919 il
medico John C. Da Costa nel suo libro Modern Surgery scrisse che gli
unici indiani ad utilizzare frecce intinte nel veleno erano i Piutes.
Tuttavia, già nel 1862, J.H. Bill, un medico dell'esercito aveva
descritto la tecnica con cui gli Hopi fossero soliti avvelenare le
loro frecce con veleno di serpente ed interiora imputridite di
piccoli animali.
[continua]
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