Il massacro di Tres Castillos
opo un anno di combattimenti quasi giornalieri, inseguiti come
fiere, il gruppo Apache di Victorio, stanco ed affamato, quasi senza
munizioni, si accampò a circa 30 miglia ad est della Città dei Muli
(come loro chiamavano la città di Chihuahua, capitale dell'omonimo
stato), diretti ad ovest, verso la Sierra Madre.
Diversi guerrieri al comando di Blanco furono inviati a Santa
Rosalia per ottenere armi e munizioni, mentre un altro gruppo di
consanguinei Mescaleros cercavano di trovare del cibo. Quattro
giorni dopo, cominciarono ad intraprendere la marcia - verso la
morte - che li attendeva inesorabile a Tres Castillos (tre colline
di roccia granitica nel mezzo del deserto Chihuahuense), dove
arrivarono il 14 di ottobre del 1880, quasi nell'oscurità... disse
uno dei sopravissuti (Kaywaykla).
Riferisce ancora Kaywaykla che erano circa 400 donne e bambini...
protetti solo da circa 20 guerrieri: 10 in avanguardia con Nantan
Victorio, ed altrettanti in retroguardia con il vecchio Nana,
Suldeen, Mangus, Eklode e Kayatennae, tra gli altri. Mentre il
grosso degli Apache – donne e bambini – formavano una lunghissima
fila nel mezzo.
Queste dichiarazioni, chiaramente, mettono in dubbio la notoria
versione ufficiale messicana riportante l'uccisione - e lo
scotennamento - di 62 guerrieri e 16 donne e bambini. Seguendo la
versione di Kaywaykla , queste cifre potrebbero corrispondere
all’esatto opposto..... considerato che lo scalpo di un guerriero
veniva pagato il doppio rispetto a quello di una donna, e che nel
momento delle riscossioni delle taglie non vi poteva essere
distinzione alcuna tra uno scalpo femminile ed uno maschile. Infine,
le stime Messicane relative alle perdite subite durante la
battaglia, riportano solo tre uomini uccisi (Nicanor Aguilar,
Serapio Munoz e Luis Rubio) e 10 feriti, 4 dei quali gravi. Troppo
pochi, forse, per poter affermare che i 260 messicani di Joaquin
Terrazas combatterono davvero - annientandoli – contro almeno 62
guerrieri Apache che difendevano le proprie famiglie(il qual fatto,
poi, lascia credere che, considerando i fuggitivi, il gruppo
guerriero fosse ancor più consistente).
Victorio si trovò certamente a corto di munizioni....ma agli Apache
non potevano mancare di certo i loro potenti archi ….con i quali
erano degli autentici maestri.
La verità appare sepolta nel tempo.. a Tres Castillos....ma seri e
forti dubbi rimangono sulla versione ufficiale messicana.
Giunti al lago di fronte ai Tres Castillos - riferisce Kaywaykla -
giusto quando l'avanguardia smontava da cavallo e le prime donne
arrivate si apprestavano ad accendere i fuochi, tra la penombra, i
Messicani li attaccarono di sorpresa uccidendo diversi di loro. La
fila - donne, vecchi e bambini - era lunghissima e la retroguardia
non fece neanche a tempo ad arrivare ai Tres Castillos che
l'avanguardia era stata quasi completamente imboscata e massacrata.
I sopravissuti fuggirono verso uno dei Tres Castillos, (la collina
più meridionale delle tre).
La persecuzione contro di questi fù implacabile. L'esperto Dan
Thrapp menziona l'uso di dinamite per stanare quelli che resistevano
tra le rocce.
El Heroe de Tres Castillos, Joaquin Terrazas - nel suo rapporto -
menziona furiose lotte corpo a corpo... con gli uomini tra le rocce
che si afferravano entrambi dai capelli.
Tuttavia, è assodato che un certo numero di Apache riuscì a fuggire
(la retroguardia), Nana, Mangus e Kayatennae, tra questi, nonchè
Kaywaykla e sua madre Gouyen, che facevano parte della “lunga fila
centrale di non combattenti”.
Ma i corpi dei morti - uomini, donne e bambini - furono mutilati per
strappare loro le preziose capigliature. Un'altra donna Apache,
catturata dai messicani e in seguito liberata da Kayatennae, narrò
di un grande fuoco - presso il lago posto di fronte ai Tres
Castillos - dove venivano concentrati i prigionieri Apache
catturati....e dove venivano bruciati i cadaveri mutilati.
I sopravissuti, invece, furono portati a Ciudad Chihuahua per essere
venduti come schiavi, nonostante lo schiavismo fosse stato abolito
già da molto tempo.
Gli "eroici 260 messicani" (i cui nomi sono stati tramandati) con le
loro mani sporche di sangue, furono ricevuti e considerati eroi dal
governo di Don Luis Terrazas, il ricchissimo e potente governatore
dello stato, cugino di Joaquin e furono pagate tutte le ricompense.
Una fonte riporta la cifra di 17.250 pesos per gli scalpi e 10.200
per i prigionieri, 2000 pesos (alcuni dicono 3000) per il solo
scalpo del grande Beduyat alias Victorio, certamente il vero eroe di
Tres Castillos.
|