La morte di Victorio
ictorio morì
certamente in occasione del famigerato massacro di Tres Castillos.
In tal senso le testimonianze Apache e le investigazioni
dell'esperto Dan Thrapp stabiliscono che il tenente-colonnello
Joaquin Terrazas - capo delle forze rurales messicane - fece
uccidere diversi Apache che si rifiutavano di segnalare quale fosse
il corpo di Victorio; infatti, nessuno dei Messicani lo conosceva.
Lo stesso Thrapp aggiunge: "Joaquin Terrazas non era in grado di
identificare Victorio e seppe per certo che era stato ucciso quando
fu informato di ciò da due fanciulli messicani liberati, Felix
Carrillo di 12 anni e Felipe Padilla di 10."
Dopo essere stato informato che Victorio era il capo della banda, e
dopo che gliene fu indicata la salma, Joaquin Terrazas, come egli
stesso raccontò, ne ottenne conferma dai prigionieri.
“L’indiano Victorio è morto, stando a ciò che consente
d’identificarlo” - riferì quello stesso giorno in un messaggio al
governatore - “e a ciò che mi è stato detto da coloro che lo hanno
conosciuto, nonché alla testimonianza dei prigionieri, gli indumenti
e l’equipaggiamento personale che ho recuperato, e che potevano
appartenere soltanto a un capo indiano di una certa importanza.”
A tutto ciò vi è da aggiungere l'articolo di un corrispondente del
Chicago Times, presente a Chihuahua City, durante l'ingresso
trionfale delle truppe di Terrazas in città. Riporto solo il
passaggio che ci interessa: "Al segnale, il battaglione avanzò, e
allora si scoprì che non si trattava di pennacchi, bensì degli
scalpi orrendi dei nemici uccisi, mostrati alla folla, che urlò e
gridò, folle di entusiasmo, seguendo i cavalieri. Ogni scalpo era
assicurato alla cima di un palo lungo circa tre metri. Alcuni
vincitori, in fila per quattro, portavano gli scalpi. Li contammo:
erano 78, di cui 16 di donne e bambini. Mi ero aspettato di vedere
qualche scalpo, naturalmente, ma la lunga fila nera di orribili
trofei era di gran lunga più orrenda di quanto avessi previsto: in
molti casi era stato strappato l'intero cuoio capelluto, insieme a
tutta la chioma. Una folla immensa, composta di uomini, donne e
bambini che si spingevano a vicenda, pazzi di esultanza, fu seguita
da una banda la cui musica veniva di quando in quando soffocata
dalle acclamazioni. Poi arrivò il colonnello Terrazas con i suoi
ufficiali, stanchi e sporchi per il viaggio. I prigionieri montavano
cavalli e muli: erano soltanto donne e bambini di tutte le età,
dall'infanzia alla vecchiaia, tranne un Comanche, che era stato
risparmiato dall'esploratore Cruz. I portatori di scalpi e le
salmerie seguivano i prigionieri. I volontari erano molto sporchi e
imbrattati di sangue, naturalmente, ma sotto questo punto di vista
non potevano uguagliare gli Indiani, e quanto all'aspetto torvo,
superavano tutto ciò che abbia mai visto o immaginato. Lo scalpo
di Victorio, visibilmente tinto di grigio, era portato da colui al
quale era riconosciuto il merito di avere ucciso il capo."
Quanto alla sua morte, è bene ricordare che le versioni Apache -
differenti da quella ufficiale messicana, che attribuisce
l'uccisione di Victorio allo scout Tarahumara Mauricio Corredor -
riferiscono che Victorio venne trovato a Tres Castillos con il
proprio pugnale conficcato nel cuore e con le cartuccere senza
pallottole. Nella sostanza, secondo gli Apache, Victorio si era
suicidato.
Su Victorio, scrisse Dan Thrapp: "Il più grande guerrigliero
d'America può essere accomunato a personaggi eterogenei: Francis
Marion, la volpe delle paludi; William Clarke Quantrill, famigerato
per il massacro di Lawrence; John Singleton Mosby, il grande
cavalleggero confederato; Charles Merrill, lo scorridore della
Birmania; e molti altri ancora.
Victorio fu un combattente dello stesso stampo, ma con una
differenza. Mentre gli altri presero le armi volontariamente e
combatterono in risposta a quello che consideravano il richiamo
della patria, Victorio s'impegnò nella sua lunga battaglia perchè
non ebbe altra scelta e per la sopravvivenza di un popolo
agonizzante.
Nessun Apache di cui sia rimasta memoria storica, neppure il
possente Mangas Coloradas, suo predecessore, e nemmeno l'indomito
Cochise, suo amico e compagno, inflissero tali sconfitte al nemico.
La sua grandezza stette in questo, e sopratutto nel modo in cui
ottenne le proprie vittorie, nonostante le condizioni di svantaggio
in cui si venne a trovare. Effettuò tutte le proprie manovre
intralciato dalla presenza delle donne, dei bambini e dei vecchi,
mantenne unito il suo popolo durante tutte le battaglie, le
ritirate, le fughe, le scorrerie per procurare quanto era necessario
alla sopravvivenza: non abbandonò mai la sua gente; e con essa, alla
fine, fu annientato.
Soltanto per questo sarebbe un condottiero unico. A tutto ciò, però,
si aggiunge il fatto che Victorio combattè senza poter contare su
nessuna organizzazione di approvvigionamento, se non quella che
riuscì a creare con la propria abilità."
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