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A cura di Omar Vicari

Gli indiani

I

primi mesi del 1867 circolavano voci circa una sollevazione generale degli indiani, i quali mal digerivano l’idea di dover lasciare le loro antiche terre comprese tra i fiumi Republican e lo Smoky Hill. Il trattato che faticosamente il nuovo agente indiano, maggiore Wyncoop, aveva fatto firmare alle varie tribù, era fermo a Washington per lungaggini burocratiche e questo non faceva altro che rendere più sospettosi i Cheyenne e i loro alleati Sioux.

Il generale Winfield S. Hancock, comandante del dipartimento del Missouri, cominciò ad accarezzare l’idea di organizzare una spedizione punitiva onde far comprendere agli indiani la potenza militare dell’esercito degli Stati Uniti. Hancock sino a poco tempo prima aveva combattuto le armate confederate e non poteva di certo spaventarsi per un pugno di selvaggi.

Hancock dette quindi inizio alla sua campagna confortato dalla benedizione dei suoi diretti superiori, generali William T. Sherman e John Pope.

Il 1° di giugno 1867 Custer ebbe l’ordine di uscire da Fort Hays per una perlustrazione dell’area dello Smoky Hill. La sua idea era quella di toccare le sorgenti del Republican, raggiungere Fort Mc Pherson sul Platte, fare rifornimento a Fort Sedgwick, quindi tornare a sud verso Fort Wallace e, ultima tappa, arrivare a Fort Harker passando da Fort Hays. Una camminata di circa mille miglia, piena di insidie, durante la quale si contarono centinaia di diserzioni. Alcuni di questi, raggiunti, vennero uccisi sul posto. Il tenente Lyman S. Kidder, partito da Fort Sedgwick per recapitare un messaggio a Custer, cadde in una imboscata e il suo corpo e quelli di altri undici uomini vennero ritrovati orrendamente mutilati nella prateria a nord di Fort Fallace. Al forte Custer arrivò il 14 luglio e dopo vari giorni di riposo proseguì per Fort Hays dove si separò dal reggimento. Era sua intenzione raggiungere il vicino Fort Harker e riabbracciare la moglie Libbie. Al forte l’aspettava però un’amara sorpresa. Ricevette infatti un telegramma da parte di Grant  che lo invitava a presentarsi immediatamente al comando.

A Fort Leavenworth nell’agosto 1867 venne riunita a suo carico la corte marziale, i cui punti d’accusa erano:

1) abbandono del posto di comando senza autorizzazione.

2) utilizzo di mezzi di trasporto dell'esercito per uso personale.

3) aver ordinato l’uccisione dei disertori senza il beneficio di un processo.

La Corte, riunitasi nel settembre del 1867, emise un verdetto di colpevolezza per il quale Custer venne sospeso dal grado e dal comando per il periodo di un anno. Per i primi mesi Custer e Libbie usufruirono degli appartamenti che il generale Sheridan aveva messo a loro disposizione, poi lasciarono Fort Leavenworth e tornarono a Monroe nella casa della moglie.

La prima esperienza di Custer con gli indiani non era stata positiva. I Sioux e i Cheyenne, inseguiti dal 7° cavalleggeri, avevano messo a ferro e fuoco l’intera zona dello Smoky Hill compresa tra i fiumi Platte e Arkansas. Le fattorie, le stazioni di posta e le carovane dei coloni erano il sistematico bersaglio degli indiani che attaccavano, uccidevano e bruciavano quanto più potevano. E, ai cavalleggeri che arrivavano, rimaneva solo il triste compito di piantare qualche croce nella prateria.

 

La condanna. La Corte Marziale, riunitasi nel settembre del 1867, emise un verdetto di colpevolezza per il quale Custer venne sospeso dal grado e dal comando per il periodo di un anno.

 

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