In seguito...
inalmente, il
27 giugno, alle prime ore del mattino, le truppe di Gibbon presero
contatto col maggiore Reno che per prudenza era ancora trincerato
sulla sua collina.
Fred T. Girard,
lo scout di Reno, inforcato il cavallo, galoppò allora verso la
collina di Custer dove tra centinaia di corpi riconobbe quello del
generale. Dopo una rapida ispezione, poté notare sul corpo un foro
di proiettile all’altezza del cuore e uno nella tempia sinistra.
Forse, ancora vivo, Custer aveva riservato un ultimo colpo per sé.
Oppure, visto il generale agonizzante, qualcuno deve avergli dato il
colpo di grazia.
Oltre al
generale, sulla collina morirono anche i suoi fratelli Boston Custer
e il capitano Thomas W. Custer nonché il nipote Harry Armstrong Reed,
figlio della sorellastra Lydia Ann Kirkpatrick.
Non è
storicamente provato che il guerriero Sioux “Rain in face” abbia
mangiato il cuore di Thomas Custer. I soldati vennero sepolti la
dove erano stati trovati e sulle tombe venne apposto un paletto con
su scritto il nome di quelli che si riuscì a identificare.
Per quanto
riguarda la sepoltura dei fratelli Custer, Fred Dustin scrive nel
suo libro “Custer Tragedy” che il sergente John Ryan scavò una tomba
dove vennero deposti il generale col fratello.
L’anno
successivo, il corpo del generale venne riesumato e deposto a West
Point dove ancora oggi un obelisco ne segnala la presenza.
Custer passò
come un rombo di tuono sulle praterie e sulle Colline Nere e se sia
stato un pazzo o un eroe è ancora oggi materia di discussione.
Certamente sottovalutò il nemico e nel dividere il reggimento fece
si che ognuna delle tre colonne si trovasse ad operare all’insaputa
delle altre due. Infine è da considerare la sua arroganza e la
sicurezza nel ritenere che gli indiani, al di la del loro numero,
sarebbero comunque fuggiti di fronte ai cavalleggeri.
Cosi non fu e
la risultanza degli eventi negativi lo portò inevitabilmente a
morire assieme ad altre duecento persone su una sperduta collina
dello stato del Montana.
Il presidente
Grant, che non lo aveva in simpatia, affermò pubblicamente che il
massacro di Custer era stato un inutile sacrificio di uomini, di cui
riteneva responsabile lo stesso Custer.
La moglie
Libbie, che dedicò il resto della sua vita alla memoria del marito,
visse ancora per molti anni. Morì a New York il 4 aprile 1933
all’età di novantadue anni.
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