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A cura di Sergio Mura, autore di Farwest.it

Niente da fare!

N

uvola Rossa decise di sospendere temporaneamente l’attacco in massa, facendo piuttosto avvicinare al corral gruppi di guerrieri a piedi che strisciavano sul terreno riparandosi dietro ogni asperità o sasso o tronco.

L’intenzione era di riuscire ad arrivare a distanza di tiro per prendere di mira i soldati da più direzioni con un’attività di “cecchinaggio”. I guerrieri si avvicinarono sparando sporadicamente contro i soldati, ma questi non risposero finché non furono certi di essere in grado di colpire gli attaccanti.

In questo frangente i soldati presero la discutibile decisione di sparare sui guerrieri feriti che si erano ammucchiati in prossimità dei carri. Di fronte a questa manovra gli indiani decisero di concentrarsi sul salvataggio dei propri compagni. Gli lanciarono dei “lazos” perché vi si aggrappassero e li tirarono via, al sicuro.

Anche questo secondo attacco, quindi, svanì nel nulla! I canti di morte in onore dei caduti si levarono alti nel cielo, dolorosi, lenti ed agghiaccianti, come sembrarono ai soldati nascosti dietro le sponde dei carri. Si trattò di una pausa abbastanza breve perché subito dopo altri 700 indiani, quelli che ritenevano di essere più valorosi, si lanciarono in un nuovo rabbioso attacco in massa. Evitarono, però, di stare uno a ridosso dell’altro e si sparpagliarono in un semicerchio. A guidarli era un nipote di Nuvola Rossa.

Anche stavolta i soldati attesero di avere gli indiani a tiro per iniziare a sparare. Anche stavolta gli attaccanti si infransero contro uno sbarramento micidiale di spari, insistente, inaspettato. Le munizioni parevano non finire mai ed i guerrieri morivano senza riuscire ad avvicinarsi agli assediati. Lo stesso nipote di Nuvola Rossa morì colpito da una pallottola sparata dal Maggiore Powell.

Gli indiani si allontanavano un istante e ritornavano all’attacco con sempre maggior vigore, ma non riuscivano a colpire i soldati.

Ad un certo punto risuonò uno sparo più rumoroso. Era un colpo di artiglieria sparato dai 100 soldati mandati in soccorso dal forte.

A Nuvola Rossa non restò che richiamare i suoi nella foresta tra le colline appena dopo aver provveduto a recuperare i corpi dei caduti ed i feriti.

Dopo 3 ore di attacchi i soldati avevano perso 6 uomini di cui 3 erano morti fuori dal recinto prima che iniziasse l’assedio. Altri 2 soldati rimasero feriti.

Ben più dolorose furono le perdite della coalizione di Nuvola Rossa! Il Maggiore Powell sostenne di poter stimare le perdite indiane in una sessantina di morti e 120 feriti. Considerate le testimonianze raccolte in seguito all’attacco e negli anni successivi, gli storici concordano che si tratta – quella di Powell – di una stima piuttosto precisa. Assolutamente ridicole furono le spacconate messe in giro da alcuni tra gli assediati che vantarono di aver ucciso oltre 1000 guerrieri.

Con la battaglia delle Sponde dei carri i bianchi videro ristabilita una verità per loro sacrosanta, cioé che un piccolo gruppo di uomini molto ben armati ed in posizione vantaggiosa era in grado di respingere forze di gran lunga superiori di indiani all'attacco in maniera tradizionale. Un altro aspetto non meno importante fu che la guarnigione di stanza a Fort Phil Kearny recuperò una misura minimo di prestigio dopo il disastro che l'aveva vista protagonista.

Si concluse così la battaglia delle sponde dei carri, un capitolo doloroso della “Guerra di Nuvola Rossa”.

 

Sui feriti. In questo frangente i soldati presero la discutibile decisione di sparare sui guerrieri feriti che si erano ammucchiati in prossimità dei carri. Di fronte a questa manovra gli indiani decisero di concentrarsi sul salvataggio dei propri compagni. 

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Sotto: Gli indiani si avvicinano a piedi al corral.

 

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