Niente da fare!
uvola Rossa
decise di sospendere temporaneamente l’attacco in massa, facendo
piuttosto avvicinare al corral gruppi di guerrieri a piedi che
strisciavano sul terreno riparandosi dietro ogni asperità o sasso o
tronco.
L’intenzione
era di riuscire ad arrivare a distanza di tiro per prendere di mira
i soldati da più direzioni con un’attività di “cecchinaggio”. I
guerrieri si avvicinarono sparando sporadicamente contro i soldati,
ma questi non risposero finché non furono certi di essere in grado
di colpire gli attaccanti.
In questo
frangente i soldati presero la discutibile decisione di sparare sui
guerrieri feriti che si erano ammucchiati in prossimità dei carri.
Di fronte a questa manovra gli indiani decisero di concentrarsi sul
salvataggio dei propri
compagni. Gli lanciarono dei “lazos” perché vi si aggrappassero e li
tirarono via, al sicuro.
Anche questo
secondo attacco, quindi, svanì nel nulla! I canti di morte in onore
dei caduti si levarono alti nel cielo, dolorosi, lenti ed
agghiaccianti, come sembrarono ai soldati nascosti dietro le sponde
dei carri. Si trattò di una pausa abbastanza breve perché subito
dopo altri 700 indiani, quelli che ritenevano di essere più
valorosi, si lanciarono in un nuovo rabbioso attacco in massa.
Evitarono, però, di stare uno a ridosso dell’altro e si
sparpagliarono in un semicerchio. A guidarli era un nipote di Nuvola
Rossa.
Anche stavolta
i soldati attesero di avere gli indiani a tiro per iniziare a
sparare. Anche stavolta gli attaccanti si infransero contro uno
sbarramento micidiale di spari, insistente, inaspettato. Le
munizioni parevano non finire mai ed i guerrieri morivano senza
riuscire ad avvicinarsi agli assediati. Lo stesso nipote di Nuvola
Rossa morì colpito da una pallottola sparata dal Maggiore
Powell.
Gli indiani si
allontanavano un istante e ritornavano all’attacco con sempre maggior
vigore, ma non riuscivano a colpire i soldati.
Ad un certo
punto risuonò uno sparo più rumoroso. Era un colpo di artiglieria
sparato dai 100 soldati mandati in soccorso dal forte.
A Nuvola Rossa
non restò che richiamare i suoi nella foresta tra le colline appena
dopo aver provveduto a recuperare i corpi dei caduti ed i feriti.
Dopo 3 ore di
attacchi i soldati avevano perso 6 uomini di cui 3 erano morti fuori
dal recinto prima che iniziasse l’assedio. Altri 2 soldati rimasero
feriti.
Ben più
dolorose furono le perdite della coalizione di Nuvola Rossa! Il
Maggiore Powell sostenne di
poter stimare le perdite indiane in una sessantina di morti e 120
feriti. Considerate le testimonianze raccolte in seguito all’attacco
e negli anni successivi, gli storici concordano che si tratta –
quella di Powell – di una stima piuttosto precisa. Assolutamente
ridicole furono le spacconate messe in giro da alcuni tra gli
assediati che vantarono di aver ucciso oltre 1000 guerrieri.
Con la battaglia delle Sponde dei carri i bianchi videro
ristabilita una verità per loro sacrosanta, cioé che un piccolo
gruppo di uomini molto ben armati ed in posizione vantaggiosa era in
grado di respingere forze di gran lunga superiori di indiani
all'attacco in maniera tradizionale. Un altro aspetto non meno
importante fu che la guarnigione di stanza a Fort Phil Kearny
recuperò una misura minimo di prestigio dopo il disastro che l'aveva
vista protagonista.
Si concluse
così la battaglia delle sponde dei carri, un capitolo doloroso della
“Guerra di Nuvola Rossa”.
|