La battaglia
a notte
trascorse tra gli spari che di tanto in tanto provenivano dalle
alture dove si erano piazzati i guerrieri del gruppo “esca”. Quella
notte nevicò abbondantemente, ma questo non impedì certo alle
centinaia di guerrieri Lakota e Cheyenne, guidati da Cavallo Pazzo,
Due Lune, Grande Corvo, Orso di Medicina e altri di coprire la
distanza che li separava dai soldati, anche perché ancora convinti
di poterli cogliere di sorpresa.
Cosa che non
avvenne perché l’alba del 8 gennaio 1877 vide i soldati già
piazzati, pronti alle 4 del mattino per fare una frugale colazione a
base di carne salata ghiacciata e gallette altrettanto ghiacciate.
Dalle alture circostanti giungevano le terribili urla di guerra dei
guerrieri che si preparavano ad attaccare. Si dice che gridassero
anche: “ …mangiate pure perché sarà il vostro ultimo pasto….”.
Le forze indiane
si divisero in due tronconi prendendo posizione su entrambe le
sponde del Tongue. Insolitamente quel giorno gli indiani lasciarono
i loro cavalli al riparo e combatterono a piedi. Questo fatto,
assolutamente inusuale per gli indiani delle pianure, può trovare
giustificazione nel fatto che quel giorno tutta la zona era coperta
da una spessa coltre di neve fresca che avrebbe senz’altro limitato
pesantemente la mobilità dei cavalieri.
Miles completò
il posizionamento delle sue truppe muovendosi su tutto il fronte e
dando ordini chiari e perentori ai suoi ufficiali. Va dato atto al
colonnello di aver disposto in maniera eccellente le sue forze,
evitando di lasciare zone “deboli” nello schieramento, ma anzi
assegnando compagnie in assistenza e supporto ad altre compagnie.
Questo influì
significativamente e positivamente anche sul morale dei soldati e
conseguentemente sull’esito della battaglia. Per una più precisa
descrizione dei movimenti e delle posizioni delle forze in campo si
rimanda alla cartina allegata.
Erano circa le 7
del mattino del 8 gennaio 1877 quando i guerrieri Lakota e Cheyenne
Settentrionali attaccarono la compagnia K del 5° Fanteria dando così
inizio alla battaglia di Wolf Mountain.
Quando gli
indiani furono a distanza di tiro, i soldati risposero al fuoco e,
grazie anche alle cannonate dei due pezzi di artiglieria, respinsero
gli attacchi che a più riprese vennero loro portati.
Orso di Medicina
e Cavallo Pazzo guidarono i loro guerrieri attraverso il fiume
ghiacciato e cercarono di portare i loro attacchi da due direzioni
diverse. I soldati, tuttavia, pur essendo più in basso, erano ben
posizionati e, attraverso intelligenti manovre difensive, evitarono
di perdere posizioni cercando a loro volta di contrattaccare.
I tentativi dei
soldati di conquistare le posizioni indiane erano spesso frustrati
dalle difficoltà di movimento causate dal pesante abbigliamento
oltre che dalla superiorità numerica del nemico.
Quando il gruppo
di Cavallo Pazzo giunse fino a soli 50 metri dalle linee delle
compagnie A e D, Miles ordinò alla compagnia C di muoversi in
soccorso dei compagni , sostenendo la manovra con un fuoco di
artiglieria. I Lakota furono quindi respinti ed inseguiti per un
breve tratto.
La neve che
aveva ripreso a cadere stava prendendo le sembianze di una vera e
propria tempesta, peggiorata da un “blizzard” gelido e tagliente.
I combattenti
di entrambe le fazioni erano prostrati dalla fatica e dal freddo e
avevano quasi esaurito le munizioni. Per queste ragioni, poco dopo
mezzogiorno, la battaglia poteva dirsi conclusa.
[continua]
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